Editor e Copywriter Cristian Arni
Quando il Dott. Arnaldo Gioacchini mi parlò di queste scenografiche rappresentazioni pittoriche, rimasi ad ascoltarlo affascinato dal constatare come, in Italia, l’Arte figurativa, insieme a tante altre peculiarità del nostro Paese, abbia risentito dei…regionalismi. Realtà geografiche aderenti ai piccoli comuni delle province italiane, confinati entro uno spazio ben definito e caratterizzato, seppure non annoverabili tra i “big” dell’Arte, per usare un termine sanremese non a torto, vista l’area geografica nella quale ci troviamo. A parte forse gli addetti ai lavori e gli appassionati, queste “rappresentazioni” figurative sono per lo più adombrate dalle opere delle “star” dell’Arte. Ma andiamo a capire meglio e conoscere più da vicino cosa sia il “Cartelame”.
di Arnaldo Gioacchini– Membro del Comitato Tecnico Scientifico dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale
Forse si potrebbe titolare questo articolo scrivendo d’emblée “I Cartelami chi sono costoro?” e probabilmente non si sarebbe molto lontano dal vero magari escludendo, ed in parte, i soli confini liguri. Chi scrive ne ammirò alcuni tanti anni fa in quel di Laigueglia (sicuramente piuttosto nota più per motivi turistici e ciclistici che per essere, in un certo senso, la “patria” dei cartelami più belli, più grandi e più rinomati) rimanendone piuttosto colpito vuoi per l’arte espressa che per la loro struttura. Una Laigueglia, luogo di mare delizioso vicino a Capo Mele e prossimo al confine francese, posta in provincia di Savona e abitata da meno di duemila abitanti, molto nota perché intorno ad essa si svolge il famoso omonimo Trofeo ciclistico professionistico che a febbraio (in Riviera, come è noto, il clima è piuttosto mite anche d’inverno) apre, in genere,la stagione di questo sport. Trofeo che ha veduto,dal 1964 anno della sua creazione ad oggi, sempre vincitori di primissimo piano sia italiani che stranieri (ad es. due per tutti: Giuseppe Saronni e Eddy Merckx). Detto della rinomanza di Laigueglia nel mondo non certo per i Cartelami, vale invece la pena di parlare di essi di cosa sono, di cosa rappresentano e di come sono costruiti e di altre loro peculiarità. I Cartelami sono splendidi sfondi scenografici anzi delle vere e proprie scenografie che furono particolarmente utilizzate fra il sedicesimo ed il diciottesimo secolo. Trattano per la maggior parte ( ma non sempre) rappresentazioni popolari a tema religioso. La cosa più sorprendente è già insita nel nome stesso infatti nella loro costruzione c’è un grosso uso del semplice cartone integrato, a fini costruttivi, dal supporto in legno, latta, tela e cartapesta (oggi come oggi sarebbero etichettati, senza ombra di dubbio, come ecologicissimi). Costruiti nell’insieme strutturale così come abbiamo detto, le facciate sono poi dipinte, con grande arte ed immedesimazione, tanto da risultare sempre di grande attrattiva e di rimarchevole bellezza. La parte pittorica ha visto ( soprattutto nel periodo “aureo” della loro realizzazione – XVIII secolo) l’impegno anche di pittori (loro insieme alle loro botteghe) piuttosto noti pure fuori dai confini liguri, due esempi per tutti: Paolo Gerolamo Brusco (detto Bruschetto) e Giovanni Agostino Ratti, due veri e propri Maestri della tavolozza, entrambi savonesi. Caduti praticamente nell’oblio per ben più di cento anni e creduti, per la maggior parte, scomparsi anche e soprattutto per la loro deperibilità strutturale, i Cartelami hanno avuto però e per fortuna, un gran bel rilancio cognitivo quando nel 2013 a Genova nel Palazzo Ducale, addirittura nell’appartamento del Doge, si tenne, dai primi di maggio alla fine di agosto, una interessantissima Mostra dal titolo: “ Il Gran Teatro dei Cartelami. Scenografie tra mistero e meraviglia”. Una Mostra che fu una sorta di “deliziosa riemersione dalla notte dei temi”, grazie al certosino impegno di studio e ricerca dei due bravissimi curatori: Franco Boggero ed Alfonso Sista due ragguardevolissimi studiosi della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Liguria che addirittura compirono un vero “miracolo” mettendo insieme ben oltre 100 opere, fra le quali si evidenziò il Cartelamo più grande e composito in assoluto il “Sepolcro istoriato” di Laigueglia (un Paese che, in questo specifico, torna sempre alla ribalta) un’opera bellissima, completamente smontabile, alta ben 15 metri! Fra l’altro l’ eccezionale peculiarità della Mostra accese addirittura i “fari culturali” internazionali, a tal punto che nell’occasione fu girato pure un documentario per gli Stati Uniti che servì come puntata iniziale della serie televisiva “ Undisclosed Italian Art-Recondita Mairabilia” che è stata distribuita da network di primissimo piano ed altissimo livello scientifico: lo Smithsonian Channel di Washington ed il National Geographic. Vi è da dire, peraltro, che i genovesi quando dominarono la Corsica e la Sardegna ivi “esportarono”, fra le loro costumanze, anche i popolari Cartelami. L’interesse culturale per i Cartelami ha portato chi scrive, soprattutto dopo la mostra del 2013, a fare approfondite ricerche per comprendere se in altre regioni mediterranee fossero in uso questo tipo di scenografie popolari (o qualcosa di simile) fatte con i suddetti materiali riciclabili e la risposta che scaturì dai vari testi consultati fu positiva in quanto sotto il nome di monumentos o décors emerse che pure altre popolazioni che in qualche modo “insistono” sul Mare Nostrum si avvalgono, a vario titolo, di loro peculiari cartelami. A questo punto vi è da sperare che i “nostri” Cartelami, splendido frutto di un sapiente innesto fra artigianato ed arte, non “spariscano” di nuovo e soprattutto, considerando la bella Cultura tradizionale che esprimono, vengano fatti conoscere in tutto il nostro Paese ben fuori dagli stretti confini del Ponente ligure. Ciò visto e considerato che già nel Levante ne sono state rintracciate solo alcune parvenze solo nelle sette sagome (ma in latta dipinta) conservate nell’Oratorio dei Bianchi di Nostra Signora dell’Assunta nel Comune di Castelnuovo Magra ( delizioso borgo in prossimità del confine toscano e dominante lo splendido Golfo dei Poeti) forse parte di un tutto assai più composito costruito intorno ad una deposizione di Cristo. Ma in questo caso già siamo molto nel desueto, in quanto si tratta di metallo dipinto e non di cartone (cartelami) a riprova che questa bell’arte si sviluppò e consacrò a pieno in Liguria sì, ma quasi totalmente nella Riviera di Ponente.