DIARIO DELLA GRANDE PESTE E DI PICCOLE PESTI
di Antonio Saccà
Ieri 6 aprile del 2020 il Consiglio dei Ministri ha deciso programmi di salvezza economica del nostro Paese. Miliardi a centinaia per sostenere varie attività inattive per la presenza del Virus, vorrebbero significare che nessuno è privo di sostegno nel tempo del non lavoro, fino a che riprenderà il lavoro. Perfetto, sembrerebbe, ma non lo è. Corretto sarebbe considerare come, in quali condizioni riprendere il lavoro lontano o meno nel tempo. Perché? Semplice: il denaro lo si dà a debito, devo restituirlo, debito dello Stato che cerca aiuto dall’Europa, debito dello Stato che garantisce il credito offerto dalle Banche, debito di chi riceve il denaro, il tempo della restituzione è di sei anni. Ora, se l’attività produttiva non ricomincia, la “soluzione” non soltanto non ci sarà, ma ci sarà gente fallita e indebitata, con lo Stato che a sua volta dovrà risarcire le Banche. Inoltre, mi pare siano esclusi dai provvedimenti migliaia e migliaia di lavoratori irregolari. Falla grave. Perché in ogni caso favorivano l’economia. Certo, potrebbero essere soccorsi dal loro datore di lavoro, ma sarebbe stato meglio considerarli e trovare modalità di verifica.
Ma torniamo all’essenziale. In altri paesi si produce presso che regolarmente, come fa la Germania, da noi la chiusura è vasta. I tedeschi sono più disciplinati di noi, lo sappiamo. Solo per questo? No. A mia avviso stiamo sbagliando radicalmente. Aspettiamo la fine del Virus o il sorgere di un vaccino prima di iniziare le attività. Ma il paradosso sta nel fatto che ci dicono che quando riapriremo le attività dovremo mantenere le misure odierne: distanza, lavamani, mascherine. Ed allora, se le misure sono le stesse, se stiamo chiusi o usciamo, che cambia! Se sono efficaci parimenti, stando in casa o fuori di casa, possiamo uscire! No. Perché? Perché quelle misure sono inadeguate, sono inadeguate, sono inadeguate! Viviamo in una condizione di falsità. Al presente non esiste una situazione che ci scampi dal Virus, ripeto: al presente non esiste una situazione che ci scampi dal Virus. Se lavarsi le mani, mascherine, distanza fossero bastanti…potremmo uscire. Se dicono di stare a casa è perché sanno che non bastano conta stare a casa. Ma stare a casa a lungo è follia sociale. Che occorrerebbe fare? Evidente: Scovare un marchingegno protettivo. Io, non mi stanco di ripeterlo, la individuo in una maschera rafforzata e appropriata, sta agli esperti suscitala o rimediare diversamente, ma, soprattutto, capirne la necessità.
E dunque, le sterminate misure di miliardi e miliardi, posto che siano reali, mi paiono vento se non si riapre l’attività produttiva, ma l’attività produttiva non si riapre se non c’è sicurezza, la sicurezza non la danno le misure dichiarate (lavaggio, distanza, mascherine), altrimenti le impiegheremmo ed invece aggiungono di stare a casa…Dunque? Se io fossi Presidente del Consiglio aizzerei tutti gli scienziati per trovare un accorgimento temporaneo ad evitare la contaminazione. Senza il quale, le imprese non possono riaprire, e il blocco prolungato dell’attività produttiva o l’apertura con il rischio di una ripresa espansiva del Virus ci schianterebbe. Per questo io dei quattrocento miliardi non so che farmene, datemi una mascherina salvifica, che me la cavo senza l’aiuto a credito dello Stato! Mi auguro che la prossima apparizione del Presidente del Consiglio sia concisa, senza foglietti da leggere ed Egli dica: Disponiamo di una difesa dal Virus!