di Cristian Arni
A quasi due settimane dalla Giornata della Memoria, oggi si commemora il Giorno del Ricordo.
Con una certa punta di fastidio ci si accorge di come sia stata commemorata in tono minore questa giornata dedicata all’eccidio delle Foibe da parte di certo schieramento politico e dal popolo gregge che li segue.
Purtroppo v’è forte la convinzione che ricordare questa giornata sia una cosa da “fascisti”, i mentecatti hanno il cervello obliterato a destra.
Spiace deluderli, ma si sbagliano!
Il Giorno del Ricordo, che cade il 10 Febbraio di ogni anno, da quando nel 2004 è stata istituita per ricordare le vittime delle foibe, non è cosa Fascista, come piace far finta di credere a buona parte della stampa e dell’intellighenzia di centro sinistra e ai loro lettori, ma è si, purtroppo per loro, un brutto affare di stampo tutto Comunista.
L’allora regime Comunista di Tito aveva messo in moto una vera e propria macchina di morte, non inferiore a nessun’altra per la sua terribile brutalità repressiva nei confronti delle persone di etnia italiana che vivevano nella penisola dalmata, in Venezia Giulia, nel Quarnaro.
I partigiani jugoslavi e dell’OZNA commisero crimini inenarrabili contro l’umanità, nè più nè meno, disumani quanto quelli dei Lager Nazisti.
I crimini commessi nel corso di questa vera e propria pulizia etnica costò la vita ad un numero elevato ed imprecisato di italiani; si stima che persero la vita in maniera violenta ed impietosa tra le 4 e le 5000 persone, giustiziate sommariamente mediante fucilazione e gettate nelle cavità naturali del terreno che costituiscono la morfologia geologica di quell’area geografica meglio conosciuta come penisola istriana, ma che poi in realtà coinvolgerà anche i territori del Friuli Venezia Giulia.
Ma se consideriamo invece, anche le vittime dei campi di prigionia jugoslavi, dove gli italiani furono rinchiusi e le vittime cadute nella lotta antipartigiana, allora il numero delle vittime cresce esponenzialmente a 11.000 e forse più.
Ad oggi è ancora difficile fare una stima precisa ed ufficiale delle vittime perchè non è stato possibile recuperare tutti i corpi e le vittime vennero addirittura murate vive non rendendo possibile recuperarne tutti i corpi. murati vivi!
Per la sua conformazione geologica il Carso si prestava bene, con un territorio con feritoie ed inghiottitoi che fecero da nascondiglio naturale dove far sparire le tracce dei crimini commessi, gettando i corpi giù, lungo questi tunnel, nei meandri oscuri della terra.
Ma allora perchè ad oggi, nel 2021, si ricorda a stento, in maniera e tono minore l’eccidio delle Foibe? Come mai l’opinione pubblica non è così sollecitata e sensibilizzata tanto quanto altri crimini che invece trovano il favore della gran parte dell’opinione pubblica, della stampa, del cinema, della letteratura e della coscienza collettiva?
Mi si risponderà, magari con una punta di orgoglio misto a disappunto: “Per il numero di vittime nettamente inferiore“, ma non voglio credere che persone tanto umane e sensibili agli occhi del mondo, e che esprimono un sentimento così nobile e puro di costrizione profonda, si perdano in affermazioni di un abominio simile, poichè proprio come disse Oscar Shindler “Chi salva una vita salva il mondo intero“.
E allora non vale lo stesso discorso se si perde una vita anziché, dieci, cento, mille vite? Forse che è il numero a dare maggior diritto al dolore e al ricordo, alla commemorazione?
In questo senso c’è stato un vero e proprio depistaggio, riduzionista e perfino negazionista, per far dimenticare quegli italiani già spariti nel buio della terra.
Dopo la guerra la tragedia proseguì costringendo gli italiani all’esodo giuliano- dalmata che costrinse gli italiani a lasciare: casa, lavoro, terra, oggetti personali, affetti, ricordi.
Costretti a vagare, quasi apolidi, perchè dopo la Seconda Guerra Mondiale, neanche lo Stato Italiano, appena instauratosi, volle spendersi troppo per quei “reietti”, qui la vergogna moltiplica la sua misura.
Molti dei cadaveri vennero nascosti da parte delle milizie jugoslave, nelle miniere, in maniera deliberata. La brutale repressione non consentiva la libera espressione della propria cultura ed identità, e oggi il Capo dello Stato, Sergio Mattarella ha voluto ricordare l’importanza di non considerare che l’orrore sia solo la brutalità Nazista, ma imparare a conoscere anche il dolore di una tragedia per lungo tempo taciuta, misconosciuta e ingiustamente dimenticata, dai ben pensanti all’ italiana che l’hanno sempre considerata una cosa prettamente di stampo “fascista”.
La brutalità umana e della guerra non conosce destra o sinistra, comunismo o fascismo, fa incetta tanto degli uni quanto degli altri, senza distinzione.
Notare ad oggi il silenzio di buona parte della popolazione, compreso sui canali sociali e nelle rubriche televisive, il tono di minore importanza di questa tragica pagina di storia dell’umanità, fa intuire come la mente delle persone sia pilotata verso una specifica direzione di parte.