di Cristian Arni
Un nostro personale omaggio e contributo di stima ed affetto allo Storico dell’Arte Philippe Daverio, recentemente scomparso.
Philippe Daverio era un signore di altri tempi, a detta di molti, uno di quei signori che “Signori si nasce”. Storico dell’Arte, aveva ricevuta una educazione seria e severa. Cosa vuol dire educazione seria? Significa che frequentò dapprima un Collegio, la cui sola parola rimanda ad un aspetto di severità, ma anche una educazione seria, ove si intende l’aver studiato alla Università Bocconi di Milano.
Non per fare le persone dai gusti difficili, un po’ rètro e classiste, niente affatto! Più che altro ci piace l’idea che quel Signore che portava l’arte nelle nostre case attraverso il mezzo televisivo, tutti ricorderanno il suo famoso programma di divulgazione artistica Passepartout che per un decennio è stato condotto da Daverio, appartenesse ad un tempo altro come la grande arte, che non ha confini spazio temporali.
Il suo stile era in un certo senso anti accademico, Daverio benchè avesse studiato all’Università Bocconi di Milano ci teneva a ricordare che non si fosse laureato ma che aveva studiato.
Il suo stile asciutto e ricco di collegamenti aveva uno stile immediato, un approccio diretto, tanto che poi in Tv lo spettatore si sentiva partecipe e attento alle “lezioni”, trasmissioni di Daverio.
Parlare oggi della sua recente scomparsa a seguito di una lunga malattia, evidenzia il dispiacere e la mancanza di figure simili; Daverio era un personaggio, inteso come persona che rappresentava qualcosa ad un ampia e folta platea.
Eppure, quel Signore di “tempi altri”, con il suo look, l’immancabile serie di papillion (segno distintivo e singolare come potrebbe esserlo la “bombetta” per Charlotte) colorati, gli occhiali tondi, il suo infallibile accento connotato dall’origine francese, il suo sigaro e il suo outfit tra un Lord inglese ed un Signore ottocentesco francese, ne facevano un Dandy sobrio, lontano da atteggiamenti provocatori, affatto poser, dicevamo; eppure quel Signore di altri tempi aprì la sua prima galleria d’arte in pieno centro a Milano, in Via Monte Napoleone, con una nutrita collezione di arte contemporanea del primo ‘900.
Non fu la sua unica esperienza in tal senso; l’apertura di una seconda galleria a New York e successivamente il ritorno a Milano con un’altra galleria dedicata all’arte contemporanea, ci restituiscono Daverio ai nostri giorni, come tornato da un viaggio nel tempo dell’arte.
Ma la sua eclettica attività lo vedeva autore di: saggi, articoli, riviste, quotidiani, firmando su prestigiosi giornali quali: Vogue, Panorama, Touring Club, National Geographic.
La sua attività di storico dell’arte lo portò fino alla copertura di un ruolo politico nella giunta milanese presieduta dal Sindaco leghista, Marco Formentini che designò Daveriò per l’assessorato al Tempo Libero, alla Cultura, all’Educaizione e alle Relazioni Internazionali.
I suoi incarichi istituzionali non terminarono con quell’esperienza milanese nella giunta di Formentini, altre nomine giunsero parallelamente alla sua intensa attività di accademico: prima al Politecnico di Milano, insegnando Storia del Design, poi all’Università di Palermo con la docenza di disegno industriale con la nomina di professore ordinario.
Ma non possiamo certo tralasciare la sua attività nella veste di Bibliotecario a Salemi, in Sicilia, nella giunta dell’allora Sindaco: Vittorio Sgarbi.
E ancora la docenza alla cattedra di Storia dell’Arte presso la IULM e l’attività editoriale: direttore del periodico Art e Dossier, ha collaborato con una rubrica sull’arte per il Corriere della Sera e poi per QN, il gruppo editoriale di Quotidiano Nazionale.
Insomma, davvero la perdita di Philippe Daverio segna un grande dolore per parenti ed amici, ma significa anche aver perso un Signore di altri tempi in grado di farci sopportare meglio, con la sua capacità narrativa, di farci percepire migliore il nostro tempo.