DIARIO DELLA GRANDE PESTE E DI PICCOLE PESTI
di Antonio Saccà
Il nove Aprile l’Unione Europea ha deciso, cambiamenti sono possibili ma incerti, di non autorizzare la emissione di una specie di credito suppletivo denominato Eurobond da utilizzare dai paesi che ne avessero bisogno. Non intendo discutere la decisione, vediamo che sta accadendo e che potrà accadere. Stiamo tardando a sciogliere la questione essenziale. La convivenza con il Virus, di cui sono stato il primo a darne conto. Non entro nella mente di chi determina le decisioni, c’è perfino qualcuno che ancora si illude di poter debellare il Virus o di assottigliarlo al minimo. Sono entrambe illusioni. Bisogna accettare per scontato che con il Virus dobbiamo convivere, ma, lo ripeto da migliaia di volte, occorre una strategia di convivenza. Direi: di connivenza. Vastissimi sono i discorsi sulla disponibilità di denaro, su quanto l’Europa ci darà, su quanto daremo a lavoratori, imprese, ma contemporaneamente, ora, adesso, al presente, bisogna discutere e formulare una strategia di riattivazione della produzione tutelata. Se dobbiamo convivere dobbiamo tutelarci. E non è che abbiamo strategie diverse se iniziamo adesso o tra un mese. Tra un mese non cambierà niente! I lavori di tutela debbono cominciare subito in modo che alla riapertura siamo pronti ad operare. Altrimenti ci vorrà ulteriore tempo per attrezzarci. Ed il tempo è denaro, è impresa, è vita o morte delle attività. Stiamo perdendo tempo. Si dia facoltà, disposizione subito, ora, per riadattarsi, stiamo perdendo tempo, tra un mese riaprire, se riapriamo, ma oggi ci riadattiamo. Tra un mese non cambierà alcunché. La strategia di contenimento con la reclusione vale finché c’è la reclusione ossia non vale senza reclusione. Quindi il modello del contenimento in reclusione non vale quando finiamo la reclusione. E’ sulla vita attiva, all’esterno che occorre concentrare la tutela. Ed invece la concentriamo sulla (non) vita reclusa, ripreparandoci alla vita attiva esterna. Errore da strapiombo. Subito, ora attrezzare, adeguare, modificare i luoghi di lavoro ed associativi in modo che alla riapertura saremo preparati. Altrimenti perderemo altro tempo. Tanto l’unica strategia consiste nel lavarsi le mani e nella distanza sociale, ora o tra un mese. Di altre misure protettive all’esterno non si ha cenno. Allora, almeno dare il via alle modificazioni.
L’imprenditore vuole operare, il lavoratore vuole lavorare, non denaro a debito
Dare credito a chi non può cominciare l’attività è un assurdo, complica la situazione, si diventa debitori restando inattivi, doppiamente debitori. Bisogna coniugare il credito alla ripresa delle attività o almeno del riadattamento. L’imprenditore vuole operare, il lavoratore lavorare, non denaro improduttivo. Questa smania della carità sociale è la morte dell’economia, dico, come sistema. In quanto al reperimento del denaro, bisogna ricorrere, potenziare il credito interno. Ho spesso detto che noi siamo un Paese di grandi risparmi non impiegati, lasciati in banca, se esistesse una classe politica di potente iniziativa produttiva il nostro popolo come negli altri paesi, scioglierebbe il proprio denaro allo Stato e lo Stato alle imprese, assumendosi la restituzione. Un prestito nazionale. Anzi persino largizioni, doni allo Stato. Dobbiamo salvarci. Chi ha dia! Anche ore gratuite di lavoro. Persino minor salario, stipendio, anche maggiore orario. La salvezza non ha prezzo. Ma purché esista un ceto politico alla grande, suscitatore di libera imprenditorialità onesta, e in sicurezza. Ed i lavoratori, nel caso, si facciano imprenditori, subentrino nelle imprese chiuse, lavorino a rotta di collo, si auto occupino. Questa politica con il misurino è mortale, priva di fantasia innovativa: Robot, intelligenza artificiale, informatica, tutto nel bollore. Imprendializziamio il nostro Paese. Imprenditori, operai, operai imprenditori, investiamo su noi stessi, e nel nostro Paese, mettiamoci in corsa, vi sarà disoccupazione, occupiamoci da noi stessi, imprese di lavoratori imprenditori, lavorare quanto necessario, prendiamo quanto possibile, senza tariffari di orari e di compenso. SOPRAVVIVIAMO, OGGI! E, se la gran cura consiste nella distanza sociale, nel lavarci le mani, nell’ arieggiare l’ambiente, bene, cominciamo subito. Tra qualche settimana non cambierà alcunché. Sotto le forche della burocrazia e del legalismo e dell’ora zero del contagio saremo dannati. Sotto la politica del misura soldi senza entusiasmo operante, morti.