Giovanna Boda e Federico Bianchi di Castelbianco accusati di corruzione, la donna si è lanciata dal secondo piano. E’ grave.

 

 

 

 

di Cristian Arni

 

 

 

 

Roma- E’ pesante l’accusa mossa nei confronti del capo del Dipartimento Risorse Umane, finanziarie e strumentali del MiUR, Giovanna Boda, finita nel mirino della procura di Roma.

Si parla di corruzione, infatti sarebbe attribuita alla Dirigente, il versamento di una tangente pari a 679mila€ per l’esercizio delle sue funzioni e/o dei suoi poteri, accusa gravissima di peculato, soldi ricevuti niente meno che da parte dell’editore ed imprenditore, Federico Bianchi di Castelbianco, già editore dell’Agenzia di Stampa Dire.

Sarebbe un vero scandalo, da prima Repubblica, a dimostrazione del fatto che certi peccati e vizi capitali nell’italietta della corruzione, sono abitudini dure a morire. Quello che fa male, per chi ancora crede in un’Italia giusta e pulita, è che certe cose avvengono nelle sedi delle Istituzioni, da parte di chi copre ruoli ed incarichi, preclusi ad altri, macchiandosi poi di reati ed accuse così gravi.

Due giorni fa avevano perquisito la sua casa in centro a Roma e l’ufficio al ministero dell’Istruzione a Viale Trastevere

Ieri a metà pomeriggio, dopo un incontro nello studio del suo avvocato, Giovanna Boda, 47 anni, si è lanciata dalla finestra del secondo piano nel cortile di uno dei palazzi di Piazza della Libertà. 

Ricoverata in gravissime condizioni al Gemelli è stata operata nella notte.

Le accuse nei suoi confronti ipotizzate dai magistrati Paolo Ielo e Carlo Villani per poter effettuare i primi approfondimenti, parlano di corruzione.

La cosa pesante è che Federico Bianchi di Castelbianco, è niente meno che il legale rappresentante dell’«Istituto di Ortofonologia» nonché «socio e amministratore di fatto della Com.E Comunicazione & Editoria» ed editore dell’agenzia di stampa Dire specializzata anche in scuola e giovani.

La storia si ripete, è sempre quella: i soldi intascati dalla Boda sarebbero serviti per ottenere appalti dal ministero del valore di 39 mila 500 euro ciascuno.

 

 

Ancora imprecisato il numero degli incarichi assegnati, per questo gli investigatori cercavano diverse commesse.

Con cinque pagine di decreto avevano chiesto a Boda, indagata assieme a Bianchi Di Castelbianco e alla sua collaboratrice Valentina Franco («consapevole del pactum sceleris», si legge nel verbale) di consegnare telefoni e computer.

La Boda, laureata in Psicologia alla Sapienza e con un dottorato a Padova, è originaria di Casale Monferrato, dove la mamma è stata sindaco fino a due anni fa. Sposata con Francesco Testa che è procuratore a Chieti, in Abruzzo, è uno dei cardini del ministero per il quale ha curato per molti anni.

Ironia della sorte la Boda è stata l’organizzazione delle giornate della Legalità, della nave che ogni anno porta a Palermo centinaia di studenti per commemorare Falcone e Borsellino.

Per il suo impegno nel 2014 è stata nominata commendatore.

La notizia sconfortante è sempre quella che mette in cattiva luce questo nostro amato Bel Paese: il mal costume che colpisce indistintamente anche i più insospettabili, chi ha grandi meriti e titoli. Noi confidiamo nella Giustizia e che venga presto fatta chiarezza su questa nuova vicenda di corruzione a livelli altissimi, attribuendo le colpe ai giusti responsabili.

 

Author: Cris

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