La notte di San Giovanni: tra riti, miti e tradizioni

di Cristian Arni

 

 

 

 

Il Solstizio d’Estate sigla l’apice della luce sull’oscurità; le celebrazioni proseguono con la notte di San Giovanni, il 24 Giugno e si concludono il 29 del mese, giorni dei SS.Pietro e Paolo.

 

 

 

 

Qualche giorno fa, precisamente il 20 Giugno, avevamo pubblicato un piccolo omaggio al Solstizio Estivo, ricordando la sua importanza e alcuni semplici motivi legati a questo particolare giorno dell’anno (se avete perso l’articolo cliccate qui).

Oggi invece parliamo un po’ del “La notte di San Giovanni”, celebrata la notte scorsa, ossia tra il 24 e il 25 Giugno, che sigla il culmine delle celebrazioni connesse al Solstizio d’Estate.

 

 

 

 

Non ci dilungheremo troppo, faremo una veloce e “snella” panoramica su alcuni temi a riguardo, partendo proprio da alcuni proverbi sotto riportati:

«La note de San Zuene
destina mosto, sposalizi, gran e pane.
»

(dialetto veneto)

Diciamo che “tradotto” significherebbe che in questa notte è il buon auspicio per: mietitura, futuri legami amorosi, per l’uva e la trasformazione del grano in pani. I sortilegi di questa “magica” notte dovrebbero produrre buoni auspici.

Un altro proverbio veneto recita:

«Chi nasci la note de San Zuene
no vedi strighe e no sogna fantasme.
»

A significare che: chi nasce in questa notte non tema streghe nè fantasmi.

Il “clima” di questo argomento lo avete compreso, quindi procediamo con un ulteriore input: i solstizi, come gli equinozi, sono due: quello estivo e quello invernale. Gli equinozi invece cadono in: primavera ed autunno.

Qui ci occuperemo dei primi due, ossia di quello estivo che in una qualche misura presenta alcune analogie e differenze, che poste sui piatti della bilancia, equilibrano l’armonia “celeste”. Per celeste naturalmente intendiamo ciò che possiede connotazioni con l’astronomia e i moti dei pianeti, nella fattispecie il moto terrestre, che scandisce l’alterno ritmo delle stagioni.

Sintetizzando quanto appena detto si può notare come: mentre il Solstizio Invernale sigla la prevalenza dell’oscurità sulla luminosità, così il Solstizio Estivo celebra l’esatto contrario.

Il 13 Dicembre, giorno in cui si celebra S.Lucia, santa particolarmente venerata in Svezia dal culto cattolico e da quello luterano, le ore di buio nella stagione invernale caratterizzano la maggior parte del tempo; poco prima del Solstizio invernale, che si ha tra il 20/21 Dicembre, il giorno più corto “che ci sia”, come dice il proverbio, è proprio il 13 Dicembre, così come invece il giorno con il maggior irradiamento solare è il 20/21 Giugno, quando si celebra il Solstizio estivo, con il giorno più luminoso che “ci sia”.

 

 

 

 

Mentre quindi a Dicembre entriamo nel cuore dell’inverno, con tutti i suoi retaggi culturali e folklorici, carichi di tutti i significati possibili, con annesso l’immaginario collettivo tradizionale di: freddo, vento e bufere di neve, festeggiando il Santo Natale, il 24 del mese, a Giugno si celebra, nell’attuale società contemporanea in tono molto minore anche rispetto al Natale, la notte di San Giovanni.

 

 

 

Parallelismi? Casualità? Opposti che si attraggono e congiungono a livello sottile? Non ci sentiamo di affermare alcunchè se non che, alcune coincidenze meravigliano, come un’immagine in negativo o allo specchio, che ci riflette la proiezione ribaltata di qualcosa.

Dunque, in questa notte estiva e “magica”, non ci devono sorprendere i tanti culti, pagani e non, che si celebrano ovunque specie in alcuni paesi come la già citata Svezia e poi: Italia, Spagna, Lituania, Inghilterra, tanto per citare alcune aree del Vecchio Continente dove, specie nei paesi anglosassoni, ma anche nella Bretagna

Le cerimonie cicliche del solstizio d’estate si concentrano nella festa di San Giovanni, il 24 giugno, ma iniziano il 21, giorno di apertura della stagione estiva astronomica e si concludono il 29, festività dei santi Pietro e Paolo.

Queste celebrazioni hanno una origine nell’antichissimo culto del Sole. e proprio il 24 giugno “La notte di San Giovanni” era indicato come “Solstitium “ o “Lampas “ ed infatti nelle regioni Euro­pee settentrionali, dove più lenta e tardiva è stata la diffusione del cristianesimo, tale origine collega­ta al sole è rimasta più evidente.

 

 

 

 

Ai riti di San Giovanni sono attribuiti riti di purificazione, prevenzione e pro­piziazione, come detto sopra, legati ovviamente alla terra ossia connotati da un carattere agrario: le divinità Fortuna e Cerere erano contemporaneamente solari ed agrarie ed inauguravano le opere della mietitura.

 

 

 

 

Abbiamo poi visto come il solstizio invernale sia incentra­to sulla celebrazione del Na­tale cristiano ma anche nel Capodanno, dove sono confluiti molti dei riti antichi che erano celebrati con pratiche del mondo “magico”. 

Facciamo però dei distinguo: parlare di tali ritualità. celebrazioni, in questa sede non significa minimamente aderire ad alcuna predilezione o denigrazione di nessun “credo”; oscura spesso è il risultato della parola “magia”, a cui attribuiamo il giusto perso e valore, ridimensionandolo specie alla luce di tante, troppe deleterie distorsioni del significato più bello e puro.

 

 

Ogni religione, ogni culto ha le sua fondamenta mitiche e mitologiche che sconfinano nella”superstizione” e nell’immissione di riti e miti antichi che sovente sono la matrice dei culti così detti: ufficiali.

L’esempio concreto di quanto stiamo dicendo lo individuiamo proprio nella icono­grafia del Santo del quale stiamo parlando; esso è rappresentato tra tronchi di alberi precisi e di nuovo ger­mogliati, simboleggiare tutti i due temi-contrasto, morte-rinascita, ed è quindi collegato di riflesso ai riti agrari. 

Ripercorrendo rapidamente la personale di San Gio­vanni, egli era figlio di Zaccaria e di Santa Elisabetta, vissuto nel deserto fino all’anno 29 d.C., durante l’impero di Tiberio, conducendo una vita ascetica.

In rete apprendiamo: “La sua predica­zione, annunciò al mondo l’im­minente arrivo del regno di Dio e la venuta di un Messia, provve­dendo a battezzare molti ebrei che accorrevano presso di lui da ogni parte. Tra questi ci fu lo stesso Gesù, che fu battezzato sulle rive del Giordano. Aspre polemiche ebbe con gli Ebrei e con i Saddu­cei che fu in genere molto mora­lista; per aver rimproverato Erode per il suo rapporto matrimoniale incestuoso e adulterino, fu arre­stato e rinchiuso nella fortezza di Macheronte. Dopo alcuni anni fu decapitato per la precisa richiesta di Salomè, figlia di Erodiade” (cit.)

 

 

 

 

Ecco quindi spiegata in parte la ritualità pregna del significato di purificazione, tema principale della celebrazione, rappresentata dai due elementi naturali del: fuoco e dell’acqua.

Da qui i grandi falò accesi nella notte di San Giovanni, un po’ ovunque: dalla Grecia al Marocco all’Algeria, come in: Francia e Germania, dove la cenere del falò scongiurerebbe malattie e eventi infausti, camminandoci sopra e portando i capi di bestiame.

Come in Nord Italia ad esempio, nelle campagne intorno Gorizia i fuochi della Notte di San Giovanni hanno la funzione di scon­giurare le avversità atmosferiche che potrebbero avere riflesso negativo sul raccolto.

“Tornando nell’estremo Nord Europa, in Norvegia i falò avevano un tempo il nome di “fuochi funebri di Balder”: vi si gettavano sopra alcuni funghi (“Baran”) per al­lontanare gli spiriti maligni (“tro­le”), che durante la notte, secondo una leggenda locale, uscivano dai monti aggirandosi con poteri ec­cezionali.” (cit.)

Ma la notte del Santo è anche un momento per i riti di propiziazione amorosa, come in Germania ad esempio dove i giovani usano lanciare dischi di legno infuocati per annunciare il loro fidanzamento.

L’altro elemento purificatore è l’acqua dotata di virtù sopranna­turali, come il potere di scacciare malefici e malanni. In Sardegna i malati sono immersi nell’acqua del mare o di un fiume, mentre giova­ni si aspergono il viso o cospar­gono le loro case con l’acqua dei pozzi. Oltre all’acqua e al fuoco, anche le erbe sono considerate do­tate di virtù terapeutiche, come la felce che fiorisce sette volte come simbolo del rinnovarsi della vita e di cui fiore viene utilizzato come amuleto; come, ancora, il vischio con il quale si ricava un decotto particolare chiamato “l’olio di san Giovanni”, che i contadini pie­montesi e lombardi usano per cu­rare eventuali ferite.” (cit.)

Tornando invece in Italia, esattamente in Sardegna, è celebre il “comparatico di san Giovanni  che ha come elemento significati­vo il rapporto fra l’uomo e le erbe: a fine marzo o ai primi di aprile un uomo chiede ad una donna se vuole diventare sua “ comare “; la donna, nel mese di maggio, dopo aver riempito di terra un vaso fatto con la corteccia di sughero (chia­mato “Erme” o “Nenneri”), disse­mina grano, innaffiando ogni gior­no con cura l’erba che nel giorno della festività di San Giovanni di­venterà un ciuffo folto e rigoglio­so. Nello stesso giorno l’uomo e la donna si recano in processione verso la chiesa fuori del villaggio, accompagnati dalla gente del pae­se. Davanti alla porta gettano per terra il vaso, rompendolo, dopo di che i due finti “ sposi “ festeggia­no il loro matrimonio con canti e danze. Questa cerimonia riprende un’antica festa fenicia dedicata al dio Adone, introdotta in Sardegna dai Cartaginesi, popolo di origi­ne fenicia: in questa festa veniva esposta la statua del dio morto, nonché un vaso di grano appena di germogliato, poi gettato in acqua.”

 

 

 

Insomma, da questo rapido excursus notiamo quanto antichi siano i riti e le leggende collegate a questo momento particolare dell’anno che affonda le sue origini nella notte dei tempi, quando le antiche popolazioni celtiche si diffusero in Europa fino all’Asia Minore diffondendo e confondendo i culti insieme a quelli di altre etnie, come quella sicula, italica.

Gli antichi Sacerdoti chiamati a celebrare tali riti erano i Druidi, custodi del “sacro ordine naturale” che si riunivano per propiziare ai culti di cui sopra, con una attenta ricerca, abbiamo cercato di sintetizzare in questo articolo.

 

 

 

 

Prima di giungere ai saluti, ricordiamo ancora una cosa, per molti un’ovvietà forse, per altri una curiosità: il “Sogno di una notte di mezza estate” del noto drammaturgo inglese, W.Shakespeare;  a quanto pare questo magnifico Dramma, quest’opera così particolare del Bardo, sembra proprio collocarsi a ridosso del Solstizio d’Estate in prossimità, se non proprio, ne “La notte di San Giovanni”. 

 

 

 

 

Se avete letto l’opera, o l’avete vista a Teatro potrete sicuramente comprende il perchè dei legami tra questa magica notte e gli argomenti trattati da Shakespeare.

 

 

 

Se voleste partecipare, inviandoci contributi a riguardo che possano arricchire ed approfondire questo argomento contattateci, saremo lieti pubblicare i contributi a vostro nome.

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Buon auspicio a tutti! 

Author: Cris

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