Dal romanzo dell’autore austrico al palcoscenico romano, una prova d’attrice impegnativa, diretta da Angela Bandini
di Cristian Arni
Ieri sera (8 Gennaio N.d.R.) ha debuttato il monologo diretto da Angela Bandini “Lettera da una sconosciuta” tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore e drammaturgo viennese, Stefan Zweig. Nello spazio raccolto del Teatro Eliseo Off, l’attrice Stefania Barca ha sostenuto un assolo di attrice non facile.
Non è cosa comune di questi tempi trovare il coraggio di confrontarsi con testi impegnativi dal punto di vista emotivo, ancora più impegnativo l’esser in scena e soli con gli occhi degli spettatori ed il fiato a due passi, diciamolo chiaramente.
Una scena intima e contenuta in pochi ma significativi elementi, accolgono il personaggio della “sconosciuta”, questa donna, prima bambina poi adulta, successivamente madre ed infine accompagnatrice di facoltosi uomini.
In testa e nel cuore, il suo solipsistico amore per quell’uomo, destinatario delle sue parole scritte davanti al pubblico, affidate alla voce off di Edoardo Siravo, mentre sullo schermo scivolano i pensieri della sconosciuta che rievoca quei pochi ma fulminanti momenti di passione e amore.
Tre notti, non di più e non si libererà mai di questa sua ostinazione, oggi diremmo: ossessione amorosa, che si manifesta in bianche rose puntualmente spedite all’uomo il giorno del suo genetliaco, ogni anno.
E mentre lui, dimentico, si accompagna ad altre dame ignaro del frutto di quelle tre notti, la sconosciuta porta in sé il seme di quella vertiginosa passione; lei ancora illibata, poi diventata donna e madre in un sol colpo.
E’ quasi un romanzo di formazione anzi, di più di trasformazione del mondo femminile dalla sua fase “adolescenziale” a quella più adulta che porta con sé però i segni della vita e ancora molto del sentimento giovanile, un sentimento che non scomparirà facilmente.
Una scrivania/scrivania, un cavalluccio a rotelle ed un lettino tutto rigorosamente bianco, la purezza; una sedia al centro della scena, bianca anch’essa, e qualche punto luce, nulla di artificiale, minimal, l’essenziale è affidato ad una prova di attrice impegnativa, nervi saldi e coraggio.
Un crescendo emotivo, dosato dall’ attrice senza mai straripare o cadere nei facili sentimentalismi e tentazioni del mestiere; brava nel bilanciare e usare i giusti momenti in cui esporre i sentimenti della donna che soffre dal non esser riconosciuta, neanche una volta, da quel suo “amante” così preso e distratto.
La Barca tratta con delicatezza il suo personaggio, indossando un abito leggero come la sua interpretazione a dispetto del carico emotivo, leggerezza resa anche da un buon uso della voce e della gestualità contenuta, mai eccessiva, come quando, nell’intimità della sua evocazione si ritrova sdraiata con accanto il ricordo di quelle poche notti.
Poi il dramma, la morte e l’espiazione, ora la donna sa governarsi, sa gestire i suoi sentimenti, sa come dovrà muoversi, che mosse fare per il suo canto del cigno.
La sala gremita di ospiti per l’occasione ha apprezzato la prova di attrice, un pubblico attento e silenzioso, come non si vedeva da tempo; che la dimensione del Teatro, la sua intimità sia proprio quella degli spazi Off?
In scena fino al 31 Gennaio al Teatro Eliseo a Roma.