I mandanti e le inchieste della giornalista maltese morta due anni fa.

di Elisabetta Amato
150 mila euro: è questo il prezzo della vita di Daphne Caruana Galizia. La celebre giornalista maltese, impegnata in diverse inchieste su corruzione e evasione fiscale internazionale (è stata la prima a rivelare i legami tra il mondo della finanza e alcuni membri del governo di Muscat), è morta il 16 ottobre 2017: quel giorno la sua auto è saltata in aria mentre lei era a bordo.
Nei mesi successivi all’ omicidio di Daphne Caruana sono stati arrestati i tre assassini: Vincent Muscat e i fratelli Alfred e George De Giorgio. Sono, però, gli ultimi mesi di quest’anno quelli decisivi, che svelano il mandante dell’omicidio. È il 14 novembre 2019 quando viene arrestato il tassista e usuraio Melvin Theuma, che in cambio dell’immunità è pronto a fare il nome del responsabile della morte della giornalista. Il premier Joseph Muscat concede l’impunità e il 20 novembre viene fermato Yorgen Fenech, imprenditore al centro dell’inchiesta di Daphne Caruana. Il capo della società “17 Black”, con sede a Dubai, avrebbe dispensato delle tangenti a due società “off shore” a Panama di proprietà di due membri del congresso maltese: Konrad Mizzi (ministro dell’Economia e poi del Turismo) e Keith Schembri (capo staff del primo ministro). Anche l’imprenditore Yorgen Fenech ha chiesto l’immunità per rivelare ciò che sa, ma il premier Joseph Muscat non gliel’ ha concessa. Ecco, allora, che i legami tra politica e finanza, che Daphne Caruana Galizia stava cercando di smascherare, mano a mano stanno emergendo sotto gli occhi di tutti. Mentre diversi manifestanti urlano “Giustizia” in favore della giornalista, la politica, ormai con le mani sporche di sangue, prova a prendersi le sue responsabilità: il primo ministro ha, infatti, annunciato che si dimetterà a Gennaio, dopo le elezioni del nuovo leader del partito laburista. Oggi le storie, le inchieste, l’eredità giornalistica di Daphne Caruana Galizia sopravvivono grazie a 45 giornalisti di 18 testate internazionali, che continuano a raccogliere il suo materiale e lo portano avanti con il “Daphne Project”.