2 Agosto 1980 ore 10.25

di Cristian Arni

Cris Hars founder di CHPO, Hotel Excelsior

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Strage di Bologna, Terrorismo, Anni di piombo:

 

Anni difficili per l’Italia, anni bui, neri; dentro c’è di tutto, chi additare, chi i colpevoli? Ma a noi interessano le vite che non sono più, quelle vite spezzate da azioni disumane.

 

 

 

 

Due Agosto Millenovecentottanta, quaranta anni dalla Strage alla Stazione ferroviaria di Bologna

 

Come non ricordare quella fatidica giornata, come dimenticare i morti, troppi e gli ancor più feriti, una strage di portata enorme dal secondo dopo guerra ad oggi, l’apice della strategia della tensione; sono gli anni di piombo, quelli in cui si spara a destra e a manca, le braccia vanno nelle direzioni scelte, opposte, i morti pure, tra questi poi i civili, quelli sempre nel mezzo, innocenti simulacri involontari.

Così mentre la vita scorre come sempre, nella rossa Bologna, resa ancor più rossa dal colore del sangue che la tinge per scrivere una pagina nera, nerissima della nostra storia, una pagina oscura, dì sangue rappreso, quasi nero, tanto è livido.

Rosso e nero, spesso si tingono vicendevolmente, si contaminano di colore per spargersi in macchie su pavimenti, oggetti, vestiti, corpi dilaniati, rosso e nero è il sangue quando si rapprende.

 

 

85 vittime 200 feriti, queste le stime, tra italiani e stranieri in transito, è l’attentato più cruento della nostra storia, quello alla stazione ferroviaria di Bologna, punto nevralgico, crocevia di gente, traffico, vita che pulsa ma che in un attimo si ferma, tutto è immobile e caos. polvere e macerie, una potente deflagrazione, un boato enorme, spezza inesorabilmente l’Italia intera, facendo piombare tutto in un silenzio ed uno scenario apocalittico, surreale, questo è quello che abbiamo imparato dai tanti servizi televisivi, documentari, immagini, racconti.

L’Italia intera piomberà nell’immagine simbolo di quel cratere, una voragine sul pavimento nella sala della stazione, il punto in cui era stato lasciato l’esplosivo, il paese è rotto nel silenzio, nella commozione, nell’incredulità, nel dolore.

Quello che seguirà sarà l’ennesima nefandezza all’italiana, l’ennesima pagina di storia che non troverà ancora risposte certe, una di quelle cose che si perdono nei meandri degli archivi di tribunali, tra pagine e pagine di: istruttorie, processi, appelli, condanne, sentenze, lunghe, lunghissime, con il timore che le prove nel frattempo vengano insabbiate o annacquate da qualcuno che vorrebbe far perdere le tracce dei responsabili, di coloro che hanno ordito, coordinato e finanziato la strage alla stazione, chi l’ha preordinata e perchè, sono ancora dubbi da sciogliere arrivando così ad una caccia alle streghe dove dentro entra tutto e il contrario di tutto.

 

 

Non siamo qui ad additare, incolpare o giudicare qualcuno in particolare, non ne abbiamo facoltà, sappiamo quello che la storia ci vuole insegnare, quello che i media ci passano, quello che è possibile sapere; siamo qui però, a ricordare chi è morto senza motivo, senza colpa, senza una ragione, se non per il fatto di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, questa l’unica “colpa”.

Siamo qui ad esprimere, per quanto possibile, il nostro dolore per questi incresciosi fatti, a dirci attoniti ancora oggi, a distanza di quarant’anni; con una “zoommata” all’indietro, per allontanarci dalla pagina più buia del paese dove vediamo: ancora: macerie, morte e distruzione e questo ci addolorerà sempre, che le vittime siano italiani, americani, tedeschi, vietnamiti, giapponesi, morire così, senza responsabilità per mano di qualcuno, che sia di una fazione o di un’altra, per una ragione o per l’altra,  resta un atto senza perdono, un atto ignobile.

 

 

La Giustizia, quella terrena, fa il suo corso, fa quello che può, poi ci penserà la coscienza personale dei responsabili, chiunque essi siano, semmai sarò la Dikè di una Giustizia più Alta a compiere il proprio dovere, ecco, noi crediamo, che non ci sarà tribunale terreno, nè magistrato, tanto meno non ci saranno avvocati o giudici che potranno accusare, incolpare condannare i responsabili, se questi non confesseranno i propri atti, se non ci penseranno essi stessi, che raccontandosi una storia di comodo. non usciranno mai allo scoperto, si racconteranno ciò che farà loro più comodo fin tanto non sarà la loro coscienza a vacillare sotto il peso delle loro azioni omicide.

A sentire oggi, storie di vite spezzate ieri, fa ancora più male. fa male per il popolo che siamo, per il paese che siamo, per l’identità persa, l’unità smarrita, il senso civico, l’arte, la bellezza, l’ingegno italiano che di fronte a tali misfatti vengono rasi al suolo da una più potente deflagrazione interiore, sorda ma devastante; tutto ciò che siamo è decaduto in quei terribili momenti di fronte a immagini che si reiterano ogni anno, in una ricorrenza apocrifa, cui le macerie hanno sovrastata la verità seppellendola con le vite spezzate degli innocenti di persone che hanno pagato caro il prezzo della crudeltà politica o vattelappesca cos’altro.

 

 

Le condanne definitive sono state inflitte, le sentenze hanno emesso i loro verdetti, conclusi anche i processi in Gennaio Febbraio 2020 per far ricadere la responsabilità sui mandanti dell’attentato di Bologna, tutti rigorosamente morti, sentenze e responsabilità nelle tombe di chi non c’è più, persone che non possono più parlare nè controbattere quanto loro affibbiato, post mortem, non hanno più facoltà di rispondere, di difendersi, di controbattere.

Se fin qui sembra tutto concluso, tutto chiaro, agli occhi di chi si vuole beare di che, a noi invece pare ancora una volta l’appannamento di una s-vista, quella di una Giustizia sommaria, questo si; moventi immaginabili, colpevoli ormai scomparsi, un nulla di fatto apparente, un pugno di mosche che gettano ancora una volta il nostro paese, ancora una volta, in balia ad una caccia alle streghe?

 

 

Author: Cris

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