Il Masso di Sisifo- ricordi di vita diplomatica, di Giorgio Bosco per Studium Edizioni

a cura di Cristian Arni

 

La mitologia ci offre sempre spunti meravigliosamente attinenti alla condizione umana, specie quando il mito è arcaico, perchè il mito è arcaico nel suo “etimo” organico, vale a dire nel suo DNA.

E la condizione umana, ma voglia essere anche letto al plurale, è di fatto mito esso stesso poichè affonda la sua contemporanea r-esistenza, dalla notte dei tempi, un mito, forse oggi imbarbarito, diranno i più dissacratori, ma non possiamo dirlo con totale certezza.

Il mito di Sisifo vuole che la sua astuzia e scaltrezza lo riconducano alla paternità di Ulisse, esploratore di terre e mari altrettanto scaltro ed acuto personaggio.

Così per aver contravvenute le leggi dell’ordine prestabilito, una volta defunto è costretto nell’Ade, il regno dei morti, a trasportare un masso in cima ad una montagna che ogni volta raggiunta la vetta rotola giù, così per l’eternità; un contrappasso che precede di molto le pene dei dannati all’Inferno dantesco, chiamati a rispondere delle proprie colpe cui il sommo poeta infligge pene severissime.

Questo cappello introduttivo per parlarvi di un libro nella collana “Cultura“, Studium Edizioni della Biblioteca della Rivista di Studi Politici Internazionali, intitolato “Il masso di Sisifo” scritto dal Ministro Plenipotenziario, Giorgio Bosco, con la prefazione di Antonio Saccà, che riportiamo ivi:

Introduzione di Antonio Saccà:

Il testo di Giorgio Bosco è un Diario se non giorno su giorno anno segue anno, la memoria che appunta gli avvenimenti nel momento in cui accadono o successivamente, pur di conservarne l’esistenza, comunque. Vi è in Bosco la necessità di non sperdere nel silenzio ciò che gli è avvenuto, nel salvare la vita nella coscienza che la vita non si salva in sé stessa, rimane eventualmente nella scrittura ma non rimane nell’esistenza. E’ tale contraddizione che fa nascere la diaristica, il sapere di perdere la vita vivendo, il voler salvare qualche rottame dalla perdita netta. E questo vale per la diaristica, generalmente. Ma vi sono aspetti connotativi, propri di Giorgio Bosco. Una immedesimazione nel mondo, anzi: nella civiltà diplomatica in maniera diplomatica, Bosco dà l’impressione che non poteva attuare altra manifestazione di sè stesso se non nella civiltà diplomatica: il garbo, la misura, il riguardo, la “forma”. Completa questa sua disposizione diplomatica il Diritto, materia coltivata da Bosco, dà peso alla parola, la soppesa, appunto, la precisa, la sceglie secondo necessità, si rende insomma diplomazia, quella curvatura verbale e di comportamento che cerca fino al possibile di precisare e stabilire il dialogo o la negazione del dialogo. La vicenda professionale di Giorgio Bosco si avvalse di entrambe le vie intessendole, giurista e diplomatico, docente e ambasciatore. Ma vi è un’ulteriore esigenza che muove gli scritti di Bosco, l’amicizia, e, con riserbo, l’amore. Attingendo ad una frase di Alessandro Manzoni, Bosco fa dell’amicizia un valore essenziale dell’esistenza, un rimedio naturale, e queste memorie sono una sorta di tappeto su cui passano gli amici, i più ormai scomparsi, che però Bosco, quasi stesse alla porta, di uscita o di ingresso, lo ignoriamo, saluta direi al modo greco classico o romano amico, commosso e trattenuto. Il primo commiato, il primo soglio della memoria è per la consorte, Colette, al modo di un ambasciatore francese che aveva fatto omaggio alla consorte con moltiplicati ringraziamenti anche Bosco precisa i ringraziamenti alla consorte, con misurata passione. Ma è nell’amicizia che Bosco si propaga, ha davvero il piacere dell’altro, dell’entità sociale del prossimo. Tutto il libro è animato da ritratti, ritrattini, sempre con una determinazione dei soggetti. Taluni spiccano, il Maestro Riccardo Monaco, Guglielmo Negri, ma anche personaggi della giovinezza, e ministri, alti funzionari, ambasciatori, capi di stato, uomini politici, è in tutto il mondo. Quesiti, controversie, congressi, relazioni, pareri…In altro testo Bosco ha narrato le sue esperienze di ambasciatore; questa parte è dedicata alla sua esperienza di giurista e all’insegnamento nella Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione. Chi avrà il piacere che ho avuto io di leggere il libro coglierà i temi, i problemi spesso temibili che il giurista Bosco ha affrontato. E godrà con l’immaginazione i simposi, i ricevimenti raffinati e graditi ai quali fu ospite.

Di Giorgio Bosco scrissi in un mio libro…di ricordi, narrando del suo tratto signorile, della serenità colloquiale, rappresentando con lui la «Rivista di studi politici internazionali», diretta da Maria Grazia Melchionni, he usa una bacchettina sinfonica sui collaboratori, tra i quali Bosco, con saggi e note.

Ho conosciuto Giorgio Bosco negli incontri che Armando Verdiglione animava negli anni Ottanta e successivamente. Verdiglione fondò una libera, originale casa editrice, riviste, congressi di primordine, mondiali e in tutto il mondo. Intellettuali, politici, imprenditori, artisti, una effervescenza creativa spregiudicata e dinamica, in un Paese che forse aspirava a qualche sonnolenza. Fu nella principesca Villa Borromeo, a Senago, che conobbi, entrambi convegnisti, Giorgio Bosco, e le sue relazioni giuridiche, misurate e problematiche. Elegante, al modo signorile del passato, anche nel conversare, distante dal “mescolume” caciarone vociante della attualità. Ahimè, Bosco conserva il tratto garbato ormai fuori tempo. Meglio così. Il “garbo” fa la civiltà. Ci frequentammo, a Senago, a Milano, in altri luoghi, e a Roma dove viviamo entrambi. Ormai sono molti gli anni della conoscenza e dell’amicizia. Ci vediamo, ci ascoltiamo, mi fa conoscere notizie, viene se presento un mio libro o tengo una conferenza, leggo io quel Lui scrive. Spero che il piacere di leggerlo sia ampio…perché si legge…con piacere…” 

 

 

 

Presentazione:

In un precedente libro di memorie l’autore aveva illustrato alcune sue esperienze in varie sedi diplomatiche e consolari, come Baghdad, Città del Messico, La Paz, Berlino, Yangon ed altre. Ora torna sull’argomento, sia con narrazioni riguardanti altre sedi (Berna, New Orleans, Nazioni Unite), sia con ricordi che risalgono ai suoi primi anni di carriera diplomatica ed a quelli più recenti. Tutto ciò viene esposto in ordine cronologico, ed al centro si situano le descrizioni di parecchie missioni all’estero, effettuate a richiesta di tre distinti “datori di lavoro”: il Ministero degli Affari Esteri, il Dipartimento Turismo e Spettacolo della Presidenza del Consiglio e la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione.
In un precedente libro di memorie l’autore aveva illustrato alcune sue esperienze in varie sedi diplomatiche e consolari, come Baghdad, Città del Messico, La Paz, Berlino, Yangon ed altre. Ora torna sull’argomento, sia con narrazioni riguardanti altre sedi (Berna, New Orleans, Nazioni Unite), sia con ricordi che risalgono ai suoi primi anni di carriera diplomatica ed a quelli più recenti. Tutto ciò viene esposto in ordine cronologico, ed al centro si situano le descrizioni di parecchie missioni all’estero, effettuate a richiesta di tre distinti “datori di lavoro”: il Ministero degli Affari Esteri, il Dipartimento Turismo e Spettacolo della Presidenza del Consiglio e la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione.

Author: Cris

2 thoughts on “Il Masso di Sisifo- ricordi di vita diplomatica, di Giorgio Bosco per Studium Edizioni

  1. Ho un gran bel ricordo dell’Ambasciatore Bosco. Mi tolse dai guai in occasione di un golpe in Bolivia nel 1980 ospitandomi per un paio di giorni, assieme ad un gruppo di italiani, in Ambasciata a La Paz.
    Albino Geuna

    1. Siamo lieti leggere questo suo apprezzamento peraltro relativamente un momento delicato come quello che ci ha descritto.

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