di Cristian Arni
Quando Tosatti paragonò Paolo Rossi alla grazia di Nurejev e la spietatezza di Manolete, a ragion veduta.
Dopo Maradona, Paolo Rossi! A proposito di ciò, un altro immenso del calcio mondiale, “tal” Pelè ha dichiarato: “Il cielo si sta riempendo di stelle”.
Così qualche giorno fa Paolo Rossi ci ha lasciati, a pochi giorni dalla scomparsa del Pibe de Oro è toccato a Pablito, soprannome conquistato a pieno titolo dopo aver tracimato goal nella porta della squadra carioca durante il mondiale di Espana 1982, partita memorabile, indimenticabile, storica!
L’Italia trascinata al successo dalla maglietta n.20, quella di Pablito, alias Paolo Rossi che segna ben tre reti nella porta difesa da Valdis Peres; la difesa brasiliana, già un po’ vacillante di suo, fu totalmente annientata da un inarrestabile Rossi; la partita fu mozzafiato, il Brasile accorcia le distanze con l’Italia in vantaggio, fino al pareggio, poi Pablito decreta la terza rete e la partita finisce con la vittoria dell’Italia e l’eliminazione dalla seconda fase della squadra sudamericana: Italia- Brasile, 3-2, storia!
Niente male per un ragazzino partito dalla provincia; nato a Prato, Paolo Rossi arriva a Torino, nonostante il parere contrario dei genitori ma voluto dalla Juventus per poi essere traghettato tra Lanerossi Vicenza, Como, Perugia, per tornare poi nuovamente alla Juventus, con la quale ottenne i suoi successi calcistici più importanti, oltre a qualche amaro episodio.
Nel pieno del vigore fisico e calcistico Rossi attraversa come una furia, le bufere che gli si parano innanzi; dallo scandalo legato al calcioscommesse, che coinvolse giocatori di diversi club, allo stop forzato di due anni dai campi di gioco, al rientro in campo fino alla convocazione in Nazionale, chiamato da Enzo Bearzot per il mondiale del 1982 dove Pablito tirerà fuori tutta l’energia tellurica accumulata siglando vittorie che portarono la Nazionali italiana di calcio alla conquista del titolo.
Una stagione calcistica pazzesca; Rossi mondiale, trasporta la squadra e gli italiani in un sogno che inizialmente pareva irrealizzabile; la fiducia che Enzo Bearzot diede a Rossi fu ben ripagata a suon di goal, ben sei reti segnate in totale nel corso del torneo, tre di cui al Brasile, poi: due goal contro la Polonia e uno nella finale contro la Germania, gli valsero il titolo di capocannoniere al Mondiale di Espana ’82, oltre al pallone d’oro che vinse sempre nel 1982.
Intanto è stata lanciata da una nota emittente radiofonica la proposta di intitolare il premio di bomber a fine stagione, proprio a Paolo Rossi; il premio: “Trofeo Paolo Rossi“, sarebbe così assegnato al miglio capocannoniere in Serie A, un tributo per ricordare la memoria di Pablito.
L’idea è stata immediatamente accolta con grande favore e calore da parte del pubblico ma anche dai massimi vertici sportivi come ad esempio il presidente del Coni, Giovanni Malagò, che rimanda però la decisione ai vertici della Figc e della Lega Serie A
Il Rossi mondiale è un Rossi che mette in risalto le sue doti e qualità calcistiche: un opportunismo di gioco, astuzia, rapidità, tempismo che lo vedranno essere nel posto giusto al momento giusto, pronto sotto porta ad infilzare la rete con i suoi goal inaspettati, un fulmine a ciel sereno per gli avversari e lui, Rossi, che colpisce freddamente buttando la palla in rete, sia si trovi a pochi passi dalla porta avversaria, sia si trovi dalla distanza.
Antonello Venditti canterà in «Giulio Cesare»: “Era l’anno dei mondiali/ quelli dell’86/ Paolo Rossi era un ragazzo come noi”, una strofa che il cantautore romano riferisce al Paolo Rossi giocatore, vincitore di quel mondiale di quattro anni prima, come al Paolo Rossi studente universitario antifascista, assassinato sulla scalinata della Facoltà di Lettere in quell’anno; il mondiale cui si riferisce in questa strofa Venditti è quello sventurato di Messico ’86, dove l’Italia, detentrice del titolo, fece una magra figura venendo eliminati da Francesi agli ottavi, dove però Paolo Rossi pur essendo stato nuovamente convocato da Bearzot non figurerà mai titolare.
Anche se dopo il mondiale il suo nome è legato inesorabilmente alla Juventus, Paolo Rossi continuerà la sua carriera passando prima al Milan ed infine al Verona, ma resteranno indelebili i successi degli anni precedenti con i suoi compagni di squadra, al fianco di campioni quali: Platinì, Boniek, e molti dei suoi compagni di Nazionale: Scirea, Cabrini, Gentile, Zoff, Tardelli, quegli stessi ragazzi dell’82 che oggi hanno portato il feretro del campione nella Cattedrale di Vicenza: Giancarlo Antognoni, Antonio Cabrini, Fulvio Collovati e Marco Tardelli.
Oltre ai successi Paolo Rossi ha vissuto anche momenti meno gloriosi attraversando pagine drammatiche come abbiamo avuto occasione di dire sopra: la squalifica dai campi per la vicenda legata al calcioscommesse e la tragedia in finale Coppa dei Campioni della Juventus contro il Liverpool allo Stadio dell’Heysel dove rimasero uccise dal crollo degli spalti ben 39 persone che tentavano di sfuggire alla furia degli hooligans inglesi.
Per entrare nella Storia il mito ha bisogno di compiere azioni eroiche che lo portano alla gloria ma sapendo anche uscire dai momenti di grande difficoltà, e questo Paolo Rossi, per tutti affettuosamente Pablito, lo sapeva bene, perchè è entrato a pieno titolo nell’Olimpo dei campioni mondiali dello sport.
Il suo impegno, successo e sacrificio il pubblico lo ha ricambiato con grande affetto, esprimendo gratitudine a Paolo Rossi per le enormi emozioni regalate ma anche per aver affrontati i momenti più difficili a testa alta, momenti dai quali è ri-uscito a vincere non solo per sè, ma per noi tutti.
Grazie Pablito!