Presentazione, editing Cristian Arni
Siamo giunti così a questa “benedetta” Fase 3, non si capisce se sarà a eliminazione diretta o a gironi, non quelli calcistici bensì di più Dantesca memoria, quelli infernali, perchè la situazione generale del Paese è da girone infernale, bisogna però individuare in quale dei cerchi, il Sommo collocherebbe l’Italia-no di oggi, secondo voi? Ci vengono così in mente le parole del Direttore de IL BORGHESE Claudio Tedeschi apparse nell’editoriale dell’ultimo numero che riportiamo per intero qui sotto, buona lettura!
di Claudio Tedeschi
Roma, 21/5/2020- Da Verne ad Asimov, da Arthur C. Clarke a Ray Bradbury, per non parlare di altri decine di grandi autori, la Fantascienza, giudicata da molti un genere popolare, alla stregua di un qualsiasi romanzo d’appendice ottocentesco, è stata anticipatrice di eventi, che in molti casi hanno travagliato la storia umana. Mack Reynolds, scrittore americano di FS, dapprima come racconto nel 1967 e poi come romanzo nel 1974, pubblicò Effetto valanga. Il romanzo è la «visione futurista di una crisi economica che porterà il Paese a una nuova depressione, a causa di un ripensamento del protagonista per aver ridato indietro un frigorifero appena acquistato». Il personaggio, classico uomo medio, si accorge che, fatti i conti, non si può permettere un nuovo frigorifero, per cui annullerà l’ordinazione. Questo semplice gesto darà inizio ad un «effetto valanga», da cui il titolo, che porterà alla crisi dell’intero sistema. La disdetta dell’ordine porterà il rivenditore di elettrodomestici a riconsiderare gli ordini al grossista; poi, il grossista di elettrodomestici chiamerà il concessionario di automobili per annullare l’ordine dell’ultimo modello; il concessionario, dopo aver tagliato gli ordini alla fabbrica per il nuovo modello, per non avere eccedenze in magazzino, chiamerà il costruttore edile e bloccherà il progetto per una nuova casa. Ed alla fine si bloccherà tutto il mercato, portando il Paese alla depressione ed alla rovina. «Effetto valanga». Questo è quello che sta avvenendo in Italia, ma non soltanto. Il nostro è, sì, un sistema socioeconomico molto «fragile» legato al «credito al consumo», ma che aveva le fondamenta nel lavoro a tempo indeterminato. Buoni stipendi, pensioni adeguate, sistema sanitario in grado di far fronte all’ordinario. Tutto questo permetteva mutui, acquisti, vacanze; certamente non per tutti, ma la maggioranza del Paese stava discretamente bene. Oggi, causa coronavirus, ma specialmente per l’imbecillità delinquenziale di chi ci governa, la crisi economica, conseguenza del blocco del Paese, sta portando alla rovina la maggioranza degli italiani. Tra disoccupazione, cassa integrazione e banche usuraie, il denaro è finito. La carenza di liquidità, però, non è legata soltanto all’attuale contingenza. Occorre tornare alla prima crisi planetaria, quella del 2008-2012, quando l’America fu spaventata dalla crescita dell’euro a livello globale, che aveva provocato una «de-dollarizzazione». Anche allora, l’altro fronte era Pechino, grande creditore degli Stati Uniti attraverso il possesso di buona parte dei bond americani. La reazione di Washington fu di «scatenare l’inferno»: «L’attacco prese la forma di un gigantesco gioco al ribasso lanciato da hedge funds e banche d’affari euroamericane contro i titoli sovrani dei Piigs – Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna – prendendo a pretesto la loro esposizione debitoria verso l’estero. Fu creata la falsa narrativa dell’imminente default dell’Italia che obbligò Berlusconi a dimettersi. E il suo successore, Mario Monti, sistemò le cose facendo pagare a pensionati e lavoratori» (Pino Arlacchi, Il Fatto Quotidiano del 21/5/2020). L’avvento di Mario Draghi alla guida della BCE, ha trasformato l’euro in una «moneta senza patria», aprendo nuovi spazi alla speculazione della finanza internazionale. Dopo quasi dieci anni, il «capitalismo finanziario» si sente nuovamente forte e pronto alla spallata alla fortezza Europa. Come sempre, Churchill insegna, il «ventre molle dell’Europa» è l’Italia. La Grecia fu una prova per la Germania della Merkel, come lo fu la Spagna del 1936 per Hitler: applicazione sul terreno di politiche finanziarie, economiche e sociali, al posto delle armi. I recenti accordi tra Merkel e Macron, in merito alla gestione dei fondi europei, dimostrano che la guerra contro l’Italia continua. Iniziata da anni con le invasioni slave ed africane, la «spallata» contro l’Italia sta per arrivare al «punto di non ritorno». Può sembrare un controsenso, ma il liberal-capitalismo anglo-americano non è in antitesi a quello renano. Ambedue, nella distruzione della nostra economia e dello stato sociale, vedono lo strumento per comprarsi a quattro soldi ciò che resta dell’Italia. Lo stesso crollo del sistema turismo, vera fonte di denaro insieme al sistema produttivo della piccola e media impresa, fa parte di una ben precisa strategia: liquidare l’Italia. In questo progetto, pur con tutti i distinguo legati alla provenienza del virus, si è inserita anche la Cina, che, dopo essersi comprata mezza Africa del Nord, parte della Grecia e puntato al porto di Trieste come ingresso nel cuore del continente, con la «via della seta» lavora per spaccare in due l’Occidente, specialmente nei rapporti con Mosca. L’Italia sta scivolando verso una depressione che, se non curata in tempo, provocherà la fine della società come la conosciamo oggi. È inutile che Conte & Compagni promettano miliardi un giorno sì e l’altro pure, quando i conti sono a zero, le persone senza lavoro e la fuga dalle grandi città verso la campagna è iniziata, almeno per chi può. L’avvisaglia la si può leggere nelle cronache: le piccole imprese falliscono, con titolari che si uccidono; operai costretti alla cassa integrazione od al sussidio di disoccupazione, mentre il governo soccorre gli immigrati irregolari. Rimasti senza soldi, gli italiani riducono le spese, provocando chiusura di attività e riduzione del personale, ed incrementando la disoccupazione. Nel libro di Reynolds, la soluzione viene dall’intervento della Casa Bianca, che per mezzo di un incaricato del Presidente, consegna al personaggio principale una busta piena di denaro, con l’ordine di spenderlo, per riavviare la macchina del Paese. E così avviene. Basta con le promesse, i bonus e le prese in giro. Il Governo se ne freghi della BCE e della Merkel, «pompi» nei conti degli italiani denaro, come fanno americani, inglesi e giapponesi con i loro cittadini. Il denaro è il carburante per alimentare la macchinaItalia. È ora di fare il pieno.