EUPHRONIOS,ONESIMOS ED EUXITEOS IL “RITORNO” A CERVETERI DEI GRANDI MAESTRI ATTICI DELLE BOTTEGHE DEL CERAMICO

 

di Arnaldo Gioacchini – Membro del Comitato Tecnico Scientifico dell’Associazione Beni italiani Patrimonio Mondiale

 

 

 

 

Sono passati 2.500 anni e Cerveteri ospita nel suo piccolo ma bello Museo Nazionale Cerite,( a suo tempo riprogettato dal bravissimo Franco Minissi ( Viterbo 1919 Bracciano 1996)  che fu uno dei migliori architetti museali internazionali tanto da essere stato chiamato a collaborare con l’UNESCO come esperto ed ad essere inserito nel direttivo dell’ICOMOS), alcune “firme” fra le maggiori in assoluto provenienti dalle “botteghe” del  quartiere del Ceramico di Atene che,  intorno al 500 a.C. -antea e postea- (siamo nel periodo delle guerre persiane che vide contrapposte le più importanti poleis  greche al potente impero persiano),fu una delle maggiori “fucine”, qualitativamente parlando, di ceramisti e ceramografi di quell’epoca e che vide “sfornare” opere stupende soprattutto da parte di quegli artisti che il massimo esperto di quel  periodo, l’inglese Sir John Davidson Beazley, ha definito i Pionieri (Maestri che svilupparono, in maniera straordinaria, la tecnica delle figure rosse su fondo nero ( che soppiantò quella a figure nere) e di cui Euphronios rappresenta la massima espressione in assoluto).  Euphronios, Onesimos ed Euxiteos  tre grandi  Maestri, ritenuti tra i massimi della loro epoca e non solo,  si “ritrovano” ora tutti  insieme  in quel di Cerveteri  ove avevano trovato dimora con due delle loro più importanti opere già in epoca etrusca acquistate dai ricchi abitanti di Caisra  e dove vennero poi trafugate, in epoca moderna, e vendute negli Stati Uniti. Parliamo, nello specifico, dello stupendo Cratere firmato da Euxiteos come ceramista e dal grande Euphronios come ceramografo e della frammentarizzata (e purtroppo mancano ancora dei frammenti) ma non meno bella Kylix di cui Euphronios fu il ceramista ed Onesimos il ceramografo.  Vale la pena sempre di ricordare, per non fare confusione, che il ceramista è colui il quale tornisce la ceramica mentre il ceramografo è chi la dipinge; detto questo entriamo più nel dettaglio per comprendere meglio chi fossero i tre artisti che ora, attraverso due delle loro opere più importanti, si ritrovano insieme nel Museo Nazionale Cerite sito nel “salotto buono” di Cerveteri in quella piazza Santa Maria che sotto la parte più antica dell’omonima basilica vide i resti di un antico tempio etrusco. Va evidenziato che ciò è possibile grazie alla “promessa”, a suo tempo mantenuta, dall’ottimo Ministro Dario Franceschini il quale disse, inaugurando la Mostra “I capolavori di Eufronio”, che queste opere meravigliose sarebbero rimaste a Cerveteri almeno fino al termine dell’Expo  e poi … Un “e poi” che si è tramutato nel trasferimento definitivo da Villa Giulia a Cerveteri dei due capolavori ove sono stati visti, solo nel loro primo mese di esposizione, da oltre 10.000 persone, più o meno lo stesso numero di visitatori che hanno frequentato nello stesso periodo il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma! Iniziamo il nostro approfondimento su questi tre bravissimi Maestri con il dire che tutti erano greci e che si conoscevano molto bene fra loro avendo collaborato proprio alla realizzazione di varie opere, lavorando addirittura nelle stesse botteghe, in quelle cosiddette“officine” (che con un modernismo, più o meno discutibile, attualmente verrebbero chiamate atelier- un termine translato dalla moda-). In base alle notizie giunte fino a noi sia Euphronios che Onesimos svilupparono la loro arte come straordinari ceramografi ma solo il primo fu un “maestro-totale” in quanto si applicò molto pure come ceramista e di ciò se ne ha una prova nella kylix esposta a Cerveteri che un  Euphronios più anziano fecit come ceramista (aveva smesso di dipingere a causa di una presbiopia intorno ai 40 anni) mentre un Onesimos più giovane (il suo migliore allievo) la dipinse. Mentre per quanto concerne il bellissimo cratere fu Euxiteos che operò come ceramista (vasaio) mentre, in questo caso, il “grande” Euphronios lo dipinse. Ad essere esatti solo Euphronios si cimentò,con estrema bravura,sia come ceramista che come  ceramografo, mentre Onesimos fu un validissimo ceramografo con una sola opera da ceramista giunta fino a noi con una coppa firmata conservata al Louvre. Euxiteos invece fu solo un non meno valido ceramista. A conferma della estrema contiguità operativa dei succitati artisti va detto che Euphronios operò come ceramografo nelle “officina” di Euxiteos e di Kachrylion (ove operava pure un ceramografo più anziano,piuttosto noto, di nome Oltos), per circa venti anni dal 520 al 500 a.C. e lo fece in maniera stupenda lavorando sui cromatismi, sullo studio del corpo umano, andando a dipingere “azioni” nelle quali già si intravede un certo rilievo delle forme per non dire quasi di una primigenia prospettica, tutto tramite un tocco pittorico di primissimo ordine che dona alla rappresentazione una sorta di continuità nel movimento dei personaggi rappresentati (vedasi appunto il Cratere), con uno studio ed una ricerca continua (quasi maniacale, tipico di un grande artista) che lo hanno portato addirittura a pingere con una sorta di chiaroscuro che, a tutt’oggi, risulta finora essere il primo di quest’arte. Dopo il 500 a.C. il Maestro, per i suddetti motivi della ridotta capacità visiva, si dedicò all’arte del ceramista e lo fece come direttore di una officina dell’ateniese quartiere del Ceramico creando delle forme, forte della sua esperienza di sommo ceramografo, sulle quali fosse più facile decorare a figure rosse. In quella “bottega” si avvalse dell’opera di tre ottimi ceramografi: Macrone, Duride  ed  Onesimos ( con particolare predilezione per quest’ultimo che riteneva essere il migliore e con il quale, lui ceramista e l’altro ceramografo, concepì la Kylix “di Cerveteri”). Sul termine dell’attività di Euphronios, anche come ceramista (quindi il termine di tutta la sua attività artistica), vi è una sufficiente certezza in quanto su una base lapidaria a forma di pilastro rinvenuta sull’acropoli di Atene, databile nel decennio compreso fra il 480 ed il 470 a.C. il Maestro si firma da vasaio, e da quella data in poi  non vi sono più  opere, in nessun senso, a lui ascrivibili. Di Euphronios attualmente esistono, sparse in alcuni musei (italiani -vedasi ad es. l’Archeologico di Arezzo- oltre che, ovviamente, Cerveteri) ed esteri (ad es. Monaco e Louvre), solo dodici opere firmate e quindi di attribuzione certa. Per quanto concerne Onesimos, come abbiamo detto il migliore allievo ceramografo (in assoluto) di Euphronios ed il suo prediletto, fu piuttosto attivo fra il 505 e il 480 a.C. nel Gruppo dei cosiddetti Pionieri (vds. Beazley) scegliendo soggetti legati alla vita quotidiana e molto difficilmente di natura mitologica pur con una splendida eccezione (forse per far contento il suo maestro?) legata appunto alla “Kylix di Cerveteri” un’opera estremamente raffinata di cui, come detto, purtroppo,non si sono ancora rinvenuti tutti i frammenti. Del ceramista Euxiteos non si sa molto (anche perché forse quella dei vasai, al contrario di chi dipinge le ceramiche di qualsiasi forma, è stata ritenuta sempre “un’arte minore” e quindi meno propalata) se non che fu piuttosto attivo negli ultimi decenni del 500 a.C. ed appartenne anche lui alla “corrente” della ceramica a figure rosse ed era universalmente ritenuto uno dei più bravi ceramisti della sua epoca, un vero e proprio maestro anche lui, ed in proposito basti vedere la straordinaria tornitura del Cratere “di Cerveteri” poi ulteriormente impreziosito dal tocco pittorico del grande Euphronios, con un risultato finale, grazie alla manualità sopraffina di entrambi, che ne fa un capolavoro assoluto dell’arte attica di 2.500 anni fa. Volutamente, visto che vi è la splendida, eccezionale, unica occasione di andare a vedere questi due capolavori firmati da questi tre grandi maestri greci al Museo Archeologico di Cerveteri, non sto qui a descrivere le tematiche ( peraltro piuttosto note) rappresentate sia nel Cratere che nella Kylix limitandomi a ricordare il filo conduttore delle due opere entrambe di ispirazione omerica (Iliade docet): Il Cratere(non casualmente anche detto Cratere di  Sarpedonte) si incentra sulla morte di Sarpedonte re dei Lici ucciso da Patroclo (il sodale di Achille) durante il bellum del’assedio di Troia, mentre la Kylix tratta scene della caduta sempre di Troia (l’ Ilioupersis), con tutto il suo pathos, nelle quali, sebbene in frammenti, si riconoscono molti personaggi nelle loro tragiche vicende:  Priamo,  Deifobo, Astianatte, Polissena, Cassandra, Aiace, Menelao, Elena, Briseide, Agamennone ed Ettore ed alcune divinità fra cui Atena ed Apollo. Vi è da dire anche che la datazione di quando fu realizzato il Cratere è piuttosto certa perché sullo stesso è dipinta anche la figura di un giovane guerriere greco che era ritenuto in assoluto il più bello di Atene con su scritto tanto di nome e l’aggettivo distintivo della sua particolare beltà: Leagros kalos (Leagro è bello) e Leagro fu particolarmente tale in un periodo che va dal 520 al 510 a.C. Euphronios ed Euxiteos probabilmente erano consci di avere realizzato insieme un capolavoro, per certi versi pure piuttosto “rivoluzionario”, tanto è vero che entrambi apposero le loro firme sul Cratere. Fra l’altro il Museo Nazionale Cerite, che ha sede in un gran bel castello medievale sito nel “salotto buono” di Cerveteri in piazza Santa Maria  (davanti al principesco Palazzo Ruspoli con al centro una fontana ove troneggia un dolio antico romano), conserva al suo interno altri rilevantissimi reperti, oltre ad una interessantissima varietà di  vasellame e di importanti buccheri (  i neri ceramici  buccheri ottenuti tali con la sottrazione progressiva dell’ossigeno negli antichi forni di cottura etruschi e con quelli fatti a  Cerveteri che erano ritenuti i più belli di tutta l’Etruria) impreziosito ulteriormente dalle belle vetrine touch screen in italiano e in inglese di Piero Angela, e fra i vari sarcofagi quello splendido degli Sposi e la  pregevolissima ( e “burbera”) statua di Charun (il Caronte etrusco) proveniente sempre dall’area archeologica delle  interessantissime Greppe Sant’Angelo  ove, a suo tempo, furono trafugati i suddetti capolavori del Cratere e della Kylix. Greppe che vedono, sotto ad esse, divise solamente da una semplice stradina rurale, in uno spazio di proprietà privata, i resti di due piccole ben distinte terme: quelle etrusche e quelle romane.

 

 

Author: Cris

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