a cura di Cris Hars
La nota poetessa americana ricordata dal colosso del Web nel giorno del suo compleanno.

Morta a soli 31 anni, Silvya Plath lasciò un patrimonio letterario enorme, che si potrebbe inserire nel genere della poesia confessionale, di cui i “padri fondatori” furono: Robert Lowel e William De Witt Snodgrass; per diversi periodi tenne un diario, di cui alcune parti sarebbero andate distrutte per mano del coniuge, il poeta laureato Ted Hughes, da cui ebbe due figli.
Controversie riguardo la sua morte legate ad un suicidio/incidente ancora oggi dibattuto, la poetessa è ricordata per il contributo poetico che le valse il Premio Pulitzer per la poesia, la prima donna ad essere premiata in tale categoria, nel 1982 post mortem.
Sylvia Plath era affetta da depressione e già dopo un primo tentato suicidio seguì un ricovero psichiatrico dove le fu diagnosticato il disturbo bipolare.
Si dice che prima di suicidarsi scrisse un ultimo componimento intitolato “Orlo“.Benchè la sua vita fu segnata da un percorso personale difficile, descrivendolo sommariamente vogliamo solo rendere omaggio alla sua Arte letteraria di cui non possiamo non citare il romanzo semi- autobiografico, “La campana di vetro”.
In realtà la Plath è ricordata per questi sue due titoli: “La campana di vetro” e la raccolta vincitrice del Pulitzer “The collected poems”, ma la sua produzione letteraria come detto, comprende inoltre: un diario personale, l’unico dramma teatrale a tre voci e un carteggio di lettere indirizzate alla sua analista, il cui contenuto getta nuova luce sul suo rapporto con il violento marito, un amore malato, le minacce di morte, gli abusi e le violenze; materiale inedito battuto all’asta, oggi hanno un valore 875mila dollari.
Qui la vogliamo ricordare con uno dei suoi emblematici versi: “Ariel” di una bellezza e drammaticità struggenti:
Ariel
Stasi nel buio. Poi
l’insostanziale azzurro
versarsi di vette e distanze.
Leonessa di Dio,
come in una ci evolviamo,
perno di calcagni e ginocchi! –
La ruga
s’incide e si cancella, sorella
al bruno arco
del collo che non posso serrare,
bacche
occhiodimoro oscuri
lanciano ami –
Boccate di un nero dolce sangue,
ombre.
Qualcos’altro
mi tira su nell’aria –
cosce, capelli;
dai miei calcagni si squama.
Bianca
godiva, mi spoglio –
morte mani, morte stringenze.
E adesso io
spumeggio al grano, scintillio di mari.
Il pianto del bambino
nel muro si liquefà.
E io
sono la freccia,
la rugiada che vola
suicida, in una con la spinta
dentro il rosso
occhio cratere del mattino.
Vi indichiamo la sua produzione in maniera non esaustiva volendo così solo ricordare la figura di Sylvia Plath quali ammiratori del suo stile:
Poesia:
- The Colossus (1960)
- Poppies in July (1962)
- Ariel (1965)
- Crossing the Water (1971)
- Winter Trees (1972)
- The Collected Poems (1981)
Prosa:
- La campana di vetro (The Bell Jar, 1963) sotto lo pseudonimo di ‘Victoria Lucas’
- Letters Home (1975) a cura di sua madre
- Johnny Panic and the Bible of Dreams (1977) (l’edizione inglese contiene due storie che quella statunitense non possiede)
- The Journals of Sylvia Plath (1982)
- The Magic Mirror (1989), la sua tesi di laurea allo Smith College
- The Unabridged Journals of Sylvia Plath, a cura di Karen V. Kukil (2000)
Libri per bambini:
- The Bed Book (1976)
- The It-Doesn’t-Matter-Suit Max e il vestito color zafferano (1996)
- Collected Children’s Stories (UK, 2001)
-
Mrs. Cherry’s Kitchen (2001)