Editor e Copy Cristian Arni
A noi piace pensare che poi alla fine di tutto questo possa esserci un riscatto della vita, un salto vitale, epocale, che ci proietti in avanti, senza perdere la lucidità dello sguardo al passato e al presente! Tra queste tre unità temporali vengono in mente figure iconiche, indelebili, e guarda caso in TV ultimamente gira uno spot che prende spunto proprio da una di queste figure a cui ci riferiamo: Charlie Chaplin, ne “Il grande dittatore”. Il “discorso” qui pubblicato, redatto dal Prof. Antonio Saccà lo trovo pertinente ed ir-riverente, di quella ir-riverenza che reputo più che opportuna alle circostanze: ir-riverente, perchè suscita il riso, ir-riverente perchè lo fa con grande arguzia, ir-riverente perchè unisce il riso con il pianto, la tragedia con la commedia, che poi le due unità da sempre si intrecciano! Ma il suo discorso, il discorso di questo “Presidente” non fa la riverenza, nè irretisce qui la sua ir-riverenza tutta peculiare, se vogliamo, e qui veniamo alla seconda figura iconica di cui sopra, richiama in qualche modo Orwelliane atmosfere. Ecco, lo spazio di questo discorso si incastra perfettamente negli interstizi di queste due temporalità. Là dove oggi più nessuna figura icastica guida il popolo ecco nascerne una in punta di penna.
DIARIO DELLA GRANDE PESTE E DI PICCOLE PESTI
di Antonio Saccà
Se io fossi Presidente del nostro meraviglioso Paese farei, in piedi e non leggendo fogli o non guardando schermi questo discorso alla Nazione:
“Popolo italiano. Hai vissuto mesi segregato come nelle catacombe nascondendoti, ci siamo nascosti ad un morbo che domina il mondo. Nessuna vergogna, nessuna viltà. Era necessario. Dicono che era necessario. Dicono che in tale maniera evitando molteplici contatti diminuiamo la possibilità di infettarci l’un l’altro. Sono gli scienziati che lo dicono. Crediamo negli scienziati. Tuttavia sono accaduti eventi inaccettabili, forse errori inaccettabili, il malato posto vicino al sano, inconsapevolmente, non cogliendo chi era malato, addirittura non aver compreso la ragione della morte curando impropriamente e causandola. Di tutto questo e di tutto ciò che sarà necessario comprendere e fare giustizia verrà il tempo. Verrà di certo. Avremo modo di parlare e giudicare. Ora, dopo mesi di occultamento, mentre la morte diminuisce la presa, i guariti risalgono alla vita, i malati hanno più certezze di salvezza, i sani scalpitano dobbiamo, vogliamo, è venuto il momento di dichiarare che vi è un altro male da curare, il lavoro. Il lavoro è stato fermato, le imprese chiuse, le attività sospese, lavoratori e imprenditori sentono le minacce della rovina. E’ alle porte, domani, un momento fatale, il popolo è chiamato a manifestare le sue qualità, domani gli italiani in gran parte torneranno al lavoro, si alzeranno presto, viaggeranno, saliranno ma non assaliranno, non dovranno assalire i mezzi pubblici! Non devono temere di non riuscire a viaggiare. Non deve accadere. Ho chiesto ai Ministri per competenza che non accada. Sarebbe ferale. Ognuno dovrà indossare una maschera, dovrà distanziarsi. Italiani, obbedite a queste regole. Ne troveremo di migliori, intanto sia così, dobbiamo fidarci di chi studia le strategie del morbo. Il trasporto sarà la battaglia determinante, dal suo ordine dipende la nostra sopravvivenza regolarizzata. Poi nelle ore di lavoro tutto si svolgerà secondo nuove regole ma non ci sarà da temere. Risolveremo. Sono i trasporti che mi preoccupano, l’ansia di trovare posto nei posti diminuiti. Vedremo. Risolveremo
Orsù, popolo italiano, slanciati nelle attività, compi quanto puoi ,non badare a lavorare di più se questo serve a far rinascere le nostre imprese ,lo dico al possessore di capitali ,lo dico ai lavoratori, bisogna unirsi ,il possessore di capitali lotti per il mantenimento dell’impresa e della dell’occupazione , diminuisca il profitto personale se riesce a dare lavoro ad un maggior numero di operai, un uomo che può lavorare ancora e mantenere se stesso e la famiglia è prezioso per l’l’ordine sociale e per la vita. E voi, lavoratori, non badate a sacrifici,valga il dare da parte degli uni e degli altri, se giungiamo a questa mentalità saremo invincibili, siamo un popolo, una nazione, agiamo come UNO, siamo il popolo più creativo della storia, siamo gli eredi dell’artigianato greco, medievale, rinascimentale, in ogni campo siamo nell’eccellenza, qualcuno ci è pari, nessuno ci supera, abbiamo sul nostro suolo ad ogni angolo le glorie della doppia Roma, la Roma latina, la Roma Cattolica, siamo decaduti, è così, ma non al grado di perdere noi stessi e memoria di noi stessi. Alziamoci, al lavoro, accorgimenti difensivi per combattere, per vivere. Non diamo argomenti a chi ci vuole reclusi come se non sapessimo combattere e vincere ma dovessimo intanarci. I lavoratori se non hanno lavoro suscitino impresa, assicuro che lo Stato li sosterrà. Lavoratori imprenditori! E non dobbiamo pervenire alla rovina degli anziani, che non abbiano in tutto salve le loro retribuzioni per la miseria del Paese. Un vecchio povero è un delitto. Con disonore sociale.
Popolo italiano, giuro che scaccerò chi governa mentendo, promettendo solo parole, complicando gli adempimenti, affollando di regole il cittadino, ottenebrando la speditezza, esagerando il legalismo. Lo giuro. Voglio che la mia Presidenza sia ricordata come il tempo in cui l’agire prevalse sul dire, la volontà di vivere sulla paura di vivere. La paura non è una difesa. Le Leggi devono favorire la società non allacciarla. Ve lo prometto. E sarà fatto. E se il Governo perde ancora tempo, lo sostituisco in un batter d’occhio. Sono il Presidente non la stampella di un Governo sciancato!”.
ANTONIO SACCA’
Discorso pronunciato dalla sala d’onore dello Squirinale. Addì 3 maggio 2020.
Invincible Presidente Professore!
Degno di un vero Nobel epocale, con tutta la sua opera scritta a far grande oggi il patrimonio d’Italia.
Grazie.