CASTRUM NOVUM STORIA E ARCHEOLOGIA DI UNA COLONIA MARITTIMA ROMANA NEL LITORALE DELL’ANTICA CAERE

Editor e Copy Cristian Arni

Il fondatore, nonchè Direttore del Gruppo Archeologico Territorio del Cerite, già Direttore del MED, il Dott.Flavio Enei, impreziosisce le pagine di chpressoffice con un suo articolo su Castrum Novum; archeologo molto attivo, specie nell’Etruria meridionale, il territorio in cui spazia è certamente uno dei luoghi più affascinanti sia da un punto di vista storico che archeologico ma anche dal punto di vista naturale e paesaggistico, dove tradizione, cultura, enogastronomia e turismo, sono il fiore all’occhiello della zona che da Santa Marinella si estende fino, ed oltre Santa Severa per poi addentrarsi dove oggi sorge Cerveteri, un tempo Caere, e oltre fino ai monti della Tolfa. Un’area vasta e ricca che spazia dal mare all’alta collina, là dove antiche popolazioni , gli Etruschi, dominarono incontrastati fino quando Caere non divenne colonia romana.

 

 

a cura del Dott.Flavio Enei

didascalie delle immagini in ordine di numerazione:

Fig. 1. Castrum Novum nella Tabula Peutingeriana. Il sigo è localizzato lungo la via Aurelia, tra Punicum ((S. Marinella) e Centumcellae (Civitavechia) alla distanza di quattro miglia da quest’ultima.

Fig. 2. Le colonie marittime dedotte da Roma nel III secolo a.C., durante le Guerre Puniche, nell’antico litorale ceretano (Castrum Novum 264 a.C.), Pyrgi (Prima metà del III secolo a.C.), Alisum (274 a.C.), Fregenae (245 a.C.).

Fig. 3. Lastra con scena gladiatoria da Castrum Novum. Il Logo del “Progetto Castrum Novum” (Museo Nazionale di Civitavecchia).

Fig. 4. Ritratto di Papa Pio VI. Nel 1776 avviò tramite la Reverenda Camera Apostolica “le cave” nel sito di Castrum Novum per arricchire la collezione dei Museo Vaticani.

Figg. 5, 6. L’erma di Aspasia rinvenuta a Castrum Novum negli scavi del XVIII secolo (Musei Vaticani)

Fig. 7. Statuetta di Dioniso giovane con kantharos e pantera dagli scavi del XVIII secolo (Musei Vaticani)

Fig. 8. Statua di Priapo dagli scavi pontifici settecenteschi (Musei Vaticani).

Fig. 9. Alano seduto dagli scavi di Castrum Novum (Musei Vaticani).

Fig. 10. Epigrafe monumentale dagli scavi settecenteschi di Castrum Novum. L’iscrizione ricorda la realizzazione di importanti opere pubbliche da parte del duoviro quinquennale Lucio Ateio Capito (Musei Vaticani).

Fig. 11. Ara  con dedica ad Apollo da parte di membri della gens Statilia che che ne curano il restauro. Rinvenuta durate gli scavi del XVIII secolo (Musei Vaticani).

Fig. 12. Scavi in corso nel balneum di epoca imperiale sulla spiaggia di Castrum Novum.

Fig. 13 Scavi in corso nell’edificio quadrato aperto sull’antica via Aurelia in posizione subito extraurbana rispetto a Castrum Novum.

Fig. 14. I resti dell’edificio quadrato in corso di scavo tra le case della moderna speculazione edilizia.

Fiig. 15. Ipotesi di ricostruzione dell’edificio quadrato lungo l’antica via Aurelia presso Castrum Novum.

Fig. 16. I resti del balneum in corso di scavo. La struttura termale si apriva sulla via Aurelia a breve distanza dal mare e dalla rada portuale di Castrum Novum.

Fig. 17. L’area del probabile castrum di epoca repubblicana individuata in base alle prospezioni magnetometriche sul rilievo occupato dalla città antica.

Fig. 18. Il risultato della prospezione magnetometrica svolta sull’area dell’antica Castrum Novum. Ben evidenti le tracce delle mura di fortificazione e del tessuto urbano regolare.

Fig. 19.  Gli scavi in corso nell’area urbana di Castrum Novum. Ben visibile il muro di fortificazione del lato meridionale del castrum del III secolo a.C.

Fig. 20. Castrum Novum: il settore D I in corso di scavo. Ben evidenti le mura di fortificazione del III secolo a.C. e i resti della probabile caserma addossata alle mura.

Fig. 21. Le mura di Castrum Novum scoperte nella campagna di scavo 2015.

Fig. 22. Panoramica delle mura della colonia romana di Castrum Novum conservate per due filari di altezza.

Fig. 23. Sepoltura entro anfora di epoca tardo antica rinvenuta a ridosso delle mura urbane di Castrum Novum.

Fig. 24. Castrum Novum: ambiente della probabile caserma in corso di scavo.

Fig. 25. Ipotesi di ricostruzione degli edifici adibiti a caserma addossati alle ura del castrum nel III secolo a.C.

Fig. 26. Iscrizione etrusca su coperchio in rozza terracotta.

Fig. 27. Visione aerea dei resti delle sostruzioni della cavea del teatro di Castrum Novum.

Fig. 28. Le strutture pertinenti alle sostruzioni della cavea del teatro di Castrum Novum scoperti nel 2015.

Fig. 29. I resti sepolti del teatro in continuità con le mura affioranti visibili nella prospezione georadar svolta in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. La struttura semicircolare potrebbe essere interpretata come l’orchestra dell’edificio.

Fig. 30. La grande piazza basolata scoperta subito all’esterno dell’abitato di Castrum Novum.

Fig. 31. Lastrina decorativa in pasta vitrea dagli scavi nell’area urbana.

Fig. 32. Elemento decorativo o pendaglio in piombo dall’area urbana di Castrum Novum.

Fig. 33. Frammento di lucerna decorata con raffigurazione del mito di Leda e il cigno.

Fig. 34. Mezzo follis dell’imperatore bizantino Giustino II (565-578 d.C.) rinvenuto nell’area urbana dii Castrum Novum.

Fig. 35. Subacquei del Centro Studi Marittimi del Gruppo Archeologico del Territorio Cerite impegnati in attività di rilievo sui fondali antistanti la città di Castrum Novum.

Fig. 36. Visione aerea generale degli antichi impianti per l’itticoltura di Castrum Novum ogi parzialmente sommersi. Ben evidenti i resti delle grandi peschiere e dei moli di protezione situati subito dinanzi.

Fig. 37. Reperti paleobotanici dagli scavi nell’area urbana di Castrum Novum. Gli studi condotti in collaborazione con l’Università di sud Boemia indicano con buona certezza la presenza di oliveti e vigneti intorno alla città.

Fig. 38. Castrum Novum. La grande peschiera delle Guardiole. Visione aerea della parte sud dell’impianto. Ben evidenti i canali di adduzione dell’acqua utili per lo studio dell’avvenuto sollevamento marino.

Fig. 39. Foto e disegno della spada dell’età del bronzo recente rinvenuta nelle acque antistanti Castrum Novum (Capo Linaro).

Fig. 40. Statuetta votiva di divinità femminile di fattura magnogreca (Forse Hera pestana) dal fondale di Castrum Novum (Capo Linaro).

 

Il progetto CastrumNovum

Dott. Flavio Enei

Dal settembre del 2010 è iniziata una nuova fase di ricerche archeologiche incentrate sul sito della città romana di CastrumNovum, importante colonia maritima e scalo portuale tirrenico, dedotta nella prima metà del III secolo a.C. nel litorale nord di Roma, a controllo della costa etrusca di antica pertinenza ceretana. Il progetto di ricerca, nato su iniziativa del Museo Civico di Santa Marinella “Museo del Mare e della Navigazione Antica”, è reso possibile dalla proficua e stretta collaborazione tra diversi Enti italiani, francesi (Università di Lille e Amiens) e boemi (Università di Pilsen), il Comune di Santa Marinella e l’Associazione di volontari per i beni culturali Gruppo Archeologico del Territorio Cerite con il relativo Centro Studi Marittimi. Con la ripresa delle indagini ci si propone di portare un contributo alla riscoperta dell’antica città di Castrum Novum, una colonia romana un tempo esistita nel territorio che è oggi di pertinenza del Comune di Santa Marinella (litorale nord di Roma, km 64.4 della via Aurelia). La ricerca è ricominciata a quasi 40 anni dalle ultime importanti osservazioni di Piero Alfredo Gianfrotta, molte coincise con alcuni fondamentali interventi di salvaguardia curati dalla Soprintendenza, scavi preventivi e di recupero che hanno impedito la totale cementificazione dell’area e protetto per le future ricerche una cospicua parte dell’insediamento.

I pochi resti dell’abitato, in parte salvati dall’intervento della Soprintendenza negli anni delle grandi speculazioni edilizie avvenute nel litorale romano negli anni Settanta del Novecento, meritano di essere riscoperti e valorizzati per cercare di restituire ai cittadini ed ai visitatori di Santa Marinella una memoria del passato ormai quasi dimenticata. Alcune strutture sopravvissute alle distruzioni degli uomini e del tempo rimangono sparse nell’area compresa tra la Torre Chiaruccia e il Casale Alibrandi, molti altri resti emergono dalla lunga sezione del terreno, visibile sulla spiaggia al di sotto delle caratteristiche modene “palafitte” di legno che bordeggiano il litorale. Poche persone sanno che sotto l’area incolta antistante l’ingresso del vecchio Casale Alibrandi giace con molta probabilità il cuore della colonia romana di CastrumNovum, una città cinta di mura che ebbe proprie istituzioni cittadine, un foro, un teatro, grandi portici, un tempio di Apollo, un archivio, acquedotti, impianti termali e chissà quanti altri edifici pubblici e privati ancora da scoprire. Si sta provando a fare un lavoro di tessitura della memoria per riallacciare il nostro tempo a quello passato ricollegando i fili della complessa trama che attraverso i secoli e i millenni unisce da sempre le generazioni. Si sta facendo questo lavoro coscienti che il cemento ideale di una comunità sia costituito essenzialmente dalla memoria storica e dalla capacità che tale comunità ha di accrescerla e conservarla. Stiamo investendo risorse perché riteniamo che la cultura sia l’unico antidoto ai mali del nostro tempo e che la crescita civile, democratica ed anche e soprattutto economica del nostro paese sia direttamente legata alla valorizzazione della risorsa offerta degli immensi giacimenti culturali e naturalistici che da sempre attendono di essere messi al centro delle politiche di sviluppo.

 

Il rilievo con scene gladiatorie proveniente da CastrumNovum (Vedi BOX 1) è stato scelto come immagine logos del nostro progetto proprio in quanto da noi visto come simbolo ideale della lotta perenne tra la memoria e l’oblio, la conoscenza e l’ignoranza, tra chi opera per la cultura e la crescita civile e chi la distrugge, togliendo risorse e gettando cemento sui nostri paesaggi e sulla storia di tutti.

 

BOX 1

I RILIEVI GLADIATORI DI CASTRUM NOVUM 

Presso il Museo Nazionale di Civitavecchia si conservano due lastre di calcare con scene chiaramente riferibili a ludi gladiatori, con ogni probabilità provenienti dall’area di Castrum Novum, databili secondo il Gianfrotta nei primi decenni del I secolo d.C. Si tratta di scene relative al confronto tra gladiatori appartenenti a due note classi gladiatorie dell’antica Roma i parmularii e gli scutati. Nello specifico, mentre nella prima lastra potrebbe essere riconoscibile il momento iniziale di uno scontro tra due mirmilloni armati in maniera identica con elmo, scudo ricurvo, spada corta e un solo schiniere, nella seconda lastra sembra invece ben riconoscibile l’ultimo atto dell’avvenuto confronto tra un gladiatore trace e un mirmillone. In entrambe le lastre, sui lati superiori e in quelli laterali, sono ben riconoscibili i classici fori da grappa destinati al fissaggio degli elementi; sul lato posteriore sussistono tracce di calce.

E’ molto probabile che i due elementi architettonici facciano parte di un unico ciclo decorativo di un monumento funerario, sito forse lungo l’antica via Aurelia, appartenuto a qualche ricco personaggio della colonia di Castrum Novum, attivo nell’organizzazione di spettacoli gladiatori.

La presenza del sepolcro nell’area prossima al centro urbano potrebbe anche segnalare in via indiretta l’esistenza di un possibile anfiteatro tra gli edifici monumentali della città.

 

La colonia romana

Secondo la testimonianza di VelleioPatercolo (I, 14,8) la fondazione della colonia romana di CastrumNovum, colonia civiumromanorum, sarebbe avvenuta nel 264 a.C. in coincidenza con le vicende storiche legate alla prima guerra punica, di certo dopo il 273 a.C., quando la fascia litoranea dell’antico agercaeretanus fu confiscata da Roma, in seguito all’avvenuta sconfitta della coalizione etrusca capitanata da Tarquinia. Nel territorio acquisito con la confisca, ai fini del controllo del Tirreno centro settentrionale e degli interessi strategici e commerciali su questo gravitanti, oltre CastrumNovum, nel III secolo a.C., furono dedotte le colonie di Pyrgi (Prima metà III secolo a.C. presso Santa Severa), Alsium (247 a.C. presso Palo Laziale) e Fregenae (245 a.C. presso l’omonima località).L’insediamento di CastrumNovum fu posto in posizione strategica di controllo al limite settentrionale del territorio ceretano, presso il sito di Torre Chiaruccia a Santa Marinella, non lontana dall’antico confine con l’ager di Tarquina, forse da individuare nell’attuale corso del fosso Marangone. La posizione dell’abitato è ben indicata dall’ItinerariumAntonini e dall’ItinerariumMaritimum a otto miglia di distanza da Pyrgi e cinque da Centumcellae; leggermente diversa risulta invece l’indicazione della Tabula Peutingeriana che, invece, per raggiungere Centumcellae da CastrumNovum segna da percorrere soltanto quattro miglia.  Il centro antico viene menzionato nei testi dell’Anonimo Ravennate (Cosmographia IV, 32), di Guidone (Geografica 34), di Pomponio Mela (De Chor. II, 72) e di Plinio il Vecchio (N.H. III, 51) che lo colloca sulla costa etrusca. Da ultimo è Rutilio Namaziano a ricordarne la presenza intorno al 416 d.C. (RutNam I, 231-235).

 

Gli scavi del Settecento e le successive ricerche

L’area urbana dell’antica Castrum Novum per la sua posizione rilevata sul mare e facilmente accessibile è stata interessata dagli scavi pontifici del XVIII secolo, curati dalla Reverenda Camera Apostolica, iniziati con la direzione di Giovanni Corradi nel 1776 e definitivamente conclusi nel 1796 con Giuseppe Alibrandi, dopo ben quattro distinte campagne di ricerca che, tra il 1776 e il 1779, portarono al ritrovamento di note sculture di grande pregio, oggi nei Musei Vaticani, marmi, metalli, monete e numerosi altri materiali (Vedi BOX 2). Purtroppo, di tali campagne di scavo, che furono senza dubbio intensive e sistematiche, non ci resta alcuna descrizione che consenta di posizionare le aree indagate e di conoscere le strutture e i contesti in cui i reperti furono rinvenuti. Tuttavia, la presenza di basi di statue con dediche a vari imperatori insieme a quella di importanti iscrizioni pubbliche relative alla costruzione e al restauro di monumenti cittadini, lasciano supporre che “le cave” volute da Papa Pio VI abbiano intercettato anche luoghi ed edifici localizzabili con assoluta certezza all’interno dell’area urbana (Il foro, l’augusteum, il teatro).Soltanto nella seconda metà dell’Ottocento nuovi importanti scavi furono intrapresi da Raffaele Alibrandi Valentini subentrato nella proprietà del terreno. Il Bastianelli, nella sua operaedita nel 1954 dedicata a Centumcellae e CastrumNovum, insieme al ricordo di questi scavi, segnala anche la presenza dei ruderi del teatro situato a sua detta “Sopra una breve altura, poco lontano dal Casale Alibrandi”.Le ricerche nell’area urbana di CastrumNovum, sembra siano riprese soltanto quasi cento anni dopo gli scavi Alibrandiad eccezione del ritrovamento fortuito del dito di bronzo di una gigantesca statua e di una testa in marmo dell’imperatore Traiano a grandezza naturale, avvenuto nel 1891 e di alcune ricognizioni di Salvatore Bastianelli, svolte negli anni Trenta del Novecento. L’esplosione edilizia della nuova città balneare di Santa Marinella che nella seconda metà del Novecento ha riportato il sito archeologico al centro dell’attenzione, soprattutto degli organi di tutela che già a suo tempo ne avevano predisposto il vincolo. I terreni, oggetto di tentativi di speculazione edilizia, vengono interessati da vari scavi di recupero curati dalla Soprintendenza Archeologica per l’Etruria Meridionale: nel 1972, viene pubblicata la carta archeologica e il lavoro di ricerca di Piero Alfredo Gianfrotta che con un volume dedicato espressamente all’antica CastrumNovume al suo territorio, nell’ambito della collana Forma Italiae, costituisce una pietra miliare nella storia egli studi.            

 

BOX2

I Ritrovamenti del XVIII secolo: le statue e le iscrizioni

Tra le sculture che vennero durante gli scavi settecenteschi, quasi tutte ancora oggi visibili in Vaticano presso il Museo Pio Clementino, si segnalano in particolare: un’Erma di Aspasia velata con iscrizione greca (prima metà II sec. d.C.); Statua loricata con teste non pertinente dell’imperatore Lucio Vero (testa 161-169 d.C./ corpo metà II sec. d.C.); Statua di Giovane Bacco (II sec. d.C.; testa adattata da un rilievo di sarcofago della metà del II sec. d.C.); Statua con testa non pertinente di giovane personaggio togato con bulla appesa al collo (forse ritratto di Tiberio Gemello; il corpo è del 30-50 d.C.; la testa del 20-40 d.C.); Statua di cane molosso seduto (prima età imperiale), Statua di Priapo (divinità romana della fertilità  del  II sec. d.C.).

Tra i numerosi materiali rinvenuti si annoverano diverse iscrizioni a carattere pubblico e religioso di grande interesse in quanto forniscono informazioni sulla vita municipale, economica, sociale e religiosa dell’antica colonia, in un periodo compreso tra il I secolo a.C. e il III secolo d.C. I testi delle iscrizioni ci informano sull’esistenza a Castrum Novum del senato locale formato dai decurioni, ricordano la presenza dell’edificio della curia sede del senato, di un’ara sacra ad Dio Apollo; nota anche la presenza in città di un archivio della colonia (Tabularium) e di un teatro pubblico. Diversi i nomi di personaggi celebri e appartenenti ad un elevato ceto sociale, ritrovati impressi sulla pietra, che avevano scelto Castrum Novum  come propria residenza; è il caso di  L. Ateius M. f. Capito, duumvir, promotore di numerose iniziative edilizie come la ricordata costruzione di una curia, della scena e dei gradini del teatro, di archivi, un portico e sale per banchetti. Di particolare interesse le iscrizioni di piena e tarda epoca imperiale relative alle basi di statue onorarie erette dai coloni in onore degli imperatori Adriano (117-138 d.C.), Gallieno (253-268 d.C.), della moglie Salonina (+268 d.C.) e del figlio Valeriano (250-258 d.C). Altre basi risultano pertinenti all’imperatore Aureliano (270-275 d.C.) e all’imperatore Numeriano (283-284 d.C.). L’iscrizione più tarda ad oggi nota è una dedica dei castronovani all’imperatore Flavio Valerio Severo, rimasto in carica come Cesare per un solo anno, tra il 306 e il 307 d.C.

 

Castrum Novum:le nuove scoperte

Numerose sono le novità emerse durante le attività di ricerca svolte negli ultimi anni sul sito di CastrumNovum dal gruppo di lavoro italo-franco-boemo. Ci si avvia finalmente alla conoscenza di alcuni aspetti topografici e monumentali dell’abitato, fino ad oggi del tutto sconosciuti. Gli scavi iniziano a documentare sul piano archeologico la nascita e la fine dell’insediamento coloniale, vissuto per almeno ottocento anni, tra il III secolo a.C. e il V-VI secolo d.C., gettando nuova luce anche sulle fasi di frequentazione preistoriche e preromane, comprese tra l’epoca neolitica e la prima età del ferro e quindi in epoca etrusca.

Di notevole importanza l’individuazione certa del sito del castrum originario della colonia che le prospezioni magnetometriche, incrociate con quelle georadar e con i risultati dello scavo, consentono finalmente di identificare al di sotto del leggero rilievo affacciato sul mare, antistante il Casale Alibrandi. Si riconosce il perimetro di un’area rettangolare cinta di mura in opera quadrata di scaglia, di almeno 126×62, per un’areale di circa 7.880 mq simile come impianto al castrum ostiense a quello di Pyrgi, sebbene di dimensioni minori (BOX 3). Una città ad urbanistica regolare  attraversata da un unico asse centrale principale con due porte posizionate sui lati bervi. Per la prima volta sono affiorati i resti di una probabile caserma del III secolo a.C., collocata nella fascia subito adiacente le mura, emerse per un lungo tratto in tutta la loro grandezza e monumentalità. Un caso più unico che raro nel panorama della conoscenza delle più antiche fasi di vita e di organizzazione interna delle colonie marittime di epoca medio repubblicana. Sulla sommità del rilievo sono tornati in luce altri interessanti resti, forse identificabili con quelli di un teatro avente una cavea di circa 25 metri di larghezza, che i bolli laterizi sembrano inquadrare in epoca imperiale, a partire dal II secolo d.C.

Di notevole interesse anche i risultati dello scavo in relazione alla topografia dell’area extraurbana, subito esterna il lato sud della cinta muraria della colonia. L’indagine stratigrafica ha evidenziato la presenza di un’ampia piazza basolata, forse con un lato semicircolare con adiacenti strutture riferibili ad almeno due distinti edifici.

Fuori dalle mura dell’antica CastrumNovum, lungo la costa e in direzione nord, le ricerche sono proseguite sia nell’area del balneumdetto delle Guardiole e del c.d. “Edificio quadrato” sia sulla sezione esposta dal mare per un tratto di almeno trecento metri a ridosso di Capo Linaro. L’impianto termale, che un’iscrizione su fistula in piombo ricorda costruito o restaurato, forse tra la fine del I e gli inizi del II secolo d.C., da Marco Clodio Lunense, console suffecto del 105 d.C., ha rivelato una complessa storia edilizia protrattisi per almeno un secolo.

Proprio a ridosso della spiaggia, al di sotto delle caratteristiche “palafitte moderne”, lo studio ha rivelato in forma definitiva la presenza di un’ampia fascia di costruzioni, articolate in vari edifici, comprendenti ambienti residenziali, pavimentati a mosaico con rivestimenti e colonne marmoree e pareti dipinte ad affresco, inseriti in un tessuto regolare, orientato est-ovest. Tali costruzioni, tra le quali si individuano i resti di probabili ambienti termali, di fogne e condutture d’acqua, si affacciavano direttamente sul mare, di fronte agli impianti di itticoltura, con ampia vista sulla rada portuale. In epoca tardo antica l’area, in via di abbandono, venne senza dubbio utilizzata per fini sepolcrali così come testimoniato dai resti di diverse sepolture del tipo a cappuccina presenti nella sezione, alcune delle quali purtroppo scavate in passato dai clandestini.

 

BOX3

LE MURA URBANE E LA CASERMA

Notevolmente importante per la storia e lo topografia dell’antica Castrum Novum l’avvenuta scoperta delle mura urbane. La fortificazione, segnalata dalle prospezioni magnetometriche del 2011, si presenta di notevoli dimensioni con uno spessore del muro di 2,80-3,00 metri al livello di fondazione.

Lo scavo ha permesso di documentare un tratto di circa 40 m di lunghezza con la relativa stratigrafia di distruzione e di spoglio, antico e moderno. Il muro è costruito con grandi blocchi in pietra di scaglia, disposti a formare filari alternati di opera quadrata posti alternativamente di taglio e di testa. Rimangono in opera i resti di almeno due filari ancora ben riconoscibili.

Molto interessante il rinvenimento di una moneta (Litra romano campana con probabile datazione alta 312-290 a.C.) avvenuto sul banco naturale in scisti argillosi sul quale è fondato il muro. Tale presenza sui livelli di fondazione della struttura, insieme alle ceramiche a vernice nera presenti nell’area di scavo, sembra confermare la datazione della deduzione coloniale nella prima metà del III secolo a.C., finora attestata solo dalle fonti scritte per l’anno 264 a.C. (Vell. Pat. I, 14, 8).

Alla struttura difensiva si appoggiano direttamente gli ambienti del vasto complesso edilizio che solo in piccola parte è stato possibile esplorare.  In particolare i dati emersi dallo scavo dell’ Ambiente 2 confermano con le anfore greco italiche e la ceramica a vernice nera l’avvenuta costruzione del complesso nella prima metà del III secolo a.C., in un momento contemporaneo o di poco successivo all’edificazione delle mura. La prospezione magnetometrica segnala la notevole estensione del fabbricato, formato da numerosi ambienti rettangolari contigui che, organizzati secondo uno schema regolare. Tale sequenza di camere risalente alla fase di fondazione della colonia, è forse da interpretare con i resti degli alloggiamenti dei militari addetti al presidio del castrum nel III secolo a.C. Sembra trattarsi di un lungo edificio, una caserma, forse articolata in più blocchi edilizi, addossata direttamente alle mura per motivi logistici e di spazio.

                                                                                                                                                                                  

Nel mare antistante la città antica

Anche nello specchio di mare antistante la città antica, protetto dal promontorio di Capo Linaro, sono proseguiti gli studi e le ricerche sottomarine che, oltre ad approfondire la conoscenza dei fondali e della topografia dell’insediamento prospiciente la spiaggia, hanno riguardato soprattutto le grandi peschiere semisommerse che con la loro notevole estensione occupano un’ampia fascia del litorale. Selle peschiere di CastrumNovum, si è concentrata l’attività del Centro Studi Marittimi del Gruppo Archeologico che ha realizzato una nuova dettagliata documentazione dei complessi, utile per la conoscenza della loro cronologia, dell’antico funzionamento nonché del livello marino in epoca romana. E’ ormai acquisita la costruzione avvenuta in più fasi a partire dall’epoca repubblicana e la presenza di un lungo antemurale difensivo delle strutture che scherma dal Libeccio la peschiera principale, creando una sorta di darsena protetta funzionale agli impianti. E’ indubbio che ci si trovi dinanzi ad uno dei più antichi e vasti complessi di peschiere del Mediterraneo. Le indagini hanno portato alla scoperta di altri interessanti elementi cronologici e strutturali anche nella peschiera absidata che risulta a sua volta protetta da una notevole massicciata di pietre posta a schermare le mareggiate. I ritrovamenti subacquei relativi a numerosi frammenti di dolia avvenuti nel tempo nello specchio di mare antistante le palafitte, segnalano la probabile presenza di un relitto di una nave doliaria, da identificare, forse, data la sua possente struttura costruttiva, con quello scavato dalla Soprintendenza nel 1996/97 nell’area portuale antica.

 

 

La fine della città

Tra i materiali che documentano l’ultimo periodo di vita della città si segnala la presenza di prodotti in sigillata africana decorata a stampo con motivi vegetali stilizzati, rami di palma, motivi geometrici con cerchi concentrici dentellati. Sono ben attestate le forme Hayes 61, 67, 68, 91A/B, lucerne, anfore e diverse monete di epoca tardo antica databili nel IV e V secolo, con particolare concentrazione nel periodo compreso tra il 350 e il 500 d.C. Tra le monete di particolare interesse alcuni Follis emessi dall’imperatore Valentiniano III tra il 425 e il 455 d.C. e soprattutto un mezzo Follis bizantino dell’imperatore Giustino II, databile tra il 565 e il 578 d.C. Quest’ultima presenza, purtroppo ad oggi quasi isolata nel contesto, attesta in ogni caso una frequentazione, seppure sporadica, dell’area urbana ancora nel VI secolo d.C., forse in coincidenza e subito dopo l’epoca delle Guerre Greco-Gotiche che videro l’antico litorale ceretano fino a Centumcellae aspramente conteso tra gli eserciti goti e bizantini.

Sulla base dei dati ad oggi disponibili possiamo affermare con buona sicurezza che la città di CastrumNovum sia rimasta ancora attiva e frequentata per tutto il IV secolo d.C. e che soltanto nel secolo successivo sia iniziato l’abbandono, già segnalato da Rutilio Namaziano intorno al 416 d.C., ma resosi definitivo soltanto verso al fine del secolo.

 

Prima della colonia: i presupposti di epoca preromana

Per quanto riguarda le preesistenze preromane nell’area urbana di Castrum Novum grande interesse ha suscitato il ritrovamento, sebbene ancora sporadico, di ceramiche residue di epoca etrusca arcaica tra le quali si segnalano frammenti di ceramiche in impasto rosso bruno, bucchero, bacini in impasto chiaro sabbioso, ceramica etrusca a figure rosse, un coperchio con iscrizione graffita (Vedi BOX 4), tegole e una moneta punica in bronzo. Il recupero di detti materiali, inquadrabili tra il VI e il IV secolo a.C., lascia ipotizzare che anche nel caso di CastrumNovum la colonia romana sia stata collocata su un sito etrusco preesistente, a controllo della rada portuale e di un punto di approdo d’interesse strategico, utilizzato da secoli.

Molto interessante appare, quindi, la frequentazione etrusca: una presenza preromana che fino ad oggi era stata ben documentata solo dai ritrovamenti subacquei avvenuti nello specchio d’acqua antistante la città, protetto dal Capo Linaro. I materiali che iniziano ora ad emergere anche sulla terraferma, proprio nell’area occupata dal castrum romano, consentono di poter ragionevolmente ipotizzare l’esistenza di un insediamento costiero attivo già in epoca etrusca, sito a ridosso della rada portuale, necessario per ovvi motivi di controllo, di assistenza e di gestione delle attività marittime. Si rafforza l’ipotesi che anche nel caso di CastrumNovum, così come in quelli di Pyrgi e di Alsium, la colonia romana sia stata dedotta esattamente sul luogo di un preesistente scalo portuale ceretano al quale potrebbero aver fatto riferimento più o meno direttamente i versi di Rutilio Namaziano che giungendo a CastrumNovum ne ricorda l’antico nome di Castrum Inui “cancellato dal tempo”(Rut.Nam. I, 223).

Prima ancora dell’epoca etrusca il rilievo risulta già frequentato. Durante lo scavo sono stati rinvenuti numerosi frammenti di ceramiche in impasto non tornito, alcuni con tracce di lucidatura a stecca (olle, scodelle, fornello, doli), ritrovati sparsi su tutta l’area esplorata, nella terra rimossa dalle arature. Tali materiali, alcuni dei quali possono forse essere datati nell’età del bronzo, recente e/o finale, indicano con certezza l’esistenza di un insediamento pre-protostorico situato anche sull’altura di CastrumNovum e non solo a ridosso della spiaggia, come finora noto. La frequentazione dell’area rimonta quindi almeno alla seconda metà/fine del II millennio a.C. epoca alla quale appartiene l’eccezionale spada di bronzo rinvenuta nelle acque subito antistanti l’abitato (BOX 5).

 

BOX4

CASTRUM NOVUM: L’ISCRIZIONE ETRUSCA

Nel corso dell’ultima recente campagna di scavi, condotta nel mese di settembre 2016, è stata rinvenuta un’interessante iscrizione etrusca, graffita su di un coperchio in rozza terracotta, subito all’intorno del pomello. L’iscrizione, studiata dal Dott. Enrico Benelli dell’Istituto di Studi sul Mediterraneo Antico del CNR, è graffita dopo la cottura, con tratto profondo e sicuro, intorno alla faccia superiore del coperchio, in scriptio continua. La lettura non presenta problemi: titianuseiesucius

Il testo, databile verso la fine del IV secolo a.C., lascia aperte varie possibili interpretazioni. E’ probabile che si tratti di tre individui Titi, Anu e Seie schiavi di un Suciu (oppure, eventualmente, che i due individui Titi e Anu fossero schiavi di un Seie Suciu: vista l’attestazione della forma Seie come gentilizio.

Resta da spiegare cosa significhi esattamente una sequenza di due o tre nomi incisi sul coperchio di un vaso di uso comune; formulari analoghi si ritrovano fra le iscrizioni di possesso oppure fra quelle di dono sacro, nelle quali il donatario non era espresso, perché eruibile grazie alla collocazione fisica dell’oggetto iscritto in un santuario. La presenza di più nomi rende quest’ultima opzione forse preferibile rispetto alla precedente; purtroppo, le condizioni di ritrovamento non permettono per ora alcuna conferma.

 

BOX5

UNA SPADA DELL’ETA’ DEL BRONZO DAL FONDALE DI CASTRUM NOVUM

Nel corso delle attività di ricerca è stato possibile recuperare un’importante testimonianza archeologica proveniente dal fondale di Castrum Novum. Si tratta di una spada in bronzo rinvenuta nello specchio d’acqua protetto dalla punta di Capo Linaro subito antistante l’area occupata in epoca storica dalla colonia romana: una spada corta in bronzo, a doppio taglio, di forma rastremato-cuspidata in buono stato di conservazione.

La scoperta risulta di grande importanza in quanto già da un primo esame del reperto è possibile inquadrarlo nell’età del bronzo, sia per il tipo di manifattura che per la tipologia che sembra trovare un buon riferimento con una spada simile rinvenuta nel Lago di Mezzano e datata nel bronzo recente. La “Spada di Capolinaro” costituisce ad oggi una delle più antiche, se non la più antica in assoluto, arma rinvenuta in mare nel Tirreno centrale. La sua presenza a ridosso della spiaggia potrebbe essere facilmente collegata ad attività di navigazione di cabotaggio praticate dagli abitanti dei villaggi costieri esistiti, a partire almeno dal bronzo medio, nell’area occupata in epoca storica dal territorio della città di Castrum Novum. Potrebbe trattarsi di un’arma caduta in mare accidentalmente, in seguito ad un possibile naufragio o gettata in acqua in maniera deliberata per fini rituali. Tuttavia, in considerazione di quanto indicato dai recenti studi condotti sull’innalzamento marino, vale la pena considerare anche la possibilità che in realtà in origine l’oggetto facesse parte di un contesto (sepoltura?) situato sulla terraferma, in prossimità della spiaggia antica, e che soltanto l’ingressione marina degli ultimi cinquemila anni lo abbia di fatto portato in acqua su un fondale di 2-3 m.

 

Bibliografia

P. A. Gianfrotta, CastrumNovum. Forma Italiae, Regio VII, Roma 1972.

F. Enei, M. L. Haack, S. Nardi Combescure, G. Poccardi, Castrum Novum. Storia earcheologia di una colonia romana nel territorio di Santa Marinella, Quaderno 1, Santa Marinella 2011.

F. Enei (a cura di), Castrum Novum. Storia e archeologia di una colonia romana nel territorio di Santa Marinella, Quaderno 2, Acquapendente 2013

F. Enei, S. Nardi-Combescure, G. Poccardi, J. Benes, M. Galletti, K. Kodydkova, A. Lureau, K. Paclikova, M. Preusz, A. Squaglia, Castrum Novum (Santa Marinella, prov. de Rome), Chronique des activités archéologiques de l’École française de Rome, Italie centrale 2015. URL: http://cefr.revues.org/1364

F. Enei (a cura di), Storia e Archeologia di una colonia romana nel territorio di Santa Marinella, Quaderno 3, Acquapendente 2016.

Author: Cris

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