di Cristian Arni
Le idiosincrasie di un sistema malato di comunicazione pervade cinema, tv e rotocalchi; occorre maggiore senso del pudore e rispetto dei minori, al centro di squallidi episodi pubblicitari.
Discostandoci dalla disgustosa diffusione delle immagini qui menzionate, al centro delle recenti polemiche, informiamo il lettore che non abbiamo volutamente contribuire alla reiterazione delle stesse per non cadere nel tranello di questi tempi scellerati, che vedono una “prostituzione” deontologica andata ormai alla deriva per meri fini sensazionalistici.
La questione della privacy è faccenda delicata, specie quando si tratta di riprendere i minori.
Bene lo sanno giornalisti, fotografi, vide operatori del settore cine televisivo, che in riproduzione, in mancanza di una liberatoria di chi fa le veci del minore ripreso, schermano i tratti somatici, specie del viso, dei bambini ripresi.
Bene, molto bene anzi, perchè data la velocità di veicolazione delle immagini, video e non, insomma, occorre porre qualche filtro e freno, specie ai male intenzionati.
E così è stato anche per un recente fatto di cronaca nera, in cui un minore scomparso, veniva “pixelato” nei tratti somatici del volto per mantenere integra la sua privacy. Immagine che diffusa peraltro a scopo divulgativo per aiutare nelle ricerche, come riconoscerlo se il volto era schermato, resta un mistero come un mistero è l’idiosincrasia di questa nostra società dicotomica.
Perchè idiosincrasia di una società dicotomica?
E’ presto detto: un’altra immagine che ritrae un minore in mutande al centro della foto che ritrae una bimba in slip e canottiera, in una stanza piena di uccelli in gabbia. E’ una immagine un po’…esagerata, un po’ troppo esagerata, soprattutto per il senso comune del pudore e rispetto nei confronti dei bambini.
Una immagine di pessimo gusto, ove dentro ci possiamo leggere tutto e di più. Non si possono usare così, indiscriminatamente, minori, inconsapevoli, con il bene stare dei genitori, per immagini di propaganda di un noto festival cinematografico, che praticamente non si fa scrupolo alcuno della mercificazione del corpo di una bimba.
Sicuramente avrete sentite le polemiche montate via social, specie su Twitter ove l’immagine è stata diffusa da un noto TG di una nota emittente televisiva, all’indomani della diffusione del manifesto.
Ma non si tratta di un caso isolato; più o meno nelle stesse ore in cui infuria il dibattito social su questo triste, quanto squalidissimo episodio che non fa altro che svilire il festival cinematografico più atteso dell’anno, specie dopo il funesto stop di produzioni e chiusure dei cinema, che per il comparto ed il suo indotto, è significato una enorme perdita economica, a causa del lock down dovuto alla pandemia da Covid- 19.
Ecco, nelle stesse ore, un noto rotocalco da chiacchiericcio basso, riguarda la figlia dell’ex capitano della Roma, Francesco Totti, che si è ritrovato in prima pagina una foto della figlia in bikin, ripresa sempre di schiena. Naturalmente oltre ad essere infuriato, l’ex campione giallo rosso e consorte hanno denunciato la direttrice del rotocalco che infelicemente ha speculato su un minore.
Il Presidente dell’ODG ha accolto la denuncia presentata nei confronti della Direttrice, richiamandola al suo dovere etico e professionale secondo il codice deontologico della categoria. Naturalmente la Direttrice in questione non si è scomposta più di tanto dicendosi semplicemente dispiaciuta, che non era loro intenzione riprendere il “lato B” di una minore e fine della storia.
Un accorto, quanto opportuno approfondimento e chiarimento sulla vicenda esposta in apertura, riguardo la bimba nella stanza con gli uccelli, riguarda il fatto che l’immagine scelta non è il manifesto ufficiale della mostra internazionale di cinema, bensì è stato usato uno scatto del film di una regista italiana, per parlare della presenza femminile all’interno della mostra; mai immagini fu più infelice. L’emittente televisiva ha così preso un enorme abbaglio finendo al centro di una bagarre, che speriamo possa rifondare un po’ di buon senso in tutti, perchè si è oltrepassato il segno, già da un po’.