di Cristian Arni
I primi Exit Poll danno vincente il SI sul NO, al Referendum sul taglio dei Parlamentari, ma il sistema sarà così efficace sui costi? Vediamo di fare i “conti della serva” .
Questo referendum dovrebbe esser costato rispetto a quello del ’16, 50 mln in più ossia: 350 mln, contro i 300 mln di quattro anni fa. Ma noi i soldi, che tra l’altro diciamo di non avere, Noi in quanto Stato, piace investirli, o svestirli, a seconda in referendum ogni quattro anni. Ben venga il parere popolare, il suffragio universale è sacro santo diritto di Noi cittadini, popolo di una Nazione, Repubblica Democratica, almeno così sulla Carta; alla Carta il Menù offre il taglio dei parlamentari come soluzione ai mali del Paese. Il Menù però risulterebbe invariato, se non avariato, secondo i detrattori dell’ultim’ora, perchè? Perchè se il risultato è che ogni quattro anni, un po’ come si fa con i Mondali di calcio o gli con gli Europei e le Olimpiadi, a Noi altri evidentemente piace spender danari in Referendum Costituzionali, insomma a dire: “Questa Costituzione proprio non va, non ci piace vogliamo riformarla a tutti i costi! Costi quel che Costi!”, e di costi ne abbiam ben donde perchè evidentemente di “sghei” sotto il mattone, di tra le lenzuola ed il guanciale, ne abbiamo da investire, o sempre secondo altri da svestire, vale a dire da buttare. Ora, in quella sede, del 2016, Renzi/Boschi formularono le disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione. Oggi invece, siamo più contemporanei,si parla again, del taglio del numero dei parlamentari, again and again and again and over again….come dire: repetita iuvant. Tagliare i parlamentari secondo il M5s, maggiore sostenitore di questo ultimo referendum odierno, dovrebbe portare lo Stato a risparmiare soldi, forse da investire, o ancora una volta da svestire in un nuovo referendum tra altri quattro anni. Chissà, forse per riproporre ad libitum lo stesso referendum su un ulteriore taglio della rappresentanza politica, finchè, come gli Highlanders, non ne resterà che uno solo, a quel punto si, si urlerebbe alla Dittatura, una sola rappresentanza, monopartitica in Parlamento, che si sdoppia tra Camera e Senato percependo doppio stipendio, doppio vitalizio, doppio tutto. Si sdrammatizza, alleggeriamo un po’ il carico, ok? Sembrerebbe insomma, ad alcuni una follia, un suicidio economico e politico, altrimenti detta: uno sperpero inutile di soldi! Ma come?! Ma se si fa tutto questo proprio per risparmiare??? ATTENZIONE: secondo alcune fonti economiche, per carità opinabili e discutibili, ma parliamone comunque allora, un’eventuale taglio delle poltrone non sarebbe sufficiente a far risparmiare poi molto, ripeto: secondo ALCUNE fonti economiche che stimerebbero i benefici in termini di costo intorno ai 100 mln di € l’anno, ossia per legislatura completa si parlerebbe circa di 500 mln di €, facendo i “conti della serva”. Semplice e lineare, non farebbe una piega, ma…la vita reale, quella è tutt’altro che ideale, men che mai semplice e lineare, almeno qui in Italia. Perchè sempre secondo queste, opinabilissime fonti economiche, comunque degne di una certa fondatezza ed autorevolezza, resterebbero invariati i costi più elevati di Camera e Senato, che non son pochi. Allora secondo il parere di alcuni l’idea sarebbe stata più quella di tagliare maggiormente i costi della politica che non il numero dei politici lasciando loro invariati i costi. A modestissimo parere, parrebbe un cane che si morda la coda, nell’uno come nell’altro senso, ci troveremmo comunque n un “senso unico” o in un “non-sense” perchè non a caso i piatti dello “s-bilanciamento” economico sarebbero comunque equiparati senza grandi variazioni di rilievo se non si interverrà su un taglio concreto e cospicuo sui costi della politica che ora, qui sotto riporto, in linea di massima. Ecco alcune cifre sulle quali potremmo provare a ragionare, poi ognuno tragga le proprie conclusioni. Va detto che questo discorso non è fatto nè pro nè contro nessuno, nè per questa o quella rappresentanza politica, si sta solo tenendo conto di alcuni dati e fatti, considerando alcuni costi secondo Money.it, il sito web di Economia e Finanza dal quale abbiamo preso questi stralci:
“Secondo uno studio dell’Università di Siena, i deputati e i senatori del nostro Paese sono i più pagati rispetto alle maggiori democrazie europee, tra cui Germania, Francia, Regno Unito e Spagna.
Tuttavia, il costo totale della sola Camera è di 989 milioni di euro, di cui “solo” 60,4 vengono destinati ai deputati tra rimborsi e salari.
Ogni onorevole può contare su 10.435 euro di stipendio mensile lordo, a cui si sommano 3.503 euro di diaria anche per chi ha la residenza a Roma, 1.110 euro per utilizzare il taxi e un voucher che permette di muoversi gratuitamente in autostrada, treno, aereo e traghetto.
A questo ammontare vanno aggiunti anche 3.690 euro per i propri collaboratori, anche chiamati portaborse, di cui solo la metà deve venire documentata dai parlamentari.”
E ancora, facendo capo poi a tutto “l’ambaradam”:
“Anche il costo del personale di Montecitorio è il più alto rispetto alle altre Camere basse d’Europa, arrivando ad un totale 747 milioni di euro, mentre i restanti 242 milioni vengono adoperati per le spese di gestione, le missioni internazionali e altri servizi.
Con il taglio previsto dal referendum si riuscirà quindi a comprimere solo una piccola percentuale dei costi della politica“
Naturalmente non si possono non tenere conto coloro che percepiscono il vitalizio, e qui la giostrina economica mostra altre cifre:
“Riguardo la Camera, gli ex parlamentari e i dipendenti, di cui molti percepiscono un vitalizio o una pensione su base retributiva, hanno un costo rispettivamente di 130 e 276 milioni di euro.
Mentre gli eletti a Montecitorio e lo staff presenti oggi costano ai cittadini 130 e 210 milioni di euro.“
Quanto sopra riportato non è frutto personale, proviene da una fonte attendibile, il sito Money.it su tematiche di Economia e Finanza, ed è opinabile e comparabile con altre fonti che sostengono o esprimono pareri opposti, oppure con altri dati economici alla mano, al fine di poter avere una panoramica il più ampia possibile.
Insomma, nel giorno in cui si chiudono i seggi e le prime proiezioni danno vincente il SI sul NO, con una forbice piuttosto larga tra i dati, ora gli interrogativi aumenteranno sugli esiti del voto; nel frattempo prosegue lo spoglio dei candidati regionali e comunali, con un dato su tutti, incontrovertibile, quello del Governatore del Veneto, Luca Zaia che schiaccia prepotentemente il suo avversario di centro sinistra, Arturo Lorenzoni, confermando il centro destra alla guida della Regione, sostenuto dal tridente: Salvni- Meloni- Berlusconi.