a cura di Cristian Arni
Il nostro amico, il Dott.Arnaldo Gioacchini, non finisce mai di regalarci delle “chicche” che ci vestono di stupore; in questi tempi di debita distanza, non è un mistero il motivo, ci invia una cosa che ci fa un gran piacere, perchè? Perchè si tratta di alcuni versi, in verità una poesia del Trilussa, che riportiamo sotto, che come noterete bene si addice a questo momento, seppure…siamo a debita distanza, di tempo da quando il poeta trasteverino compose questi versi, e del covid-19, non v’era ombra di sorta! Altre erano le malattie, altri tempi, ma, ci piace scorgere questo ponte, questo “warmhole” spazio temporale che ci collega con un periodo ormai lontano. Prima di pubblicare il testo ricevuto dal Dott.Arnaldo Gioacchini, vi vorremmo far leggere le righe che ci ha scritto, che accompagnano la poesia di Trilussa, impreziosendola ancora di più di un’aneddotica che ci emoziona…cogliamo l’occasione di ringraziare il Dott. Arnaldo Gioacchini per averci inviato questo “piccolo” dono augurando a tutti voi buona lettura!
di Arnaldo Gioacchini
Cari Amici,
il Tresteverino in questione nato in Trestevere si chiama Trilussa ( anagramma di Carlo Alberto Camillo Mariano Salustri) che la mia famiglia conosceva molto bene ( a parte il rione di nascita ove si conoscevano tutti fra di loro e la frequentazione della latteria di mio nonno Arnaldo e le “chiacchierate” che facevano fra di loro visto che il Maestro ( un Indipendente politicamente parlando ( e non poteva essere altrimenti considerate le sue caratteristiche) nominato Senatore a Vita – pochi giorni prima della sua morte tanto è vero che disse: “M’anno nominato senatore a morte” – dal Presidente Einaudi ben sapeva dei nostri antenati Paolo,Giuseppe e Giovanni Gioacchini dei loro ideali e della loro tragica fine insieme a Giuditta Tavani Arquati ed Altri nel 1867 – ne parlo nell’altro mio libro “Frammenti di storia e…storie”- anche questo come gli altri che ho scritto e l’altro che sta per essere editato giammai in vendita) per vari motivi ma per uno in particolare legato alla sua Straordinaria Magica Immensa Ironia; un particolare legato al testo di un certo striscione (appeso a Ponte Garibardi – alla romana – in risposta ad un altro etc. etc.) che ho accennato nell’ultimo capitolo del mio libro (giammai in vendita) “Sergio Leone fra cinema e realtà”, scrisse, fra l’altro, uno stupendo breve sonetto che potrebbe benissimo essere attualizzato alla pesante situazione sanitaria attuale. Ve lo allego perché mi ricordavo di averlo letto fra le sue poesie in mio possesso e lo sono andato a ritrovare e spero che il notevole sorriso che ha ingenerato di nuovo in me (particolarmente ora) rileggendolo sia (questo sì) trasmettibile a Voi tutti ( se già non l’avete letto per conto vostro). “Aò a regà comunque sembra scritta adesso”.
Sincere Cordialità
Arnaldo Gioacchini
La stretta de mano
di Trilussa
Quella de dà la mano a chicchessia,
nun è certo un’usanza troppo bella:
te pò succede ch’hai da strigne quella
d’un ladro, d’un ruffiano o d’una spia.
Deppiù la mano, asciutta o sudarella,
quann’ha toccato quarche porcheria,
contiè er bacillo d’una malatia,
che t’entra in bocca e va ne le budella.
Invece a salutà romanamente,
ce se guadambia un tanto co l’iggiene,
eppoi nun c’è pericolo de gnente.
Perché la mossa te viè a dì in sostanza:
“Semo amiconi … se volemo bene …
ma restamo a ‘na debbita distanza