di Cristian Arni


Con il Prof. Antonio Saccà abbiamo stretta una collaborazione professionale che è poi diventata una bella amicizia, è proprio vero: gli ostacoli possono unire o dividere le relazioni umane, e con Saccà il rapporto di amicizia e stima personale è tale che, anche se per contingenze varie non ci si frequenta spesso si è comunque uniti, uniti nell’intento, nell’ideale, nella visione non sempre complementare delle cose ma questo è anche il bello: vederla da più punti di vista e rispettare le opinioni, le esperienze, condividendole.
Questa collaborazione professionale, poi diventata amicizia, un’amicizia speciale, discreta e mai banale, capace di distinguere l’aspetto lavorativo da quello umano, è nata all’indomani del Lock-down del Marzo scorso; abbiamo condiviso molto, o almeno ciò che personalmente reputo molto, non facendoci mancare mai il contatto che, in un primo momento era virtuale, telefonico, poi via via, una volta allentate le misure contenitive del virus, mostratosi anche in un gradevolissimo vis-a-vis, di cui conservo piacevole memoria.
Questo preambolo, forse un po’ lungo, è per me quanto meno doveroso perché sento intimamente esplicitare ad oggi, quasi un anno dall’esordio conclamato, dichiarato di questa pandemia, il giro di boa sia sul piano individuale che collettivo rispetto alla pandemia e agli ultimi eventi politici di queste settimane.
Con il Prof. Saccà abbiamo dato abbrivio ad un “progettino”, chiamandolo così in senso più affettuoso del termine, affatto diminutivo nei contenuti, intitolato “Diario della peste“, un appuntamento quotidiano nei giorni del Lock-down, dove il nostro dava un’ampia e ben esaustiva e chiara analisi dei fatti, un lavoro certosino, impegnativo di cui non sono mancati i riscontri più che positivi dei nostri amici lettori, sostenitori e di quanti ci hanno seguito e continuano a seguirci.
Di questo Diario, di cui personalmente mi sono occupato della parte più tecnica di editor, di cui i contenuti erano a cura di Antonio Saccà; di quei temibili giorni abbiamo raccontato gli effetti sociologici, psicologici, politici, economici cercando sempre di mantenere fede al panorama che ci veniva presentato quotidianamente dai così detti Media ufficiali.
Con il Prof. Saccà poi l’elaborazione dei dati, della analisi mettevano in nuce i vari aspetti, pronti e sempre aperti ad una riconsiderazione costante. Un laboratorio del pensiero e dell’analisi che non è mai stato chiuso in sè, con lo sguardo rivolto ai panorami e agli orizzonti che si aprivano innanzi.
Queste righe volevano essere il cappello introduttivo ad un nuovo articolo di Saccà, ma visto lo spazio preso nel discorrere del programma del Diario e della nostra collaborazione, si è occupato molto più spazio di quanto non immaginato.
A tal proposito quindi, rimandiamo all’articolo in merito, a firma del Prof. Saccà, intitolato “Diario dell’esperienza del morbo virale: viaggio all’inferno e ritorno del Prof. Antonio Saccà“, dove potrete leggere righe che siamo certi vi impressioneranno come è successo a noi. Potete seguire traccia e trovare testimonianza di quei terribili giorni su queste pagine cercando sotto le voci (tag in termine informatico): Antonio Saccà, Diario della peste, Covid-19, Corona virus, oppure cercare i singoli articoli firmati da Saccà nei campi di ricerca.
Se doveste riscontrare difficoltà nella ricerca e preferirete ricevere i contributi tramite la nostra newsletter potrete contattarci mediante l’apposita sezione e scriverci, saremo lieti di inviarvi quanto realizzato.
E’ “solo” una prima forma di qualcosa speriamo in divenire, non sappiamo se quelle pagine troveranno mai forma cartacea in una specie di saggio o se percorreremo via via altre strade insieme a Saccà su questi argomenti, ma certamente, quanto fin qui realizzato resta per noi motivo di grossa soddisfazione ed onore aver collaborato con una mente brillante come la sua.