Poesia, la cura dell’anima

Introduzione di Cristian Arni

Abbiamo ricevuti alcuni versi, un dono gradito del Prof. Saccà, nostro amico e affezionato curatore della rubrica Diario quotidiano della Peste; pur non essendo noi usi a pubblicare versi poetici, crediamo in questo momento storico possano essere un piacevole momento di pausa riflessiva dalle angosce che ci stanno tormentando. Così in attesa di riprendere l’appuntamento quotidiano con l’argomento ormai all’ordine del giorno, il Covid-19, ci distraiamo con alcune poesie sperando di fare cosa gradita, se volete fateci sapere la vostra opinione.

 

POESIE DI ANTONIO SACCA’

OGGI, DOMANI…

Talvolta sembra che non vi sarà un domani,
o vi sarà un domani buio come l’occhio di un cieco,
un domani scaglioso che ferisce la mano…
Talvolta sembra che non ci sarà un domani,
o vi sarà un domani nero , stracciato,

affaticato nel cammino, vecchio…
Talvolta sembra che non vi sarà un domani,
o vi sarà un domani dimagrito, scarno,
da vederne le ossa sottopelle,
un domani impiccato alle travi di uno scarico di gommoni usati
e macchine scassate,
un domani come l’oggi,
la gente che muore senza canti, senza parentela,
senza fiori,
una morte da ladri che hanno rubato la vita,
senza Dio e senza uomini…
In pochi giorni ci siamo imbestialati,
sopravviviamo intanati come serpi in agguato,
se usciamo non ci vediamo,
abbiamo dimenticato persino la parola!

 

 

A ME STESSO

Antonio,

è un serpente la voglia di non vivere,
mordigli la testa
prima che ti avveleni.
La vita è una soltanto,
i giorni non tormnano su se stessi,
la morte mette fine per sempre.
Se ti lasci perdere
e consumi ore e giorni
perchè non vale vivere così,
annienterai l’esistenza,
non sfuggirai la tetra conclusione,
in vita ed in morte ne verrai disfatto.
Antonio, Antonio,alzati e cammina,
non è morto il Mondo,
e la vita continuerà i suoi sciami estivi!

 

 

CHE FARAI?

Dove troverai sostegno, vecchio Mondo?
Hai le mani scorticate sanguinanti
e lo sguardo senza conforto.
Nessuno ti protegge

e tu non sai proteggerti.

Ti sei stancato di questa millenaria fatica insicura,

stentata,
il piede sul precipizio,
sempre a ricominciare la salita.

Che farai?
Ti ucciderai?

Metterai fine a questa ripetizione di trame perse?

Tutto ciò che nasce
è destinato a morire.
Coraggio, finiscila.
Finiamola.
Prima o dopo accadrà.
Metti le date sull’umana specie,
inizio e chiusura.
In mezzo delitti e civiltà,
arte e guerre,
e l’uomo,

creatura occasionale e consapevole di esistere,
privata della cognizione del come mai esiste l’esistenza,

sperduto nell’Universo,
sparito dall’Universo,

che proseguirà le sue giostre incoscienti e mute.

 

RISORGI

Risorgi!
Insorgi!
Alzati!
Vola!

Non puoi non puoi, non puoi
strisciare

sei un uomo con le ali della mente
e la dignità della coscienza di te stesso
non puoi, non puoi strisciare,
strappati questa falsa pelle che ti deboscia,
non puoi restare a cuccia nel pagliaio dei topi!
Sfida la condizione presente!
Spezza il muro, il muro,il muro!
Continua la tua sorte,
non sia la paura la tua difesa!
Alza la testa a costo di lacerarti la fronte

non continuare questa discesa contro l’evoluzione della specie:

sei nato verme ma sei diventato uomo!

 

 

NESSUNA MEMORIA

Che finisca tutto!
Che l’insieme perisca.

E di questa specie malriuscita
restino spoglie inutili,
e nessuna memoria.

 

SENZA RITORNO

Sembra finito il corso del tempo di vivere.
Sembra non abbia termine l’inabissante baratro.

Giù, giù,
ancora giù,
senza ritorno, giù.
Non siamo stanchi,
siamo delusi

di questa malriuscita condizione senza scampo.

Nè in cielo.
Nè in terra.
Nè tra gli uomini

 

SCIAMI ESTIVI

Antonio, Antonio, alzati e cammina!
Non è morto il Mondo
e la vita continuerà i suoi sciami estivi!

 

VERSETTI

Malinconico questo tramonto
che sembra autunno.
Il cielo è di un esile giallo lucernario.

Nessuna voce.
Ascolto i segreti del silenzio.
Una parvenza di luna
sorge anzitempo.
Vorrei che l’alba si affrettasse.
Temo la perdita del giorno,
stasera.

 

LA MANO

Debole.
Indifeso.
Implume.
Colpito in ogni membro,
senza scudo,

la mano che invoca ragione della sua condizione

volta all’inutile cielo:
l’uomo.

 

IL DESERTO

La Natura e Dio
ti hanno abbandonato.
Sei un albero nel deserto,
nidiato di unghiosi avvoltoi:

tu,

uomo.
Vivi,
perfino a costo di morte!

Tu,
uomo.
Non è finito il Mondo
e la Vita continuerà i suoi sciami estivi.

Author: Cris

3 thoughts on “Poesia, la cura dell’anima

    1. Riferiremo, continui a seguirci su chpressoffice e se lo desidera può lasciare il suo like su faceboock alla nostra pagina: chpressoffice. Grazie

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