di Antonio Saccà
La sovranità o meglio il sovranismo è la reazione ad una mescolanza priva di positività, una mescolanza al ribasso, gente affamata e disperata. Spesso fanatica, spesso settaria la quale non ci reca niente di buono ed esprime una universalizzazione che non è la nascita di una nuova cultura anzi la negazione delle culture e dell’incontro delle culture. In passato si vagheggiava un rinnovato” alessandrinismo”, un risorto ellenismo, ma l’alessandrinismo fu incontro di culture superiori, di uomini di cultura superiore, la greca, la persiana, l’orientale, l’egiziana, oggi è l’incontro di masse affamate e disperate, predaci. Ne viene un allargamento delle masse misere, un allargamento dei ceti derelitti. Se lo colleghiamo all’invasione delle merci dei paesi che producono a basso costo, l’invasione dei nostri paesi è completata, invasione di persone, invasione di merci. Si può discutere quanto si vuole, sull’accoglienza, sulla fraternità, sull’amare il prossimo, di fatto abbiamo una esuberante e non sempre collocabile presenza straniera, una esuberante immissione di merci straniere spesso all’attacco sulle nostre. Indubbiamente alcuni traggono vantaggio da entrambe le situazioni, utilizzano lavoro fuorilegge, o legale, utilizzano merci a basso costo o prodotte nei paesi a basso costo. Vi fu un periodo fiorente di questa universalizzazione, sembrava reperita la formula della crescita infinita, con le immigrazioni disponevamo di lavoratori, con le merci importate o prodotte altrove a basso costo disponevamo di luoghi o merci, appunto, da cui trarre utili sia i produttori sia i consumatori. Fu il periodo diamantino della famosa Globalizzazione. Ma tutto cambia. Ed avvenne un cambiamento assoluto, i paesi che producevano a basso costo, favoriti anche dai dazi, colonizzarono, è il caso di dirlo, l’Occidente; i migranti lo popolarono sostituendosi alla penuria demografica di molti paesi occidentali, o per fuggire a guerre e fame. Ci svegliammo tardi, rendendoci conto che eravamo, dicevo, invasi di merci straniere e di stranieri. E nasce un duplice atteggiamento, vi sono i sostenitori dell’universalizzazione radicale, scambi di merci e di flussi umani; vi sono i timorosi che merci e flussi umani incontrollati potrebbero disintegrare sia l’economia sia l’identità nazionale, immiserire nel paese una forza di urto potenzialmente distruttiva, un sotto mondo delinquenziale, persino razzista contro di noi, oltre che una dominazione economica straniera ed una eccedenza demografica straniera. Costoro sono denominati sovranisti, e si oppongono ad una Unione Europea, non all’Europa, tutt’altro, ad una Unione Europea che non permette alle nazioni di difendere merci e confini, persino dalle altre nazioni europee, che permettono, ad esempio, eliminazioni di prodotti tipici o vendita di prodotti stranieri lesivi di prodotti nazionali. Ma il punto essenziale del sovranismo dovrebbe essere qualitativo: valorizzare la civiltà nazionale e la civiltà europea, un sovranismo europeo nel sovranismo delle nazioni europee. Siamo per natura uomini ma anche uomini sociali quindi storici, e la storia ci distingue mentre la natura ci unisce. Un cinese come uomo è uguale, un vivente cosciente, ad un italiano. Come cultura è differenziato, e la cultura, in senso antropologico, è una seconda natura. Ora questa seconda natura va difesa. La seconda natura europea consiste nella libertà di scelta religiosa e politica, nella garanzia del cittadino difeso anche dallo Stato ossia impedire allo Stato di possedere il cittadino senza che costui possa difendersi dalle pretese dello Stato. Le altre civiltà non hanno tali valori. I cinesi non riconoscono diritti ai cittadini di scegliere in politica, gli islamici non danno diritto di scelta religiosa. Dobbiamo tutelare queste nostre conquiste in modo irriducibile. Questo io definisco sovranismo, la difesa irriducibile di valori che costituiscono la nostra seconda natura. Se per difendere questi tratti che ci appartengono occorre limitare immigrazioni di merci e di persone occorre farlo. Questo è il “mio” sovranismo. Se perdiamo l’autonomia economica ed il primato demografico, crollano anche i nostri elementi costitutivi, la libertà di scegliere, in politica, in religione. Indispensabile a proposito la cultura, la scuola. Esigente al massimo livello. Essa deve inculcare la cognizione sentita della nostra civiltà, la qualità della nostra civiltà. L’amore per la nostra civiltà. Di tutte le civiltà, ma se vive in Europa, se vive in una nazione europea, se ama l’Europa la conosca e la difenda. Vivere in Europa non significa stare fisicamente in Europa ma avere mentalità europea e nazionale, regionale, locale e viceversa, locale, cittadina, regionale, nazionale, europea. Questo è sovranismo. Amare, innalzare, rendere sovrana la nostra civiltà. Amare le altrui civiltà ma purché non alterino distruttivamente la nostra.
Dispiace moltissimo che il Cattolicesimo, grande fiamma dell’Europa, purtroppo si universalizzi al ribasso, si adegui alle masse amorfe, all’ammasso. Ascoltare, vedere una Messa è di una discesa nella noia, non canti solenni, non gesti rituali, non la concisa lingua latina, ma canzonette strimpellate, oratoria sonnolenta, una cosa alla buona, tanto per dire sono andato a messa. Invece le chiese attestano un passato memorabile, e quadri, statue, colonnati richiederebbero altri e validi attori. Peccato. Io vado in chiesa per vedere le chiese. Sono un cattolico culturale.
E’ vitale che vi siano gruppi che esaltino la nostra civiltà, la nostra arte. Dovremmo renderci il Museo del Pianeta. Anche per l’economia sarebbe determinante. E per finire, con tutta l’umana comprensione, tuttavia: gli stranieri vanno controllati nel tasso demografico, nella legalità, nelle malattie. Ormai del Virus italiano ed europeo non ho timori, gli scienziati affermano che è curabile, depotenziato, virulento. Ma l’afflusso straniero può rinfocolarci, e i governanti sono ansiosi di poter sostenere che “non bisogna abbassare la guardia” e mettere sotto sequestro il Paese per continuare a (non) governare. Tre timori mi gravano: la Cina, le immigrazioni controllate, il Governo attuale. Ma c’è insofferenza nel popolo sotto la sofferenza e non credo che il timore del Virus la frenerà. Bisogna volere.