di Cristian Arni
Una settimana fa perdeva la vita Goerge Floyd in circostanze anomale, benchè evidenti dalle immagini circolate ovunque. In seguito al decesso del 46 enne di coloro, occorso in fase di arresto da parte della polizia locale, pare stesse effettuando una truffa con un assegno contraffatto, che avrebbe fermato l’uomo in stato alterato, invitandolo ad uscire dal veicolo senza alcuna collaborazione da parte sua la polizia avrebbe adottate misure forti per procedere con le verifiche del caso.
Floyd a terra, sotto la pressione di Derek Chauvin, e dei suoi “bravi”, avrebbe implorato di lasciarlo, di non riuscire a respirare, di essere lasciato libero di prendere aria; infatti le sue ultime parole sarebbero state “I can’t breath”- “Non riesco a respirare”.
Da qui l’ipotesi della morte per soffocamento, e se in un primo momento il coroner avrebbe sancito la causa del decesso, imputabile ad altre ragioni che non l’asfissia, pure le immagini ci continuano a mostrare evidenti atti di violenza da parte della polizia di Minneapolis, che lascerebbero pochi dubbi circa le circostanze e le ragioni della sua morte..
La protesta è scoppiata in tutto il paese, con grande fervore da parete della popolazione, specie delle comunità considerate “minoranze etniche”, che manifesterebbe il proprio malcontento e la propria rabbia, con proteste urbane che hanno fatto intervenire la Guardia Nazionale, inasprendo di più il clima,
Ancora una volta il Presidente Trump ha invitato la popolazione dei rivoltosi, al coprifuoco e alle minacce di intervento dell’ Esercito attraverso “l’insurrection act” del 1807, al quale il capo del Pentagono, Mrk Esper si è detto contrario.
L’inasprimento della rivolta è andata via via peggiorando con l’apprendimento da parte della popolazione delle accuse mosse nei confronti di Derek Chauvin: omicidio colposo, accusa severa che però non ha trovato il favore dell’opinione pubblica che aspettava qualcosa di più contingente con le immagini veicolate attraverso i Media e Internet,
Ad oggi, mentre scriviamo, abbiamo appreso la notizia che l’accusa mossa nei confronti dell’uomo che avrebbe ucciso George Floyd, è stata aggiornata; la sua posizione si aggrava in omicidio volontario di secondo grado, ossia non premeditato.
Soddisfazione da parte dei familiari della vittima è stata espressa, in nome anche della comunità nera; hanno dichiarato che un passo in più sarebbe stato compiuto nei confronti della Giustizia.
Nel frattempo sono stati arrestati anche i colleghi e compagni di Chauvin, tutti con l’accusa di favoreggiamento di omicidio, bisognerà però attendere per conoscere la posizione degli agenti che erano con Derek Chauvin quel maledetto giorno.
Ricordiamo che che George Floyd proveniva dal Texas, stabilendosi nel Midwest alla ricerca di condizioni di vita e lavoro migliori, trovando impiego nel settore degli autotrasporti; aveva una figlia e viveva con la compagna che ora invoca giustizia.
Intanto le violenze in seno alle rivolte si sono allentate, la polizia del paese si è dimostrata solidale con la vittima e contro gli abusi di potere perpetrati dalle forze dell’ordine americane nei confronti delle altre etnie. La piaga dell’intolleranza razziale, negli Stati Uniti è un dato di fatto e i numeri parlano chiaro: rispetto ai nativi bianchi, le discrepanze sono importanti: rispetto ai bianchi, gli uomini afroamericani sono 2,5 volte più a rischio, le donne 1,4 volte. Per i nativi uomini, il rischio è di 1,2-1,7 volte maggiore, mentre per le donne tale fattore è compreso tra 1,1 e 2,1. Per gli uomini latini, infine, la probabilità cresce di 1,3-1,4 volte rispetto ai bianchi.
Ma il dato più allarmante che lascia sgomenti è l’impunità dei reati esercitati dalla polizia: gli agenti che vengono accusati o condannati per questi eventi sono una nettissima minoranza: il 99%, infatti, non riporta accuse di tipo penale.
Torneremo con approfondimenti, a seguire le vicende che riguardano George Floyd e i reati di razzismo, suprematismo e intolleranza, negli Stati Uniti e in altri Paesi.