a cura di Cristian Arni
Ci piace confrontare più pareri, comparare più “fonti”, poi magari, l’idea potrete farvela da voi, non imposta da nessuno, purchè sia la vostra idea, se poi questa dovesse essere in linea con una o l’altra faccia della medaglia, non in senso di volta gabbana, allora non sarà un problema, diventa tale quando si hanno idee preconcette, aprioristicamente in maniera sommaria, senza alcuna analisi o approfondimento, solo per partito preso, o lasciato dipende, o per una forma di “credo ideologico” che ottunde le menti.
Premesso ciò la questione è che siamo ormai al count- down con l’ora X. Finalmente, si fa per dire, da domani i detrattori del Governo in carica potranno tirare un sospiro di sollievo, e si” Perchè c’è chi è contro il lock- down, chi lo approva, chi finalmente si penserà di tornare ad una parvenza di “normalità”, ossia la consuetudine routinaria del quotidiano incessante, ci rendiamo conto?!
Con l’apertura di alcuni esercizi commerciali, il 14 di Aprile sarà la nuova “presa della Bastiglia”, esattamente tre mesi prima dell’ufficiale ricorrenza francese ma noi siamo in Italia e noi siamo italiani e come sovente accade, siamo in un far- west da fare invidia al Cinema classico hollywoodiano.
A questo proposito, come spesso accade in Italia, tutto viene lasciato al caso, è tutto lasciato alla propria interpretazione della realtà, al libero arbitrio; non ci sono strette così tassative, così come non ci saranno aperture altrettanto organizzate e strutturate.
In Veneto, per esempio, il Governatore Zaia ha abolito la distanza di 200 mt per l’attività fisica, imponendo però l’obbligo di usare: mascherina, gel igienizzante e guanti, quando si esce. Le fabbriche riprendono a lavorare, e Zaia apre anche ai pic- nic purchè in famiglia: giusto, sbagliato?
Lombardia e Piemonte sono invece ancora alle strette, per loro non ci sarà nessun 14 Aprile, nessuna presa della Bastiglia, per queste regioni cambierà ben poco; qui purtroppo la situazione non è delle migliori e si resta ancora, nella famigerata alla fase 1, mentre il Veneto, di cui sopra passa alla fase 2 dell’epidemia, non della Champion League.
Il resto d’Italia invece, tira a campare; tra furbetti e clandestini in coda per la scampagnata di Pasqua e Pasquetta, o radunati sulle terrazze condominiali a far barbecue e qualche commerciante che elude le regole della chiusura, le serrande le ha sollevate a metà, già da un pezzo: giusto, sbagliato?
Il premier Conte il 10 Aprile con l’ultimo DPCM ha allentato un pochino la morsa sulle regole da rispettare, come fossimo sotto dittatura, ma va detto che in giro non è che sia stato proprio il deserto dei tartari; la settimana che ha preceduto la Pasqua se ne son viste un po’ di tutti i colori, chi ha coscienza.
Le polemiche nell’ultima conferenza stampa hanno catturato l’attenzione facendo passare in secondo piano il messaggio che forse più interessava gli italiani, ossia: se questo allentamento delle ristrettezze in cui viviamo da più di un mese, è il caso di farlo partire già domani oppure non sarebbe meglio aspettare ancora un po’.
Come sempre i pareri sono i più diversi, c’è chi dice si, c’è chi dice no, di “rossiana” memoria, chi la vuole cotta, chi cruda, chi in un modo, chi in un altro.
Nel frattempo sono state indicate istruzioni utili per la riapertura di alcune attività commerciali: 1 cliente per 40 mq; percorsi di ingresso ed uscita (avete presente Ikea); la fornitura di gel igienizzante, guanti e mascherine.
Fin qui non fa una piega, sembra tutto in ordine e predisposto, ma…non è chiaro chi fornirà il materiale di così difficile reperimento, ma soprattutto: chi pagherà le forniture, i commercianti o lo Stato?
Altra cosa che potrebbe far riflettere in merito: ci saranno controlli di verifica ed eventuali sanzioni, in caso di inadempienza delle disposizioni del Governo e per punire i trasgressori?
Intanto le scuole restano chiuse ma aprono librerie, cartolerie e negozi per bambini, con l’Italia in calo demografico è comunque già qualcosa.
Questa, in soldoni, la primavera che Conte auspicava, e di cui aveva dato annuncio in conferenza stampa; a noi più che in primavera pare ancora di più di brancolare nelle fitte nebbie di Avalon, nulla a che vedere con ben altre di primavere.
D’altro canto, come si fa si fa, si sbaglia o comunque resta sempre molto difficile accontentare tutti, ma proprio tutti, giusto?!
Senza voler prendere le difese di nessuno, men che mai di un primo ministro, per giunta Avvocato, dobbiamo però confessare una cosa: Conte sta cercando a suo modo di “tenere botta”, e non deve essere facile davvero mettere tutti d’accordo; in primis le opposizioni, che di tanto in tanto se le chiamano con un pressing ai limiti del fallo da rigore.
Presto detto: erano più di ventiquattro ore che circolava la voce che il Premier avesse firmato, nero su bianco, il Mes, ma ciò a torto, nessun Mes è stato ancora firmato, nè prima nè dopo. Purtroppo a questi azzardi il premier ha risposto facendo qualche gaffes e pronunciando i nomi e cognomi dei suoi rivali, in piena onda sulla TV di Stato.
Usare la TV di Stato per fare nomi e cognomi non si è dimostrata una scelta felice per lui, criticabile, forse non ce l’avrà più fatta a sostenere, il carico di “illazioni” e accuse piovute addosso un po’ di qua un po’ di là, oltre la gestione di una emergenza simile, e dover poi render conto a 60.000.000 di italiani, insomma, sarà sicuramente sotto pressione, da qui la capacità di amministrare un Paese e la sua popolazione.
Qualcuno ha visto il richiamo di Conte più che altro come un’ammonizione per falli da tergo e condurre un gioco meno pressante e falloso, forse. Qualcun’altro invece, ha visto l’intervento di Conte più come un “colpo di stato” alla sudamericana, con l’occupazione della TV e l’imposizione di un diktat da potere autarchico.
Francamente, a noi è parsa un po’ come a dire: “e mo’ basta, a regà c’avete rotto i…”, ecco l’abbiamo vissuta più come il famoso sassolino, anzi due sassolini, dentro la scarpa.
Certo, possiamo sicuramente criticare alcune, molte delle scelte del Governo in merito alle decisioni prese e alla gestione della pandemia, innegabili certi errori, o perlomeno ingenuità ma va anche detto che forse a nessuno di noi sarà venuto in mente: “ma io, che farei al suo posto, cosa proporrei di fare, cosa suggerirei se dovessi prendere decisioni nei confronti di 60.000.000 di italiani, dovendone poi sopportare anche le accuse, le illazioni, le frecciate, le calunnie che arrivano da ogni parte?” ecco, forse se qualcuno riuscisse a rispondersi non avremmo alcun dubbio che possa governare.
Ciò detto, non stiamo difendendo nè accusando alcuno, stiamo solo provando ad immaginarci fuori da questo pandemonio, è proprio il caso di dirlo, in cui siamo invischiati; non è difficile criticare, ma è difficile governare bene. Se l’opposizione fosse stata al Governo, cosa avrebbe fatto? In che modo, avrebbe gestita questa emergenza?
Possiamo discutere anche di cose molto complesse ed articolate, come il Mes, gli Eurobond, ma quanti di noi possiedono davvero gli strumenti e le informazioni concrete e reali delle cose? Abbiamo gli strumenti per confutarne le tante ipotesi? Siamo davvero noi, in grado di capire di cosa si parli, in maniera scientemente approfondita da giudicare e criticare minuziosamente le tante discrepanze a riguardo?
A parte questo va comunque detto che il Governo prova a seguire anche alcune linee di tendenza che probabilmente terrano conto dell’aria che tira altrove e di quanto la comunità medico- scientifica comunica; per esempio l’OMS si dice contrario all’allentamento delle disposizioni sulle ristrettezze, sarebbe troppo prematuro, e potrebbe inverarsi una recrudescenza della pandemia.
C’è poi una scena politica internazionale di cui tener conto; una catena globale di azioni e decisioni che i singoli stati e i loro governi hanno prese grosso modo a quanto fatto in Italia, addirittura da qualche parte ci hanno presi a modello cui ispirarsi per le regole sociali da applicare contro la pandemia.
Persino gli Stati Uniti hanno avuto un andamento simile al nostro, qui in Europa e in Italia; anche loro hanno avute le nostre stesse carenze rispetto alcune decisioni e azioni da intraprendere; hanno riscontrato alcuni problemi logistici affrontandoli a modo loro: da noi è stato shockante vedere la sfilza di camion militari portare bare nei forni per ardere le salme, una immagine che resterà l’emblema di questo periodo di fronte alla quale osserviamo il più stretto e rigoroso silenzio; in America sono le fosse comuni, savate ad Hart Island, di fronte al Bronx, immagine altrettanto significativa.
Certo si potrà obiettare: Bergamo e Brescia però sono un’unghia di New York, e il numero di vittime è molto elevato per una dimensione geografica tanto ristretta, verissimo ma qui non è la dimensione geografica la sola a fare la differenza, qui la differenza la fa la situazione, che si rende simile un po’ ovunque: la Spagna, per tornare in Europa, allora?
Gli Stati Uniti hanno in proporzione un rapporto territorio/abitanti nettamente opposto a noi, concentrati maggiormente sulle coste, hub di accesso ed ingresso al paese, per merci e persone, e vaste zone di territorio inabitato.
E ancora: altri paesi del mondo alle prese con la pandemia si sono trovati ad affrontare le stesse emergenze con reparti di terapia intensiva off- limits oppure confrontandosi con la carenza di personale e di mezzi, tra tutti i famosi dispositivi di protezione individuali.
Tutto questo non è stato un problema solo italiano; pensate che in una città come New York, che uno vede come una Mecca di modernità ed efficientismo, ebbene proprio il personale infermieristico e medico ha lavorato in condizioni a dir poco di carenza, usando per più e più giorni la stessa mascherina.
Il problema dei contagi e il distanziamento sociale, la chiusura delle scuole e delle Università, con l’economia che va giù e la produzione che si blocca, non è stato solo qui da noi, in Italia, altrimenti sarebbe stata un’epidemia, invece ci troviamo di fronte ad una pandemia su scala globale, ci pare.
Immaginiamo che chiunque si fosse trovato al Governo in un momento come questo avrebbe o si sarebbe trovato a confrontarsi con una situazione davvero molto, molto difficile da gestire, ciò non toglie le ingenuità, chiamiamole così, ma anche alcune incompetenze e gravissime lacune che il Sistema Italia ha dimostrato di avere, a prescindere.
Per il resto poi è l’Europa che si dimostra a due marce, la Germania in testa il resto dei paesi la spalleggiano, rincorrendola: da un lato una lenta riapertura dall’altro la proroga della chiusura: in Austria si riparte da alcuni esercizi commerciali (come l’Italia grosso modo), mentre in Francia si proroga il lock- down; in Danimarca si torna a scuola e in Spagna si allenta un po’ la stretta mentre proprio in Germania, il paese che risulta più virtuoso per numeri di decessi e statistiche, si prova una graduale distensione delle regole imposte dal Governo, ma su tutti i paesi resta tassativa la distanza sociale.
Insomma questo passaggio tanto agognato dalla fase 1 alla fase 2 procede a singhiozzo; qualcuno si dice convinto aver fatto il giro di boa della pandemia, qualcun altro si dichiara perplesso nel ripartire tanto prematuramente, specie l’OMS.
In realtà non possiamo ancora distinguere nettamente e chiaramente se siamo nella fase 1 e in quella 2, fintanto l’altalena dei dati, tra contagiati, decessi e guariti continua a fluttuare, oscillando così instabilmente.
E’ innegabile la tendenza di un trend al ribasso, ma sarà che allora certe ristrettezze e regole imposte siano servite a qualcosa? E non sarà invece che possa essere ancora troppo premature allentarle proprio ora?
Vediamo a tal proposito cosa riporta il sito https://www.laleggepertutti.it/ nel link sottostante:
Articolo di grande interesse, che spazia ad ampio raggio su tutta la gamma di problematiche suscitate dalla pandemia. Lo stato confusionale in cui è precipitato l’intero pianeta viene radiografato con assoluta lucidità, come merita avvenga quando ci si trova a essere testimoni di un tempo di transito quale è il nostro. Un tempo in cui ha più sapienza un’analisi come questa, in grado di ammettere l’inadeguatezza di ogni giudizio, piuttosto della ridda di incompetenze, o di competenze sommarie, da cui deriva una letteratura giornalistica del tutto incapace di dare orientamento sicuro a chi voglia davvero comprendere, e non tifare, più o meno astiosamente, per o per quella fazione.
Grazie delle Sue mirabili parole alle quali non possiamo che associarci visti i tempi che stiamo vivendo!