Aprire o non aprire questo è il punto, meglio dentro o fuori?

Editor e Copy Cristian Arni

Passata la Pasqua siamo al 14 Aprile, il day after cui il nostro Capo del Governo, Giuseppe Conte, aveva indirizzato le sue buone speranze per la Primavera della stagione Italiana, confidando in questo giorno una riapertura, una ripartenza del Paese ai tempi del Covid-19, un’apertura verso l’esterno dopo una lunga “clausura” dovuta alle restrizioni che hanno fatto storcere il naso a parecchi. Insomma: il Paese da oggi inizierebbe la fatidica fase 2, teoricamente, perchè di fatto in realtà siamo ancora dentro la fase 1. Insomma tra dentro e fuori ci muoviamo con cautela ma intanto andiamo a leggere quello che ha da dire in proposito il Prof. Antonio Saccà.

 

 

 

Diario della grande peste e di piccole pesti

 

 

di Antonio Saccà

 

Qualcosa sappiamo e non da poco. Possiamo stare chiusi giorni, settimane, mesi ma quando usciamo siamo in ogni caso passibili di contaminazione. Questa certezza invalida le teorie della clausura, serve finché siamo in clausura ossia non serve, meglio: serve una soluzione per la vita sociale. Facessimo strepiti per restare in casa quanto per uscire rassicurati, respireremmo con fiducia e pienezza giacché questo rimanere in casa con il rischio di contagiarsi fuori casa si muta in reclusione. Sulla vita fuori casa almeno da noi si ripetono i metodi dello stare in casa: distanza sociale, che è diventata una mitologia, e lavaggio delle mani, si aggiungono le mascherine. Molte problematiche, areazione. In quanto a creare ambienti, mascherine più consistenti, si brancola, ma, ad esempio, se le mascherine a qualcosa servono potenziandole servirebbero maggiormente! Invece molti aspettano lo zero virus. Si parla di convivenza ma non si traggono le conseguenze, se convivi con il nemico devi difenderti, non nascondendoti, la celebrata chiusura in casa. Si sta affermando l’uso di farmaci utili ad altri scopi ma pare idonei a indebolire il virus, prima che nasca il vaccino. Intendiamoci, vi sono gli anacoreti dello stare in casa, addirittura in solitudine, o che ritengono ritrovato il calore familiare, il rapporto con i figli, con il coniuge, con i parenti, le meraviglie della comunicazione indiretta, mediata, ma vi sono tanti pronti ad uscire, leggere in una libreria, in biblioteca, viaggiare. Giorni magari non danneggiano ma dopo non è dell’uomo la clausura, l’uomo è un animale sociale, sociale fisicamente, non per immagini o per linguaggio. A tal punto perveniamo ad un aspetto problematico, i paesi che sono stati contaminati dopo di noi e talvolta peggio di noi come la Spagna pare riprendano o abbiano intenzione di riprendere la vita produttiva, la vita sociale, mentre paesi che hanno imposto una drastica clausura, come la Cina, stanno ripiombando nella malattia, altri paesi come gli Stati Uniti, con detonante rovina per il virus, progettano ripresa. Che se ne trae? Che la quarantena è vana se non si unisce ad una strategia del fuori casa! Inoltre: che è tempo sprecato limitarsi ad impaurire le persone, obbligarle a stare in casa, se non vi è una strategia del fuori casa, ripeto. Con tutte le cautele e gli strumenti difensivi, sia chiaro, occorre cambiare mentalità: volontà di vivere. La prima offensiva contro ogni malattia, la medicina della salute è la volontà di vivere. Con tutti gli accorgimenti difensivi, occorre l’azzardo della volontà, della passione vitale. La Cina insegna che lo stare chiusi non tutela dallo stare fuori. Allora, cambiamo concezione: cerchiamo di salvarci proteggendo lo stare fuori. A quanto pare il semplice recludersi si è dimostrato vano. Combattiamo all’aperto. Per carità, corazzandoci. Ma non con la sola corazza della reclusione, che poi, fuori, svapora. Risvegliare la società con tutte le cautele gli accorgimenti possibili farmaci anche se non sono il vaccino, distanza, maschere, organizzazione sui mezzi pubblici, sui treni, ristoranti, luoghi di lavoro, il lavoro, che ricarica l’uomo, e che la vita scorra, aver fiducia nella volontà di vivere, a stare impauriti di essere colpiti a morte appena usciti è già morire. Ad un certo grado la pressione sociale di vita esplode o si fa depressione contro se stessi. Organizziamoci a difenderci fuori casa, c’è la medicina del lavoro e dei rapporti umani. L’uomo ha sempre combattuto la morte. Vivendo. Corazzato.

 

 

 

Author: Cris

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