DIARIO DELLA RISORGENZA E DELLA BUROPOLITICA
di Antonio Saccà
“Lei si chiama?”. “Pandemia, Dottoressa Pandemia”. “Che specializzazione?”. “Uccido!”. “E’ la Morte!”. ”La figlia prediletta”. ”Dove vive?”. “In tutto il mondo”. “E uccide in tutto il mondo?”. “Sì, appunto, non risparmio e non mi risparmio”. “Perché questa professione?”. “Sono nata così”. “Non potrebbe cambiare?”. “Voi umani potreste cambiarmi!”. “Come?”. “Curandovi meglio e conoscendomi”. “Non lo facciamo?”. “Tentate, stentate, ma ancora non siete riusciti, dico oggi”. ”Come mai , abbiamo scienza, scienziati!”. “Molti vogliono che io rimanga con voi”. ”Mi pare incredibile. Gli uomini vogliono morire?”. “Non so, di sicuro vogliono il potere mediante la paura, e la paura della morte giova al potere”. “Che paura, chi fa paura, chi dà paura della morte? MI spieghi”. “Semplice, qualcuno fa credere agli altri che deve proteggerli dalla morte e chiede o impone a costoro, i protetti, dico, che vanno tutelati, controllati ed in tal modo saranno salvati, crede lei che non obbediranno tutti?”. ”Credo che obbediranno tutti o quasi tutti”.. “ Il Potere si ottiene anche suscitando paura e dichiarandosi protettori di persone deboli, esposte al male, bisognose di guida, di controllo”. “ La malattia che ha il suo cognome, Signora Pandemia, sarebbe un’invenzione per terrorizzarci e proteggerci ossia dominarci? Lo sospettavo!”. “Non corra troppo, Signor….” “Non mi sono presentato, Professor Antonio Saccà”. “Non inventata, la malattia esiste, io esisto, ma talvolta la protezione eccede. E continua esageratamente in modo che il Potere giustifichi il suo…potere”. “Che dovremmo fare, Signora Pandemia?”. “Innanzi tutto, vivere come vivevate prima della mia presenza in mezzo a voi. La favoletta del mondo cambiato significa subire le regole del Potere”. “ E se fossero ottime regole?”. “L’esagerazione non è nè buona né ottima”. “Il Potere sta esagerando?”. “ “Sta esageratamente preoccupando!. E poi…” “Parli…”. “Non suscita entusiasmo!”. “Ha ragione, Signora Pandemia. O Signorina?” “Vedova!”. ”Capisco! Condoglianze”. “Grazie , grazie”. “E quali sarebbero i cambiamenti che Lei, Signora Pandemia, crede dannosi per noi esseri umani?”. “Questa celebrazione dello stare lontani e del non parlare da uomo a uomo, questo vanto del lavorare da casa e tutte le determinazioni che vi rendono solitari, isolati, distanziati, così perdete il corpo del prossimo, l’uomo, il corpo dell’essere umano, lo diceva lei: siete esseri umani, e nell’essere umano c’è il corpo, toccare il braccio, stringere una mano, abbracciare, finiti? Pensi un uomo che passa la giornata a parlare e a vedere gli altri come spettri, non come soggetti consistenti, toccabili, odorabili. E’ questa una trasformazione che dovete fare con molta cautela , a dosi piccole e non gridando di gioia. Immagini, Professore, un uomo sempre in casa, non un pranzo in comune ai colleghi di lavoro , una risata insieme, anche una discussione ma da vivente a vivente, capisco, il viaggio, spostarsi, ma scorgi qualcosa, curiosi, al dunque: non esagerate, non isolate, capisco, non perdereste tempo a viaggiare, ma insomma mi rattrista un uomo con il suo strumento, solo, chiuso, a parlare con ombre dal volto umano, a disabituarsi del corpo, dello stare insieme…”. “Scusi, mi permetto una malizia: non è, Signora Pandemia, che Lei intende rimettere insieme le persone per renderle contagiate e fare raccolta di cadaveri!”. “Mi ascolti bene, Professor Saccà, io non ho bisogno di tali inganni, di morti ne raccolgo a migliaia. Voglio dire, e lei stesso sarà d’accordo in quanto leggo quanto scrive.”. ”Lei mi legge, Signora Pandemia!”. “Leggo tutto. Voglio dire: occorre gravarsi del rischio di vivere. Evitate una società impaurita. Non dovete temere neanche me. Difendetevi e operate. E tanto peggiore la situazione maggiore la vostra forza. Non sono una malattia malvagia, uccido, lo so ,ma ne ho pena, cercate dei farmaci e soprattutto lavorate , il lavoro è il farmaco dei farmaci, in sicurezza, lo sappiamo , ma il lavoro a sua volta rassicura, dà sicurezza. Spero che mi abbia capito. Purtroppo devo andare in Messico, in Brasile, povera gente da uccidere, sono la Pandemia, ma è colpa vostra, povertà, addirittura miseria, gente lasciata tra i rifiuti. Colpa della Pandemia? No, colpa vostra! Coraggio e lavoro. Un abbraccio ,Professore”. E mi abbracciò, pur essendo vietato! La vidi stagliata sulla Luna a cavallo di una scopa. Le gridai: Addio! Mi gridò: Arrivederci! Carogna! Ma credo fosse in buona fede, non perchè voleva tornare. A prendermi.