Pandemia e Teatro: la “peste” appestateatri. Rischio sfratto per il Piccolo di Pietralata.

da redazione

 

Foto RomaToday

 

Peste e  Teatro non sono mai andati d’accordo nella storia dell’umanità, eppure ci sono state occasioni in cui il teatro ha incontrato la peste, e talvolta questo incontro ha anche regalato capolavori drammaturgici nati proprio durante la chiusura dei teatri.

E’ il caso del teatro inglese durante la “grande” peste londinese, che provocò la chiusura dei luoghi deputati alla scena ma che in compenso vide il fiorire della drammaturgia anglosassone.

Durante il regno di Elisabetta fu un periodo florido per il teatro inglese, meglio conosciuto come: teatro elisabettiano, che precede la chiusura dopo il suo successore, Giacomo, proprio a causa della peste, la Chiesa impose la chiusura dei teatri poiché vide la peste come punizione divina contro la corruzione delle scene.

Shakespeare, Marlowe, Jonson, Kid sono “solo” alcuni degli esponenti di spicco appartenenti alla folta schiera di poeti, autori e drammaturghi che scrivevano per il teatro. E non mancavano certo interpreti e impresari, tantomeno edifici scenici in cui venivano allestiti i drammi. 

Successivamente, questa volta siamo nella Francia a cavallo tra ‘800 e ‘900, Antonin Artaud, il visionario del teatro del XX* secolo, vide nella “peste” il centro vitale, il motore di propagazione del teatro a lui coevo; il suo saggio “Il Teatro e il suo doppio” diventerà le “bibbia” teatrale per studiosi, appassionati, ricercatori e pedagoghi della scena.

La peste per Artaud era la metafora della diffusione capillare della vitale creatività intellettuale, contro ogni abbrutimento.

Dalla Francia di fine secolo siamo a Roma nei nostri giorni nel quartiere periferico di Pietralata, zona popolare e popolosa del IV municipio che ha il suo piccolo ma centro teatrale dedicato a Pier Paolo Pasolini: il Piccolo Teatro di Pietralata, che ora rischia la chiusura.

Come abbiamo appreso dagli organi di stampa il Teatro Piccolo di Pietralata- Pier Paolo Pasolini, è sotto sfratto e a poco sono valse le trattative con i proprietari dell’edificio dove ha sede il centro dove in dieci anni di attività si sono visti alternare spettacoli di danza, teatro, musica.

Un vero centro di creatività e diffusione culturale che ora rischia di soccombere a causa proprio della peste, attenzione, ridimensioniamo, la peste di cui stiamo parlando è quella causata da una pandemia influenzale che sta avendo effetti devastanti sotto tutti i punti di vista: sociali, culturali, produttivi, lavorativi.

Così, Franco Franchi, uno dei gestori del teatro, aveva dichiarato al tg regionale del Lazio, che la trattativa con i proprietari dello stabile non sono servite a salvare il centro polifunzionale dallo sfratto. Mobilitazioni, appelli, rete civica per salvare quell’unico spazio dove produrre e promuovere cultura, non sono serviti a molto dato che a ieri 14 Febbraio, giorno di San Valentino, le notizie non sono confortanti.

Il giudice“- come si apprende dal sito di informazione RomaToday -“emetterà la sentenza definitiva di sfratto il 18 febbraio, poi i gestori aspetteranno l’ufficiale giudiziario, ma chiedono una soluzione alla politica: “Tanti spazi abbandonati, datecene uno e lo rimettiamo in piedi“.

Il Covid ha quindi colpito molto duro un altro settore produttivo quello teatrale, che vive già di stenti e difficoltà, specie se si è una piccola realtà, lontana dai centri di potere e dalle logiche dei grandi numeri.

In questo senso la peste, quella dilagante dell’indifferenza generale, sta mostrando i suoi effetti più devastanti e subdoli: la morosità maturata a causa della situazione collegata alla pandemia da Covid, ha compromesso il futuro di questo gioiellino di cui è tanto bisogno proprio perchè “decentrato” rispetto ai grandi centri di potere politico amministrativo teatrali.

A poco e nulla è servito appellarsi al Municipio e Comune per perorare la causa a favore del Teatro di Pietralata, centro internazionale di produzione che ha visto anche nomi di artisti internazionali avvicendarsi sul palcoscenico.

Sono bastati 15 mesi di chiusura per l’influenza da Covid- 19, pensate che nel ‘600 furono ben quasi 70 i mesi di chiusura imposti per la peste nera, affinchè il teatro maturasse una posizione debitoria con ben 3000€ al mese di affitto da pagare, come fare?

Così, la sala da 99 posti, con i suoi associati, se ne contavano una sessantina solo pe i corsi offerti dal teatro, oggi è solo in attesa dell’ufficiale giudiziario che ci auguriamo sentitamente possa tardare il più possibile, almeno fino a quando non accada un “miracolo”. 

 

 

Author: Cris

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