di Cristian Arni

Dal 22 al 27 Settembre, tutte le sere, torna in scena la grande danza con i protagonisti del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma diretto da Eleonora Abbagnato.
Roma, dopo il debutto di questa estate al Circo Massimo, torna in scena al Teatro Costanzi, Le quattro stagioni con le coreografie di Giuliano Peparini, che crea un suggestivo “collage” corale per, celebrare il sentimento dell’Amore.
I danzatori si muovono tra scenografie reali e virtuali, entrano in scena da assi di legno mentre osservano immagini di un vecchio cartone animato in bianco e nero, reiterando gesti e passi di danza ora flemmatici ora vigorosi che ricadono su un vecchio divano winchester.
I protagonisti del balletto impersonano la ciclicità dell’Amore nella sua essenza dinamica tra il manifestarsi degli elementi naturali, metafora delle stagioni dell’amore: inverno, primavera, estate, autunno, sono così le tappe fondamentali del percorso amoroso, le quattro espressioni stilizzate sulle note compositive di Antonio Vivaldi, ed eseguite su base registrate dall’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma,con Vincenzo Bolognese, violino solista.
Lo scatenarsi delle passioni è manifestazione della Natura con i suoi elementi: ora in profuse nevicate a larghe falde, ora in fioriture di ciliegi degne della migliore tradizione nipponica dell’Hanami, tra petali rosa che sostituiscono il bianco dei fiocchi, a cui segue il caldo estivo, portatore di passioni travolgenti che poi, lentamente sopiscono in un flemmatico autunno, dove tutto ingiallisce inesorabilmente, tra alberi che trasmutano di aspetto e colori, per infine chiudere il cerchio e tornare al punto di partenza, alle parole di Alda Merini che scaldano il cuore pur essendo ormai nuovamente in pieno inverno, la stagione del letargo, dove i sentimenti si sono congelati.

Il disegno scenico, coreografico e scenografico di Peparini prende avvio dall’introduzione con brani registrati dalla voce dell’attore Alessandro Preziosi, che da intermezzo alterna autori e poesie in linea con le stagioni, aprendo con la meravigliosa poesia: E poi, fate l’amore, della poetessa Alda Merini.
Il disegno luci curato da Peparini è altrettanto efficace a suggerire le diverse fasi che si succedono con il cambio delle stagioni e quindi di sentimenti che si materializzano con forte impatto visivo che avvolgono i danzatori in atmosfere immersive, così sospesi tra il virtuale ed il reale; infatti, la concretezza degli elementi naturali prende forma sulla scena in foglie che cadono dall’alto, spazzate via da una specie di epifania di Lord Fener, o ancora con colpi di gelida ed impetuosa buriana e acqua grondante che piove all’interno di una cascina dove sono i due amanti autunnali e poi ancora il clima, caldo, torrido e rovente di pulsioni della carne e del cuore.
I danzatori del corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma, diretto da Eleonora Abbagnato, sono chiamati ad un compito corale, bravi e puntuali, come sempre; si muovono con grande sincronia, silenziosamente, i passi felpati sono sordi nonostante le evoluzioni fisiche e i salti, danzando ora sui divani di cui sopra, in bilico acrobatico sugli schienali, lasciandosi cadere per rialzarsi quasi per inerzia del movimento, sempre molto controllato, o su tavoli, o ancora danzando tra appendiabiti che ricordano una foresta spettrale di alberi spogli, che si illuminano freddamente a neon.

Il repertorio musicale spazia da Vivaldi a brani musicali registrati come: la Sonata in fa minore K. 466 di Domenico Scarlatti, eseguita al pianoforte da Antonio Maria Pergolizzi; Nancy (with the laughing face) di Jimmy Van Heusen e Phil Silvers, cantata da Frank Sinatra; Summertime di George Gershwin, Edwin DuBose Heyward, Ira Gershwin; Les feuilles mortes di Yves Montand, Jacques Prévert e Joseph Kosma cantata da Ives Montand.
Intorno alle coppie principali, Rebecca Bianchi e Claudio Cocino (Primavera), Marianna Suriano e Giacomo Castellana (Estate), Susanna Salvi e Michele Satriano (Autunno), Sara Loro e Alessio Rezza (Inverno), si consumano le passioni a colpi di tuoni e fulmini, fioriture e nuvole che si rincorrono, piogge e nevicate, sole e caldo torrido.
Sono bravi gli otto protagonisti a raccontare con i loro corpi, gli umori e le passioni che agitano l’animo umano, ancora più bravi se pensiamo che tutti i danzatori, data la vicinanza fisica e il contatto, eseguono i loro passi, tra danza contemporanea e passi classici, con tanto di mascherine a rendere il tutto più impegnativo.
Lo spettacolo prosegue con i brani letti dalla voce off di Preziosi che passa da un estratto da Il profeta di Kahil Gibran, a Crescita d’amore di John Donne, e poi Estate di Cesare Pavese, Autunno di Vincenzo Cardarelli e Le foglie morte di Jacques Prévert. Un piccolo appunto, che non lascia apprezzare totalmente i brani letti da Preziosi è riservato alla registrazione forse o riproduzione dell’impianto stereofonico che non rende giustizia totalmente ai brani letti.
A parte questo particolare e qualche ridondanza visiva di troppo, lo spettacolo si lascia apprezzare, trascinando lo spettatore in un mondo di suoni, colori ed emozioni distillati con perizia tecnica e attenzione estetica.
Belli i costumi che forse designano un’epoca in bilico tra i “tempi moderni”tra abiti coloniali e minimalismo a raccontare forse il ponte ideale dell’amore nei tempi. Gli abiti sono firmati da Andrea Miglio e Anna Biagiotti.
