introduzione, editing e copy Cristian Arni
E’ con grande piacere che riportiamo le parole del Direttore Responsabile della prestigiosa rivista «IL BORGHESE»: Claudio Tedeschi, che introduce al numero di Giugno 2020; un numero il cui motto è: «Macelleria Sociale», non potrebbe essere altrimenti dopo tre mesi di Covid-19; tre mesi di «austerity» sanitaria che è significata anche crisi economica. Il numero di Giugno è come sempre ricco di contributi, articoli, interviste im-possibili e possibilissime. E poi, ancora le rubriche de: Il meglio de «IL Borghese», Le inchieste de «IL Borghese», Tic e Tabù, Terza pagina e infine spazio all’Editoria con lo spazio dedicato a: Libri Vecchi e Nuovi. L’illustrazione in copertina è curata da Alessio Di Mauro in maniera significativa: incorniciata da bordi rossi (fate voi se sia rosso passione o rosso sangue o semplicemente rosso, come un conto bancario), troviamo l’Italia raffigurata rovesciata, appesa per il tacco dello stivale, ad un amo che raffigura il simbolo dell’ “‘€”, simbolo che ci rimanda per forza di cose alla BCE e ai «servi della gleba» pronti a liquidare l’intero patrimonio del «Bel Paese» al miglior offerente. Chiudiamo qui senza anticipare oltre, lasciandovi alle riflessioni del Direttore Tedeschi, che in apertura del numero del mese di «Iunius» approfondisce le righe che seguono, come sempre buona lettura, con il consiglio di abbonarvi alla rivista qual’ora non vogliate perdere le prossime uscite.
di Claudio Tedeschi
L’economia non riparte perché come dicono molti rappresentanti del mondo del lavoro, manca la liquidità. Le banche non concedono prestiti (3 domande su 4 sono respinte), nonostante che il giullare di Palazzo Chigi continui a blaterare di miliardi concessi dalla BCE.
Poi apriamo i giornali, scorriamo le news sulla rete e ci accorgiamo che l’Europa parla tedesco. La Merkel detta le condizioni ai Paesi al collasso economico, la von der Leyen controlla la politica europea con il credito, dopo che per oltre vent’anni con l’avvento dell’euro, Berlino, sfruttando la leva della moneta unica, ha stretto il cappio alla gola dei Paesi concorrenti.
- Scoppia la guerra nella ex Jugoslavia, e si viene a scoprire che il marco era la moneta «ufficiale» dei Balcani. Non soltanto. L’influenza tedesca dopo il crollo del Muro di Berlino si era allargata agli ex Paesi del Patto di Varsavia, allargando la sua sfera economica sempre più all’Est.
Oggi, la Merkel, figlia della DDR, rappresenta quella Germania che vuole la morte economica della Spagna, della Francia e dell’Italia, veri concorrenti industriali, finanziari e alternativi alla economia tedesca. Specialmente nell’esportazione. Non si deve dimenticare che il crollo dell’Ilva di Taranto, oltre alla questione ambientale, è stato anche voluto perché l’Italia era il primo Paese al mondo per la produzione di acciaio e derivati di altissima qualità. Adesso in Europa quel posto è stato preso dalla Germania. A pensare male si fa peccato …
Ecco, oggi la Germania, ancora una volta, da sola contro tutti, usando l’euro come «arma segreta» in grado di vincere la guerra.
La soluzione per contrastare tutto questo è semplice: tornare alle monete nazionali, con la politica che usa l’economia e la finanza per il bene del Paese. Fare come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, il Giappone: stampare denaro e pompare liquidità nei conti degli italiani.
Da sempre si è evitato di dare ad un militare il dicastero della Difesa, perché la classe politica «democratica ed antifascista» aveva paura di un «colpo di Stato». Per anni il Comandante dei Carabinieri era un generale dell’Esercito, perché si temeva che l’Arma, guidata da un «suo» generale, potesse diventare un pericolo per la Repubblica «nata dalla resistenza». Però, l’economia del Paese è affidata ad ignoranti, servi delle banche, quelle stesse banche che compongono il consiglio d’amministrazione della Banca d’Italia ed impongono attraverso la BCE all’Italia manovre suicide e prestiti che aumenteranno ancora di più il deficit nazionale.
Tempo di vacanze. La Grecia chiude la porta in faccia al turismo italiano: quella stessa Grecia, che per non finire sul lastrico ha dovuto accettare i salvataggi dell’Europa, che hanno permesso ad Atene non di salvare il Paese ma di pagare i creditori esteri, tra i quali il maggiore era proprio la Germania. Oggi la Grecia è in massima parte di proprietà tedesca.
Toccherà anche a noi?