DIARIO DELLA GRANDE PESTE E DI PICCOLE PESTI
di Antonio Saccà
Abbiamo anticipato considerando che la clausura non poteva durare illimitatamente e che poteva essere addirittura fonte di contagio; abbiamo anticipato dicendo che bisogna radunare tutte le protezioni possibili e ritornare all’attività sociale e soprattutto avendo detto che col virus bisogna convivere, mentre molti lo immaginavano sparito con la quarantena, ora anticipiamo i tempi e l’anticipazione dei tempi consiste in una domanda, può continuare un Governo antimprenditoriale quando bisogniamo di imprenditorialità massima? Non dimenticare che questo Governo o una parte di questo Governo, ma è la parte paralizzante, tossica, ha frenato i lavori, bloccato i cantieri, addirittura quanto era stanziato, non una sola opera recata a compimento e quelle che sono sopravvissute (ILVA) sopravvivono perché l’estinzione avrebbe avuto effetti così letali che i distruttori hanno temuto. Adesso, però, siamo obbligati ad una scelta radicale, dobbiamo scatenare l’iniziativa, il lavoro, le imprese, i cantieri, proprio scatenarli, a rischio di una disoccupazione ed una esclusione dei mercati che non danneggerebbe l’Italia, la annienterebbe. Entreremo in un mondo ultra dinamico, in un pianeta “si salvi chi può”,
Figurarsi restare dei viventi morti! Negli ultimi anni abbiamo semi vissuto, tra politica che sogna la deindustrializzazione, la decrescenza, burocrazia thanatologica, magistratura nosferatu, negli ultimi anni è stato un paranirvana. La fulgente ideazione che la malavita può utilizzare la imprenditorialità ha fermato l’imprenditorialità, invece di intervenire sugli imprenditori disonesti sono intervenuti sulla imprenditorialità. Una vita di morte, tutto paralizzato, ma se si sentiva capace di colpire il corrotto la magistratura e la burocrazia dovevano distinguere e liberare l’iniziativa, e soprattutto la politica doveva liberare l’iniziativa. In termini psicoanalitici abbiamo vissuto un periodo anale, sapete, che chiude lo sfintere, controlla l’evacuazione, teme di perdere il potere sui suoi escrementi, i sorveglianti dei movimenti…Meglio che qualche escremento sporchi purché il corpo sociale si liberi e viva, a morire con il sedere pulito non c’è risultato, moriamo di tossicità interna! Senza analogie psicoanalitiche temo che la ripresa imprenditoriale diverrà una frenesia alimentare per burocrati, magistratura, politica thanatologica, anale. La paralisi virale associata alla paralisi buromagistropolitica non la sopporteremmo. E le avvisaglie esistono già, la filosofia del controllo anale brucia i tempi, non che non occorra controllare, anzi, ma è la filosofia del controllo, l’dea che ogni nostra azione può essere malgiudicata che frena l’iniziativa. E’ il processo temuto anche senza colpa che blocca la società, questo timore.
Ma è un altro aspetto che mi preme. L’imprenditoria scatenata riguarda anche la classe operaia ed il sottoproletariato. La classe deve attrezzarsi a fare imprese, molti imprenditori, come ho scritto, non ce la faranno , i lavoratori non possono restare disoccupati o sperare una estesa sovvenzione, devono creare imprese da loro stessi, una delle conseguenze di questa crisi virale sarà la difficoltà di fare impresa, molti lavoratori resteranno fuori circuito, se non provvedono da se stessi a se stessi sarà un disastro, non illudersi dell’assistenza, della protezione, non può durare, non può dilagare, è un inganno per tenere buoni, anche la carità è un inganno. Fare impresa associata: Imprenditori&Imprenditori e Lavoratori imprenditoriali. Spero che i lavoratori capiscano. Non fidarsi dello stato assistenziale, dura poco, non vale per tutti. Se la classe operaia si eleverà a classe imprenditoriale non avremo barriere. Prevarremo su Virus, le forme anali della burocrazia, della magistratura, della politica. Anche la classe operaia deve cambiare mentalità. Non solo dipendere, ma anche intraprendere.
Eccelsa letteratura saggistica. Psicologia e sociologia, restituiscono qui una pillola antivirale di vitale valore.