di Antonio Saccà
Come al solito la “Rivista di studi politici internazionali” offre, nel fascicolo appena uscito, Anno 87, numero 345, saggi ed altri testi di interesse variato che spaziano nel tempo…e nello spazio, in realizzata internazionalità. Bichara Khader si occupa dell’offensiva turca del 2019 contro una territorialità arabo curda come sappiamo assolutamente invisa alla Turchia, l’eliminazione della territorialità arabo curda non sembra a Khader di certo vantaggiosa per la Turchia; attuale anche se rivolto al passato il testo di Cinzia Buccianti e Martina Simboloni, tratta lo schiavismo in Africa ed il ruolo della Libia, essenziale ieri come oggi, traffico di esseri umani anche se apparentemente non è schiavistico; Maria Grazia Melchionni, che dirige la Rivista con amabile rigore, e Ilaria Lasagni tracciano la cronaca del rapporto tra Unione Europea e innovazioni tecnologie, con riguardo anche al campo produttivo in una corsa di ammodernamento insostabile; Stefano Solari scrive ancora di Unione Europea rilevando sconcordanza tra gli Stati membri; narrativo e insieme saggistico il testo di Annamaria Ginevra Conti Odorisio, riguarda la figura di Gaston Palewski, un uomo politico francese con una sua rilevanza nel periodo precedente la Seconda Guerra Mondiale ma che per la sconfitta francese, indisposto ad unirsi a coloro che fecero alleanza con la Germania nazista, esulò dalla Francia, ebbe vita impervia in Inghilterra dove però incontrò un uomo che aveva conosciuto in anni passati e che incarnava la grande Francia libera e orgogliosa, Charles de Gaulle. Da quel momento le loro sorti si stringono, nella lotta, nella vittoria, nel trionfo di de Gaulle, e Palewski avrà nuovi ruoli. La Conti Odorisio fa bene a umanizzare il personaggio rendendolo, dicevo, narrativo, riferendo anche di un amore, anzi: dell’amore del Palewski con la scrittrice inglese Nancy Mitford. Sarebbe soltanto la storia di un amore, invece è l’incredibile vicenda di un antifascista e antinazista che ama riamato una donna la quale apparteneva ad una eminente famiglia piuttosto …nazifascista. Non si sposarono ma si amarono e la Mitford narrò in un romanzo la loro… romanzesca relazione. Roberta D’Onofrio si occupa dell’esistenza dei diritti umani nel mondo islamico. Esistono, ed al modo occidentale? Non pare. Nella sezione delle recensioni e segnalazioni viene analizzato un libro di Chiara D’Auria, tratta dei rapporti tra Chiesa Cattolica, Fascismo e Cina, negli anni trenta,argomento insolito e che incuriosisce, Fascismo e Vaticano collaboavano contro l’invadenza francese e comunista. Recensisce il testo della D’Auria, Laura Monaco, il libro è edito da Rubattino. Giorgio Bosco analizza le varie fasi del rapporto tra Italia e Germania e la questione dell’unificazione, il testo è di Deborah Cuccia, in inglese. Donatella Sasso si occupa di un libro di Francesco Leoncini.
Una valutazione specifica richiede il testo di Paolo Sciarri sull’ispirazione spartana e platonica di intellettuali nazisti e dello stesso nazismo. Il nazismo fu indubbiamente un fenomeno con robuste presunte radici culturali, dico “presunte” perché il fondamento, la razza pura ariana era e rimane una presunzione le cui origini che taluni volevano ritrovare non vennero dimostrate, molti attingevano ai Sumeri, persino ad entità stellari. In quanto ai greci e agli spartani ed alla civiltà dorica furono e restano fandonie, dal punto di vista della presunta razza. A parte la razza ,vi era concordanza tra Sparta, Platone ed il nazismo? Su di un punto la concordanza è netta: eliminare i deboli, i malati, gli idioti.Ed ancora: giusto affermare che spartani e nazisti scindevano la società in padroni e schiavi ad uso dei Signori. Il primato dello Stato sull’individuo, va bene. Ma esistono differenze oceaniche. Il nazismo, in termini ufficiali,, considerava degenerati e da eliminare gli omosessuali, ufficialmente, ripeto, inoltre elemento essenzialissimo, non era il militare l’apogeo del nazismo, esso restava strumentale all’artista, in ultima analisi il nazismo intendeva creare un impero di Signori che potevano sprigionare, liberi dal lavoro utilitaristico affidato agli “schiavi”, i loro talenti estetici. Hitler aveva forsennate immaginazioni architettoniche e idolatrava Richard Wagner, a Sparta lo avrebbero ammazzato, l’arte per quel popolo era la massima degenerazione. Dunque, se Sparta fu presente a degli intellettuali nazisti non era il modello dei massimi nazisti. In quanto a Platone, la suddivisione che Egli stabilisce: Magistrati, Commercianti, Militari non ha niente a che vedere con Sparta e con il nazismo. Platone sognava una società in cui ciascuno compie l’attività a cui è inclinato perchè soltanto così, sentendo quel che fai, starai bene al tuo posto e gioverai alla società. Gli spartani obbligavano, dico: obbligavano a rendersi soldato. Un abisso tra Platone e Sparta. Accurato filologicamente richiederebbe ulteriore attenzione analitica. Dimenticavo:Hitler dipingeva!